31 dicembre 2007

Best


Finire l'anno con il migliore degli inizi è una cosa che non mi sarei mai aspettato.
Mi chiedo una cosa. Chi inizia a capodanno, inizia tutto l'anno? E allora quando cazzo finisce?
Non lo so. Spero mai.


Auguri, spero che il vostro 2008 sia bello, spero lo sia anche il mio.

29 dicembre 2007

Il meglio che possa capitarti

"Per una volta in vita tua ti conviene ascoltarmi, perchè non lo ripeterò due volte. A me non interessa il tuo mondo e non mi interessa la tua gente. Può darsi che di tanto in tanto mi affezioni a qualcuno, ma è quasi sempre come se mi affezionassi a una tartaruga d'acqua: la guardi che prende il sole sulla terrazza, ma non ti senti legato a lei, mi segui? Io non ho bisogno di nessuno, tu invece sì: ti serve un pubblico che ti ammiri, specchi che riflettano le varie sfaccettature della tua grandezza: moglie, figli, amante, genitori, amici, clienti, dipendenti, e giaggiare in prima classe, vincere trofei, suonare Debussy, guidare una Lotus, soddisfare sessualmente le donne. Io no. E lo sai perchè? Perchè l'unica forma d'ammirazione che la maggior parte della gente conosce è una specie di velata invidia, e io non voglio essere invidiato: mi fa schifo, mi scoccia, lo capisci? E ti dirò di più: è anche possibile che per un certo periodo io sia stato malato davvero: malato di solitudine, come il Brutto Anatroccolo, o come un uomo di Neandertal ritto e imberbe in un mondo di uomini di Cro-Magnon; così malato che ho persino deciso di esplorare il resto del pianeta per cercare altri cigni. Ma ho scoperto che i cigni non esistono, o al massimo ce ne sono uno o due su ogni cento anatre, qui come a Giacarta. E' stata dura da accettare, ma alla fien mi sono abituato all'idea. Da allora preferisco isolarmi da questo mondo che avete inventato così male. Cosa suggerisci? Sostituire la birra con la palestra? La mia filosofia con una macchina di lusso? Le puttane con una moglie alla quale interesso solo perchè posso darle dei figli e un'amante che mi fa un pompino ogni tanto, giusto per consolarmi? Grazie tanto, ma sono fatto alla mia maniera, mi godo la vita come mi pare. Questo, sappilo, è già molto di più di quello che la maggior parte della gente potrebbe dire di sè."

[P. Tusset, Il meglio che possa capitare a una brioche]

26 dicembre 2007

Acqua e farina


Soltanto le labbra possono rispondere alle domande più importanti, quelle che ti poni da anni, che ti martellano dentro e che non riesci a mandare via con niente, con nessuna canzone, nemmeno con Baricco, nemmeno scrivendo, che era la tua ancora di salvezza in questo periodo. E quando non ci riesce niente allora è arrivato il momento di rispondere, e soltanto le labbra possono rispondere. Le domande di questo tipo non sono facili, tu sai che negli ultimi anni non sei mai riuscito a rispondere, e quando realizzi questo allora ti chiedi se quell'ultimo punto un po' scolorito e poco leggibile nella tua letterina di Babbo Natale riguardasse proprio questo. Poi pensi che forse no, forse non hai mai desiderato davvero rispondere, forse quell'ultimo punto riguardava un iPod nuovo, una macchina più pulita, o un esame in più. Forse parlava di fame nel mondo, ti senti generoso, in questo periodo. E mentre ti arrovelli il cervello su una fantomatica possibilità che una possibile risposta arrivi in un possibile momento, ecco che succede l'impossibile e già sei a conoscenza di tutte le realtà. Sono labbra, quelle che hanno risposto. E cazzo, stanno zitte, e proprio in questo sta il bello della risposta, nel suo essere così liquidamente silenziosa.
Come acqua e farina, anche tu ti mischi senza rumori.

24 dicembre 2007

Buon Natale.

C’era un uomo che partiva, viaggiava, e quando tornava, prima di lui arrivava un gioiello, in una scatola di velluto. La donna che lo aspettava apriva la scatola, vedeva il gioiello e allora sapeva che sarebbe tornato. La gente credeva che fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Ma il segreto era che il gioiello era sempre lo stesso. Cambiavano le scatole ma lui era sempre quello. Partiva con l’uomo, restava con lui ovunque andasse, passava di valigia in valigia, di città in città, e poi tornava indietro. Veniva dalle mani della donna e li ritornava, esattamente come l’orologio ritornava nelle mani dell’ ammiraglio. La gente credeva fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Invece era ciò che custodiva il filo del loro amore, nel labirinto di mondi in cui l’uomo correva, come un’ incrinatura lungo un vaso. Era l’orologio che contava i minuti del tempo anomalo, e unico, che era il tempo del loro volersi. Tornava indietro prima di lui perchè lei sapesse che dentro colui che stava arrivando non si era spezzato il filo di quel tempo. Così l’uomo arrivava, infine, e non c’era bisogno di nulla, nè di sapere. L’istante in cui si vedevano era, per tutt’ e due, ancora una volta, lo stesso istante.


Auguri.

18 dicembre 2007

Saggio sulla lettura

E' facile distinguere, nell'atto cognitivo che accompagna tutti i processi di assorbimento intellettuale - tra i quali la lettura è senza dubbio la sovrana incontrastata portandosi dietro secoli e secoli di storia - dicevo, è facile distinguere in questo atto cognitivo due fasi distinte, complementari, e per questo necessarie l’una all’altra. Yin e Yang. Alla prima di queste, che chiamerei – mi spiegherò meglio a breve - ‘Atto dell’accettazione’, appartengono la gran parte dei procedimenti, passatemi il termine, più prettamente meccanici che accompagnano l’apprendimento. E capisco il vostro turbamento nel constatare quanto questa parola non si addica all’essenza filosofica che tutti voi vi aspettavate di ascoltare. Sappiate che sì, è vero, la fisica non è di certo materia che affronteremo in questa sede, ma le sue attinenze con il mondo che vi sto dischiudendo sono assai più numerose di quelle che, ne sono certo, la maggior parte di voi sospetta; vi prego perciò di ascoltarmi, tenendo a mente quanto ho detto. Nell’ ‘Atto dell’accettazione’ lo stimolo visivo che giunge all’occhio viene tradotto, più o meno lentamente, in parola. Attenzione, ricordate che in questo momento essa non riveste nessun ruolo se non quello di mucchio di lettere, grumo insoddisfacente di suoni articolabili, che spesso, anzi quasi sempre, per provocarvi una sorta di appagamento superfluo, effimero, e precedente all’atto ricettivo, fingerete mentalmente di pronunciare, come se solamente attraverso questo passaggio necessario quel grumo di parole possa elevarsi al suo stadio successivo di significante. Ecco quindi che la parola diventa linguaggio, quello che prima era soltanto lingua e bocca diventa albero, e pesce, e colore, e perfino sentimento. In questo preciso momento avviene l’accettazione, atto incondizionato di remissiva vergogna: la vostra mente, occupata nelle riflessioni precedenti, si svuota, in parte, per accogliere quel messaggio nuovo, quel linguaggio, appunto. Badate bene, nulla di ciò che state leggendo è stato ancora metabolizzato, non l’avete nemmeno capito - e a guardare dalle vostre facce così poco sveglie non sono nemmeno certo che li capirete mai – non avete nemmeno provato a capirlo: del resto sarebbe impossibile farlo, sarebbe pretendere l’effetto prima della causa. Semplicemente avete cancellato una parte della vostra memoria per accogliere, gesto di suprema arresa, un flusso intellettuale rispetto al quale non possedete nessuna garanzia. E’ incredibile come tutto questo accada in ogni momento, e come nessuno si sia mai ribellato a una simile vergogna: pensateci un istante, senza fretta. Non è diverso da qualcuno che, per accogliere uno sconosciuto che bussa alla porta, demolisca il suo salone per costruirci, al suo posto, un’accogliente stanza da letto per il nuovo arrivato, ancora prima di averlo fatto entrare o di averci mai parlato. Un totale abbandono delle proprie difese più intime. Semplicemente scandaloso. In questa fase dunque il linguaggio giunge al cervello, cancellando e rimpiazzando gran parte del contenuto ivi presente in precedenza. Non si preoccupa di niente, non salvaguarda le cose più importanti, non attua nessuna scelta: è come un Attila sinaptico, arriva e demolisce casualmente fino ad ottenere tutto lo spazio che desidera. E quando, finalmente, il flusso termina la sua fase distruttiva,adagiandosi negli spazi neuronali, sistemandosi comodo, trovando la posizione più consona, ecco allora che si trasforma nella sua forma più pura e rigorosa. Diventa altissimo, sboccia, e appare nella sostanza di qualcosa di assolutamente imprevedibile: un pensiero. In questa sua rinata espressione, il concetto letterario perde la bramosa ferocia che lo aveva caratterizzato fin quando era rimasto linguaggio, assumendo tutta un’altra dignità, elevandosi da umile esperienza sensitiva a concetto dal nobile lignaggio. Si conclude così l’ ‘Atto dell’accettazione’, con una carezza, dopo un pugno. E’ a questo punto che entra in gioco la seconda fase del processo cognitivo, la parte più misteriosa e più sensuale, quella che, a pensarci, tutt’oggi mi fa venire qualche brivido lungo la schiena. Io lo chiamo ‘Atto della fascinazione’. Mi piace a questo punto definire la parola secondo il suo significato in psicoanalisi: la fascinazione è quel procedimento tramite cui è possibile giungere a uno stato ipnotico, utilizzando mezzi elementari di suggestione o di condizionamento. Durante la lettura accade proprio questo: lo stadio mentale successivo alla formazione del pensiero puro non è altro che ipnosi sensitiva, è abbandono del comando, è remissione. Il concetto che è arrivato alla testa vuole essere assimilato e conservato, e così partecipa all’infinita lotta di sopravvivenza che permea le nostre menti da quando esse sono in grado di conoscere: è un gioco duro e delicato, senza seconde possibilità, e soprattutto senza arbitri. E’ soltanto leggenda senza verità l’idea che il filo conduttore del nostro cervello sia direzionabile; la realtà è ben altra, se potessimo fare qualcosa per indirizzare il nostro flusso cognitivo è probabile che lo condurremmo da tutte altre parti, in luoghi, probabilmente, più felici e quieti. Invece la direzione che la mente desidera intraprendere conduce, inesorabilmente, verso un campo di battaglia, Waterloo dei nostri sensi: è qui che il pensiero puro si mescola ad altri pensieri, non meno puri, non meno potenti. Ed affila le lame di cui dispone per sopravvivere. Se necessario uccide i suoi simili, non esiste pena né pietà né tolleranza in questa guerra, il concetto non demorde fin quando non ottiene il suo scopo, a meno che non venga, a sua volta, annientato da un altro pensiero, più potente o più scaltro. Se è fortunato, perciò, il concetto si fossilizza, passa rapidamente nella sua essenza di archetipo per poi assumere la sua colorazione ultima, definitiva, e più autorevole: diventa memoria. Solo ora, in questo corpo duraturo e solido, ecco, soltanto ora quel verso di poesia, o quella riga di romanzo, possono davvero essere comprese. Solamente sostenute da un meccanismo perenne le idee possono poi venire accolte anche dai sensi, arrivando, addirittura, ad emozionare. E’ la fascinazione, appunto: il momento in cui non siamo più in grado di dominare nemmeno il nostro lato più istintivo e sensoriale, il momento in cui doniamo i nostri sentimenti alla penna lontana di qualcuno che non è nemmeno accanto a noi. E così ci commuoviamo, o ridiamo, o ci arrabbiamo: per una tragedia che non è nostra, per una battuta che non rivolgono a noi, per una lite tra persone che non ci conoscono. Assurdo, a pensarci bene, no? Che la distanza si annulli a tal punto da raggiungere i nostri interni, ed arrivare dove nemmeno noi stessi siamo in grado di arrivare. Non possiamo commuoverci da soli, o emozionarci da soli: eppure un romanzo può, e una poesia, addirittura, deve. Soltanto dopo, a posteriori, riprendiamo il controllo e, quasi imbarazzati, continuiamo a leggere. Ma con gli occhi ci capiterà di tornare a quel verso che ha vinto, a quella parola che ha fatto breccia nei nostri scudi: la confronteremo con la nostra memoria, e ne troveremo una uguale. Non l’abbiamo messa noi, lì, e per questo ci sorprenderà. Ci sconvolgerà, e ci farà godere, anche soltanto per un attimo. Allora, soddisfatti, capiremo che è il momento di inserire il segnalibro; la storia continuerà, forse domani.

10 dicembre 2007

Mythodea



Date a Vangelis un'orchestra, dategli un coro.

08 dicembre 2007

Del perchè sei più di quello che sei.

C'era una volta un villaggio di creature che vivevano nel fondo di un gran fiume di cristallo. La corrente del fiume scorreva silenziosamente su tutte le creature, giovani e vecchie, ricche e povere, buone e malvagie, in quanto la corrente seguiva il suo corso, conscia soltanto della propria essenza di cristallo.
Ogni creatura si avvinghiava strettamente, come poteva, alle radici e ai sassi del letto del fiume, poiché avvinghiarsi era il loro modo di vivere, e opporre resistenza alla corrente era ciò che ognuna di esse aveva imparato sin dalla nascita.
Ma finalmente una delle creature disse "Sono stanca di avvinghiarmi, poiché, anche se non posso vederlo con i miei occhi, sono certa che la corrente sappia dove sta andando, lascerò la presa e consentirò che mi conduca dove vorrà. Continuando ad avvinghiarmi morirò di noia".
Le altre creature risero e dissero "Sciocca! Lasciati andare e la corrente che tu adori ti scaraventerà rotolandoti fracassata contro le rocce e morirai più rapidamente che per la noia".
Quella però non dette loro ascolto e tratto un respiro si lasciò andare e subito venne fatta rotolare dalla corrente e frantumata contro le rocce.
Ciò nonostante dopo qualche tempo, poiché la creatura si rifiutava di tornare ad avvinghiarsi, la corrente la sollevò dal fondo liberandola, ed essa non fu più contusa né indolenzita.
E le creature più a valle nel fiume, per le quali era un' estranea, gridarono "Guardate! Un miracolo! Una creatura come noi, eppure vola! Guardate il Messia, venuto a salvarci tutte!"
E la creatura trascinata dalla corrente disse "Io non sono un Messia più di voi. Il fiume si compiace di sollevarci e liberarci, se soltanto osiamo lasciarci andare. La nostra missione vera è questo viaggio, questa avventura".
Ma le altre gridarono più che mai "Salvatore", sempre avvinghiandosi nel frattempo alle rocce, e, quando tornarono a guardare, il Messia era scomparso.
Ed esse rimasero sole a intessere leggende su un Salvatore.

The Happening

Un'altra attesa.
Estenuante, anche questa.
Come tutte le attese.

03 dicembre 2007

Ladies and gentlemen, I shall now perform an Orwellian flip-flop


Sono un uomo che ha un passato di ragione e accuratezza: la mia idea è che non ci sia nessuno spazio per il sentimento se non c’è una precisione di fondo, un’impulsiva attenzione nei dettagli più minuti.

Ho sfogliato con gli occhi passando il tempo a leggere le parentesi di chi mi stava accanto, ho notato e incamerato ogni sua piccolezza e l’ho resa importante, ho cercato nei particolari la ragione del rapporto. Non ho mai apprezzato i grandi numeri, ho amato soltanto qualche volta, ho preteso soltanto qualche volta, ho avuto soltanto qualche volta, ho odiato più di qualche volta ma non troppo. Disprezzando le enormità ho spesso preferito il poco o il molto poco, emigrando perfino nelle regioni del niente; così bello, quel vuoto.

Ho sempre pensato, del resto, che la follia più grande dell’innamoramento non sia nella perdita di criterio dovuta alle imponenze del percorso, bensì in una intesa sconsiderata riguardo ogni repentina deviazione, in un preventivo ed illogico appoggio verso ogni allucinazione reciproca: accompagnando ogni parabola, perciò, non ho tagliato neanche una curva.

Cerco di perseguire ogni mia decisione con questo credo in mente, non ho dogmi o pregiudizi, rifiuto il senso di colpa quando è inutile. Mi piace, in effetti, non affrettarmi nel raggiungimento dei miei obiettivi. Amo perdere il tempo e sentirlo scorrere sul viso, spendo volentieri le mie mattinate a dormire, considero giusto osservare le nuvole e contare i lampioni lungo la strada. Ho imparato, con molti sforzi e molta fatica, a togliere in quel che mi serve il "dovere" dall'equazione che da come risultato il "vivere". Raramente, ma con soddisfazione, riesco a privarmi di quella sofferenza che lacera, da sempre, la pelle di cui sono fatti i nostri giorni.

E proprio addosso a questo, ho riposato ogni mio affetto.

29 novembre 2007

Dio mi vuole bene

...

28 novembre 2007

La mejor banda de la era contemporanea

Mentre aspettiamo il nuovo cd, InRainbows CD2, che dovrebbe comparire in luoghi interessanti nel giro di poche ore, godiamoci il nuovo "video" del primo singolo. Fa così strano rivedere i Radiohead su Mtv.

Culture

Herzog Tracks, di Florian Fricke. Imponente.





Moby Dick Reading, di Alessandro Baricco. Commovente.








Editors, live @Piper. Eccitante.










Sleuth, di Kenneth Brabagh e Harold Pinter. Insospettabile.










Didone e Enea, di Henry Purcell. Amichevole.

22 novembre 2007

21 novembre 2007

Paura



Pensa a un posto, pensa a un muro, pensa a una parola.
Pensato?

Bene.
Ora vai, guarda, scrivi.

[->bestemmia<-]

17 novembre 2007

Il letto singolare

C'è un che di unico e perverso nello stare stesi in un letto singolo, nell'attesa dell'amante; la singolarità della superficie disponibile implica una rottura dagli schemi abituali, impreziosisce l'evento con tutta una serie di implicazioni: sul toccarsi dolcemente e senza scatti per non ondeggiare, sul guardare il proprio corpo colmare lo spazio un po' in penombra, sul sapersi nel sottile tra due vuoti ravvicinati. E' la posa di una vita in solitario, di un incessante fantasticare, è la rara e impeccabile vittoria della realtà in un mondo di sogni: e l'amante che si attende, che conquista! Ma di contro quello spazio così piccolo non lascia sfogo al sangue nelle vene, il tempo si addormenta insieme al cuore ed ogni istante di ritardo porta dentro la paura di un imprevisto dileguarsi. Nelle ampiezze ridottissime ecco un fiume di pensieri, c'è chi pensa al primo bacio, chi prepara cosa dire al dolce arrivo, chi s'impegna in fantasia per eccitare e divertire. Da che dipenderà tanta euforia? Probabilmente dall'amaro sapore di fuga insito in una simile collocazione: quell'intrigante ribadire che lo spazio va diviso rende gli amanti simili ad estranei che si incontrino, per la prima volta, in un albergo sconosciuto. Non si sfugge dall'assurdo di un simile percorso. Poi, pero, c'è tutto un ravvivarsi: quando infine arriva il primo percepirsi di un fruscio lontano e vivo a preannunciare che l'attendere è finito. La porta si apre a far entrare una lama di luce, religiosa vocazione di un santo immaginario; e tutto ciò che prima nascondeva immobilità si manifesta movimento. In quel turbine confuso rimangono a fuoco solamente il desiderio e l'autoaccusa: per essere stati così lenti, così vanitosi, così ciechi.

Frocio!


[Socrate]
Frocio!


[Riccardo Cuor di Leone]
Frocio!


[Marcel Proust]
Frocio!



[Reiner Maria Rilke]
Frocio!




[Federico Garcia Lorca]
Frocio!





[Leonard Bernstein]
Frocio!


[Pier Paolo Pasolini]
Frocio!





16 novembre 2007

La Carne degli Angeli

Fosse mai scesa una carezza

che attraversasse i secoli

come una lama aperta.

Oh, strazio della mia mente

che ha amato un ragazzo libero

che non conosce patria.

Ti avrei rinchiuso in un manicomio:

se le lacrime verdi del tuo sguardo

non mi avessero regalato canzoni.

13 novembre 2007

Districami il bandolo di questa matassa


- Non ho chiuso occhio, stanotte.
- No?
- No.
- Eri nervoso?
- Sudavo freddo.
- Ti sentivi male?
- No. Non fisicamente, almeno.
- Cosa avevi, allora?
- Non so. Comunque ho preso una Tachipirina.
- Cosa c'entra la Tachipirina...
- Tra gli effetti collaterali ho visto "sonnolenza".
- Sei un idiota.
- Ormai dipendo perfino dagli effetti collaterali.
- Cristo.
- Non ho bisogno della tua compassione.
- Vieni qui, stringiti a me.
- Facciamo l'amore.
- Sai che non voglio.
- Sai che puoi.
- ...
- ...
- Che senso avrebbe?
- Deve sempre avere un senso tutto quanto?
- Smettila.
- Perchè se deve avere tutto un senso, spiegami perchè siamo qui abbracciati su questo letto.
- Smettila.
- Districami il bandolo di questa matassa.
- Dio.
- Che cazzo c'è?
- Niente. Solo, penso a questo dialogo.
- Ci penso anche io.
- Sembra tratto da un libro mai scritto.
- Sì.
- Pessimo autore, vero?
- Pessimo.
- Già.
- Come mai abbiamo sempre la risposta pronta, noi due?
- Credo sia per colpa di questo mondo.
- Perchè?
- Nella lentezza hanno messo il germe della solitudine.
- E' autodifesa?
- Sì.
- Vorrei essere più debole allora.
- ...
- Più lento.
- ...
- Non parli più...
- Io vorrei solo renderti felice.
- Sai che non puoi.
- Sai che voglio.
- ...
- ...
- Ei?
- Ei.
- Ti amo.

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12 novembre 2007

E' una mia idea.

Non sono un tipo superstizioso. Le scale per strada non mi danno fastidio, il sale sul tavolo sa solo di bianco, in bagno l'ombrello sta aperto per farlo asciugare. Mi piace il bel pelo nero dei gatti, anche quando camminano di traverso avanti a me. Non rompo gli specchi, è vero: ma non per credenza bensì perchè amo utilizzarli, ah la vanità! Sui numeri non mi faccio problemi, dopo il 16 c'è soltanto un più uno che fa diciassette, nel 13 poi non ripongo speranze o paure. Le suore che passano in strada mi mettono solo tristezza, ci scherzo un po' sù ma nel fondo ho un po' pena per loro: non penso comunque che siano la causa di incaute disgrazie. Mi piacciono tutti i segnali d'augurio, e sono contento che crepino i lupi o che frotte di immense balene defechino in mare; ma questo soltanto perchè li ritengo dolcissimi aiuti da parte di sguardi amichevoli, riceverne uno mi dice che c'è chi mi pensa anche solo un momento. Non credo piuttosto a sfortune dovute a persone od oggetti qualunque, mi pento ad escluder qualcuno soltanto perchè è iettatore. Mi ritrovo nelle idee di chi non crede negli spiriti, non penso che i corvi stiano lì per malaugurio, spazzo via le ragnatele e uccido i ragni se mi provocano schifo. Se rompo dell'olio pulisco per non scivolare, non prego di certo che non me ne vengano mali. Non possiedo cornetti attaccati alle chiavi, preferisco oggettini più allegri. Mi chiedo una cosa, però.


E' per questo, che sono sfigato?

11 novembre 2007

The Killers feat. Lou Reed - Tranquilize

Gira già da un po', in rete.
Ma oggi non avevo voglia di novità; oggi avevo voglia di postare qualcosa di epico, di grandioso, di terribilmente originale, di scary (parola equivalente e così bella in italiano non esiste), avevo voglia di postare qualcosa che vi avvicinasse anche soltanto un po' al clima che ho qui dentro.
Oggi avevo voglia di postare qualcosa che potesse comunicare, dato che, come avrete notato, non sono più così bravo a farlo; avevo voglia di postare qualcosa che potesse parlare per me, e avevo voglia di qualcosa di bello, qualcosa che potesse competere a livello visivo-musicale con il passato. E così oggi avevo voglia di synth, di chitarre elettriche; avevo voglia di cori di bambini, avevo voglia di voci sforzate, avevo voglia di Lou Reed in versione moderna, avevo voglia di Brandon in versione antica. Oggi avevo voglia di postare una danza della pioggia, avevo voglia di postare un grido d'aiuto e una risata di gioia, oggi avevo voglia di sconclusionate note senza un senso.
Oggi sono la guerra, sono la bomba, sono il morto, sono la pace subito dopo.



Acid rain, when Abel looked up at Cain
We began the weeping and wailing
A hurried high from pestilence pills and pride,
It’s a shame, we could have gone sailing
But heaven knows,
Heaven knows everything
Tranquilize

09 novembre 2007

Strada Statale 2-bis



"Bisogna sempre per forza parlare d'amore?
Bisogna sempre comunque far nascere il sole?
E' necessario far credere di fare del bene?
E' necessario alle feste donare le rose?
Ripeto:
Bisogna sempre per forza parlare d'amore?
Bisogna sempre comunque far nascere il sole?
E' necessario far credere di fare del bene?
E' necessario alle feste donare le rose?


Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Bisogna sempre scrivere solo testi d'amore?
E' necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
non sarebbe meglio liberarsi e confessare?
Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Bisogna sempre scrivere solo testi d'amore?
E' necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
non sarebbe meglio liberarsi e confessare?"

08 novembre 2007

amai

Amai trite parole che non uno

osava. M'incantò la rima fiore

amore,

la più antica difficile del mondo.



Amai la verità che giace al fondo,

quasi un sogno obliato, che il dolore

riscopre amica. Con paura il cuore

le si accosta, che più non l'abbandona.



Amo te che mi ascolti e la mia buona

carta lasciata al fine del mio gioco.

07 novembre 2007

L'assenzio

Che stranezza riascoltare i Bluvertigo ieri sera, ricordano storie del passato ormai sepolte: ed è per questo che sono così terribilmente sinceri e fanno bene fanno male.
Ricordiamo che forse torneranno insieme, a breve: e ricordiamo anche che stiamo parlando dell'unico gruppo italiano che abbia mai potuto confrontarsi davvero con ciò che c'è fuori dai confini.
"Il mondo è cos privo d'amore, io disimparo ad odiare..."

06 novembre 2007

Comandamenti.



Non consumare niente che sia vivo.
- Applausi -

04 novembre 2007

Dettagli

s. si guarda intorno. Un flebile applauso accompagna il suo ingresso in studio. Si avvicina alla grossa poltrona laccata di rosso che appare nel mezzo della sala, e non può fare a meno di domandarsi chi abbia avuto tanto cattivo gusto da sceglierla nell'arredamento. Il presentatore nel frattempo scambia un lungo sorriso con il pubblico, ed introduce quindi il suo ospite con una lunga digressione sul suo recente passato. s. si siede sulla poltrona orrenda. Solleva lo sguardo, e si sente chiedere
Cosa sta facendo s., in questo periodo?
- s. piange spesso.
s. piange? Come mai?
- s. piange perchè è confuso.
Come mai s. è confuso?
- s. è confuso per la fretta.
Quale fretta, s. si spieghi meglio. La fretta con cui è giunto al successo?
- no. la fretta con cui accadono le cose che gli accadono.
Cose belle, cose brutte?
- cose sfocate.
Cose sfocate, sì. Mi dica, s. parla sempre in modo così idiota?
- vaffanculo.
Come?
- vaffanculo.
Questo non si può dire, mi spiace.. Comunque, s. ha bisogno di più tempo?
- no, s. ha bisogno di tempi migliori.
Tempi migliori?
- qualità, non quantità.
Cosa rende, per s., un tempo migliore di un altro?
- la pienezza, forse.
E cosa lo rende pieno?
- l'amore, forse. s. è molto patetico.
Non è innamorato, s., in questo momento?
- s. si appella alla facoltà di non rispondere.
Ci chiediamo come mai s. si sia appellato a tale facoltà.
- s. ha paura.
Paura?
- paura dei desideri.
Mi spiace, ho perso il filo del discorso..
- vaffanculo.
Molto tenero da parte sua. s. pensa mai di prendersi troppo sul serio?
- continuamente.
Non basterebbe un sorriso ogni tanto?
- oh, s. sorride. Sorride da serio, però.
E' sempre stato così, s.?
- no.
No? E da quanto allora s. è così?
- così come, scusi.
Così.. spietato?
- lei è un uomo orribile.
Mi spiace, non era quello che volevo intendere.
- ma è quello che ho inteso.
s. è innamorato da qualche mese, dica la verità.
- questo non posso dirlo. Se vuole però posso negare che s. non sia innamorato.
E non è la stessa cosa?
- lei è perfetto per la tv. E' così limitato.
Questo cosa c'entra, scusi?
- nulla, soltanto mi sembra sbagliato ridurci a scarti discreti.
E' stato abbastanza chiaro, credo.
- a volte riesco ad esprimermi, a volte no.
Lei è un uomo molto colto.
- è una domanda?
No. Ci spieghi meglio la faccenda del triangolo, compare spesso nel lavoro di s., no?
- il triangolo simboleggia lo scopare con due persone contemporaneamente.
Coff coff.. Ah, pensavo a qualcosa di più.. elevato?
- non devo spiegarle ogni livello d'interpretazione, no? E poi, non è elevato, il sesso?
Beh, dipende da molti fattori, suppongo.
- suppone bene.
E dunque perchè il triangolo è così importante per s.?
- forse s. si è accorto che qualcosa al mondo si è incrinato.
Qualcosa di importante?
- sì, qualcosa di importante.
Importante quanto?
- quanto è importante per s. la sua stessa vita.
Come mai si è incrinata, questa cosa così importante?
- perchè ha cominciato a parlare.
A parlare?
- sì. Prima era una cosa sempre zitta, poi un giorno ha aperto la bocca ed ha parlato.
E allora?
- è stato brutto ascoltare quelle parole.
Non doveva essere un discorso allegro..
- no, non lo era. Era molto triste.
s. vuole dire al suo pubblico se c'è qualcosa che possa fare per lui?
- non c'è niente che possa fare, mi spiace.
Niente?
- niente.
Ha già in mente, s., cosa farà adesso, dopo tutto questo successo? Lavorerà a qualcosa di nuovo?
- sì s. ha già in mente tutto.
Che bella notizia. Sarà un seguito?
- s. odia i seguiti.
Quindi sarà qualcosa di completamente nuovo..
- no, sarà un seguito. Che odierà.
Capisco. Quanto tempo ha impiegato s. per completare "Le ore piccole"?
- un pomeriggio.
Il libro di s. contiene duecento pagine..
- il pomeriggio di s. contiene duecento giorni..
Arrivederla.
- arrivederla.

03 novembre 2007

I’m a high school lover and you’re my favorite flavor.

"Via, non fare così!" esclamò la povera Regina, torcendosi le mani angosciata. "Pensa a quanto sei grande. Pensa a quanta strada hai fatto oggi. Pensa a che ore sono. Pensa a qualsiasi cosa, ma non ti mettere a piangere!"
Alice non poté fare a meno di scoppiare a ridere nel bel mezzo del pianto. "Si può smettere di piangere solo pensando a delle cose?", domandò.
"È così che si fa" rispose la Regina con grande decisione: "perché, vedi, non si possono fare due cose insieme. Pensiamo alla tua età, per cominciare: quanti anni hai?"
"Sette e mezzo, esatti esatti".
"Non occorre che tu me li dica proprio esatti" osservò la Regina. "Ti credo lo stesso. Adesso però ti darò io qualcosa a cui credere. Io ho centouno anni, cinque mesi, e un giorno".
"Non ci POSSO credere!" esclamò Alice.
"No?" disse la Regina in tono di compassione. "Provaci ancora: fai un lungo respiro e chiudi gli occhi".
Alice scoppiò a ridere. "È inutile che ci provi", disse. "Non si può credere a una cosa impossibile".
"Oserei dire che non ti sei allenata molto" disse la Regina. "Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte, riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione".

02 novembre 2007

You got my ends and my beginnings mixed up.

"Vuoi dirmi, per piacere, da che parte devo andare adesso?" chiese Alice.
"Dipende molto dal luogo dove vuoi andare", rispose lo Stregatto.
"Fa lo stesso per me, da una parte o dall'altra..." disse Alice, "purchè vada da qualche parte!"
"Oh certo che ci arriverai!" disse lo Stregatto. "Non hai che da camminare".
Alice capì che aveva ragione e tentò un'altra domanda: "Che razza di gente c'è in questi dintorni?", chiese.
"Da questa parte", rispose lo Stregatto, facendo un cenno con la zampa destra, "abita un Cappellaio e da questa parte, indicando con l'altra zampa, abita una Lepre di Marzo. Visita l'uno o l'altra, sono tutt'e due matti".
"Ma io non voglio andare dove c'è gente matta!" disse Alice.
"Oh non ne puoi fare a meno", disse lo Stregatto. "Qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta".
"Come sai che io sia matta?", domandò Alice.
"Tu sei matta", disse lo Stregatto, "altrimenti non saresti venuta qui".

01 novembre 2007

It took me by surprise I felt so good to be alive.

"Che cosa sai di questa faccenda?" chiese il Re ad Alice.
"Niente", rispose Alice.
"Niente di niente?" insistette il Re.
"Niente di niente" disse Alice.
"Questo è molto rilevante" disse il Re rivolto ai giurati, i quali stavano appunto per annotarlo sulle lavagne quando si intromise il Coniglio Bianco:
"Irrilevante, intendeva dire Sua Maestà, è ovvio" disse in tono rispettosissimo ma accigliandosi e facendo strane morfie al Re.
"Irrilevante, intendevo, è ovvio" si affrettò a dire il Re, ripetendo fra sè sottovoce "rilevante, irrilevante, irrilevante, rilevante".
Quasi cercasse di decidere quale delle due parole suonasse meglio.

Favola:

(E poi succede che) Ti svegli la mattina con il cellulare gonfio più del solito, un piccolo disegno di una busta a campeggiare in alto a destra.
(E poi succede che) I pezzi storti e rigirati del tuo puzzle s'incominciano a comporre proprio quando stavi ormai dandoti per vinto.
(E poi succede che) Ti alzi triste e poco dopo sei felice, la magia del poter dir cose a distanza rende i dialoghi possibili anche al mattino.
(E poi succede che) Ti guardi intorno e vedi tutto ciò che hai messo a contornarti, che miseria e che tristezza qui ci vuole un cambiamento.
(E poi succede che) Cominci subito con pezzi di canzoni, erano anni che nel blog non ci mettevi un qualche cosa di un po' allegro.
(E poi è successo che) Il mio cervello ha ondeggiato insieme al basso e alla grancassa, per un momento ho visto limpido e squadrato oltre la coltre di neuroni e indecisione, e ho sobbalzato ad osservarti metri avanti, mi è venuta confusione: ma tu chi cazzo sei?


[Let me introduce to you a brand, new, dance.]

29 ottobre 2007

Joy Division - Atmosphere

Si da il caso che oggi mi senta così. E ok che ho ritirato fuori roba vecchia di 20 anni per dirvelo, ma cosa posso farci, la trovo perfetta, attinente, elegante.
Ecco come mi sento:

28 ottobre 2007

Ivy Day in the Committee Room

"I'm unclean, a libertine
And every time you vent your spleen,
I seem to lose the power of speech,
Your slipping slowly from my reach.
You grow me like an evergreen,
You never see the lonely me at all.

I... take the plan, spin it sideways.

I... fall.

Without you, I'm nothing.
Without you, I'm nothing.
Without you, I'm nothing.

Without you, I'm nothing at all."

18 ottobre 2007

L'aula trasparente.

C'è un'università nel mio paese. E' piccola, ma molto prestigiosa grazie al nome dei docenti che v'insegnano. Si dice che chi riesce a laurearsi in questo posto impari presto a utilizzare i meccanismi più reconditi del mondo: le sue Chiavi. Ognuno degli Anziani che governano le leggi della terra ha camminato in questi viottoli per molto, molto tempo: e poi ne è uscito vincitore, e ormai potente. Sono anni ormai però che non ci riesce più nessuno; c'è un lucchetto nella Sala Cerimonie, ogni anno viene oliato dal custode perchè non si arrugginisca. Ed è per questo che le classi sono sempre traboccanti. Per mancanza dello spazio necessario le iscrizioni sono chiuse da decenni, non ci sono più matricole: c'è solo un test d'ingresso, in molti provano annualmente a superarlo, ma nessuno ha mai capito come fare. Tutti quanti son respinti senza molte spiegazioni.
Nel centro tra le varie facoltà c'è un posto strano dove tutti si ritrovano a studiare. E' un'aula trasparente: di pareti inesistenti che scompaiono tra il vetro, il cielo e il resto. La porta è sempre aperta giorno e notte. E spesso l'aula è piena di studenti: molti senza un altro luogo ove sostare, molti in cerca di compagni da sfruttare e interrogare, molti infine spinti dal seguire gli altri. Nel suo interno un gran vociare di teoremi, traduzioni, libri antichi e geometrie non euclidee. Ma non è quello che è dentro che è importante.
Viste tutte queste strambe stravaganze non è raro che d'intorno al vetro che circonda l'aula confluiscano persone d'ogni tipo. C'è chi passa con la falsa indifferenza di chi non vuole sapere: ma con piccoli e veloci spostamenti della testa lancia occhiate rapidissime all'interno. C'è chi sta di fuori a far versi e boccacce, mentre urla con gli amici di schiamazzi e atrocità. C'è chi ancora guarda e osserva con curiosità ostentata: poi commenta chi sta dentro, sul vestito un poco strano, sulla voce troppo bassa o sull'aspetto effeminato.
C'è poi sempre un ragazzetto che si mette lì al di fuori: ed apre i libri per studiare. Non è iscritto nè ha provato a fare il test per l'ammissione; sono anni ormai però che prende spunto da chi è dentro per sapere cosa leggere. Munito di uno scomodo sgabello sta lì in mezzo a quella folla: non di rado c'è qualcuno che gli parla e lo disturba; e lui, paziente, non disdegna mai risposte o complimenti. Cordialmente poi saluta per riprendere il lavoro; ogni tanto si alza in piedi sulla sedia e guarda fuori, oltre le teste dei curiosi, con le spalle alle pareti invisibili. Dall'interno molto spesso gli studiosi lo deridono indicandolo con sdegno. "Cosa studi, perditempo, già ci stiamo qui noialtri che tentiamo d'imparare!", legge lui da quelle labbra rese mute grazie al vetro; se ne preoccupa un momento, poi si china sui suoi testi e volta pagina, oppure volge ancora un po' lo sguardo in lontananza.
Un giorno intorno all'aula trasparente smette a un tratto lo schiamazzo ed il rumore: in sottofondo infatti si avvicina un grosso suono di fanfare, qualche tromba, dei tamburi. La gente va spostandosi per fare spazio a quella comitiva: la banda è circondata dallo stuolo dei docenti e professori, tutti quanti col vestito delle feste. Senza dire una parola ecco il più Anziano tra gli Anziani fare un gesto con il dito: e tutto tace. Poi con passo lento e stanco si allontana piano piano dal suo gruppo d'illustrissimi. Gli studenti dall'interno non discostano lo sguardo da quel lento camminare, preoccupati e sbalorditi per la strana situazione: finchè l'Anziano non si ferma proprio a un metro dal ragazzo, lì seduto, con un libro tra le mani. Senza dire una parola il vecchio prende con la mano tremolante dalla tasca la famosa pergamena della Laurea. E la porge platealmente avanti a sè. E quel ragazzo la solleva bene in vista, poi si alza e se ne va.
Ecco l'Anziano degli Anziani "Per sempre c'è chi è stato a testa bassa qui nell'aula trasparente, e chi fuori ad osservare ciò che succedeva dentro. Ma non era questo ciò per cui quell'aula è stata fatta: se mai vi foste messi ad osservare tutto il mondo che si scorge da ll'interno avreste visto quante strane meraviglie vi circondano, le cose da imparare che galleggiano nell'aria, le vive proporzioni del paesaggio e del più piccolo dettaglio. Invece voi lì dentro siete stati con la testa sopra i libri senza mai osservare fuori, solamente preoccupati di deridere chi stava fuori il vetro. Coloro qui all'esterno invece avevan gli occhi fissi solo su di voi, le spalle verso il mondo e il cuore stanco, la mente chiusa ad ogni novità: non si erano sì accorto del riflesso della luce a illuminare ciò che è fuori. Nessuno ha usato il bello di quest'aula, solo uno ci è riuscito, ed è colui che è andato via in questo momento."
Poi come in un affanno ecco l'Anziano cade al suolo, chiude gli occhi ed è già morto. In un momento urla e gemiti, persone che si strappano i capelli, c'è chi grida, c'è chi piange, c'è chi ride disperato. La banda e i professori si confondono nel mezzo della folla, e tutti uguali lentamente fan ritorno verso casa. E' ancora sera quando in pochi son rimasti lì davanti ad osservare con speranza l'invisibile stanzone. Perciò son pochi quelli che racconteranno di aver visto una magia, e ancora meno quelli che la crederanno.
Ma questo è ciò che accade: in un baleno ecco la luce del tramonto a rimbalzare s'un ostacolo imprevisto. E ciò che è trasparente, ora è marmo.

16 ottobre 2007

Thelema

Nel 1904 il celebre occultista Aleister Crowle scrive il Libro della Legge, un piccolo testo che diventa fondamento di una nuova visione religiosa del mondo, la Thelema. L'autore dichiara di aver ricevuto le parole per il testo da un'entità superiore e metafisica che lo ha ispirato e coinvolto nel processo creativo.
La Legge di cui si parla è riassunta brevemente in tre semplici frasi:
- "Fai ciò che desideri" dovrebbe essere l'intera Legge.
- L'amore è la legge, quando esso è assoggettato al desiderio.
- Non c'è alcuna legge oltre a "Fai ciò che desideri".
Tralasciando le eventuali derive che la Thelema può lasciar trasparire, appare evidente come in questa nuova visione del mondo l'uomo è descritto come entità essa stessa capace, attraverso il desiderio, di modificare il corso della vita, del destino, della natura stessa delle cose.
In questo contesto si inserisce l'ambito più prettamente "alchimistico" della teoria crowliana: il Magick. Con questa espressione l'occultista intende "ogni atto destinato a causare un cambiamento intenzionale". Due riflessioni sembrano a questo punto scontate. La prima riguarda l'utilizzo della lettera "k" alla fine della parola; utilizzando l'undicesima lettera dell'alfabeto Crowley si ricollega al simbolismo Egiziano - Tebaico intendendo un qualche riferimento alle forze demoniache e caotiche, che si oppongono appunto al desiderio umano. La seconda riguarda la particolare visione della "magia" che appare nella Thelema: non è magico ciò che produce "miracoli", o che rende possibile ciò che è impossibile. Bensì è magico ciò che produce in un oggetto un cambiamento di per sè possibile nella natura dell'oggetto stesso: ma nel causarlo lo domina, lo costringe, lo governa.
E' appunto mediante il Magick che l'uomo può avvicinarsi al Vero Desiderio, scopo supremo dell'esistenza. Per raggiungere questo stato di grazia Crowley parla di un necessario spostamento dal reale verso un mondo di confine chiamato "l'Abisso". In questo universo si trova il legame tra il Fenomeno e l'Idea, tra il Reale (che è ideale ed utopico) e l'Irreale (che è tangibile e attuale). Ed è solo mediante un attraversamento dell'Abisso, ottenuto con una padronanza specifica del Magick, che si può arrivare al Vero Desiderio, alla meta più ambita. Crowley scrive a questo proposito un secondo testo fondamentale, "Magick, without tears": un compendio sulle tecniche e sui postulati che possono condurci nella giusta direzione. Il testo si trova qui, in una versione completa e rivista.

10 ottobre 2007

Recensione: Radiohead, In Rainbows

In Rainbows ha già fatto la storia ancor prima di un ascolto, per il suo particolarissimo modo di vedere la luce. Poi succede che una mattina ti svegli, lo hai sul tuo computer, lo ascolti, e non lo togli più dalla mente. In Rainbows farà anche un'altra storia. La mia.

Eccovi la mia umile recensione.

15 Step: l'opener più anticipato di sempre confonde, spiazza, ma non delude. Forse una delle tracce meno riuscite di In Rainbows, risente un po' troppo della passione di Thom per i loop digitali, e sembra quasi uscita dal suo The Eraser. Una bella canzone in ogni caso, prepara in modo del tutto inatteso al resto dell'album.

Bodysnatchers: con il riff alla The Bends e con l'atmosfera da vero "ritorno alle origini" eccoci entrati nel vivo dell'opera; da ora in poi è un'ascesa vorticosa. La voce di Thom si arrampica, cavalca il ritmo in maniera impeccabile e duetta con l'acido suono della chitarra elettrica. Da tenere in considerazione, è di quelle canzoni che aumentano la confidenza con il numero di ascolti.

Nude: dieci anni di elaborazione hanno fatto davvero bene a questo scarto di Ok Computer; rivisitata, stravolta, memore delle conquiste di questo lungo periodo, ci fa emozionare presentandoci i primi momenti davvero lirici dell'album. La nuova Exit Song, con un finale mozzafiato che ci immerge passionalmente in un cartone animato degli anni sessanta.

Wird Fishes/Arpeggi: la magia della produzione di Godrich appare qui in tutta la sua forma. Un brano scritto per un'orchestra sinfonica diventa, incredibilmente, ritmato da una batteria insistente, pieno di chitarre e sintetizzatori; e funziona in maniera egregia. La ninna nanna del futuro cattura l'ascoltatore e non lo molla conducendolo a un finale spiazzante e asimmetrico.

All I Need: la canzone non ha bisogno di recensioni. E' il capolavoro annunciato, è l'amore in versi, è ancora più bella che in versione live, è pazzesca.

Faust Arp: la novità mai ascoltata dell'album, una ballata di due minuti che sembra applicare in maniera impeccabile tutte le regole del caso. Melodia originale ed orecchiabile, arrangiamento ben costruito, nessuna pretesa particolare: quasi un momento per riflettere.

Reckoner: un pugno nel naso per una versione restaurata e irriconoscibile della hit degli scorsi live. Un altro apice di virtuosismo per la voce di Thom, un altro momento topico di un album che di momenti topici ne ha anche troppi. Quando arriva il pianoforte ti chiedi se può esistere un modo ancora più perfetto di rendere la canzone: incredibile ma vero, no. Quando l'armonia passa a un coro in multitraccia ti chiedi se ha senso andare avanti con l'ascolto: incredibile ma vero, sì.

House of Cards: il linguaggio tipico degli ultimi Radiohead, che era andato un po' sparendo nelle ultime tracce dell'album, torna qui a farsi sentire prepotentemente. Una semplice sequenza di accordi acquista profondità e spessore grazie alla presenza di una voce effettata ed invadente, che non ti esce dalla testa per cinque minuti e mezzo. Un'altra canzone trabocchetto: diventerà sempre più bella con il passare del tempo.

Jigsaw Falling Into Place: rock, come lo fanno i Radiohead. Forse la seconda sul mio podio personale, la vecchia Open Pick, ora rinominata in modo bizzarro, coinvolge all'inverosimile. La prima metà è canzone, la seconda metà è musica.

Videotape: per animi teneri e pronti alle lacrime, la vera soft song del disco arriva dritta al cuore, conclusione di un percorso tanto ardito quanto elevato. Un ritmo prima prevedibile poi sconclusionato ci fa volare sopra il tappeto di pianoforte e l'infinito ritornello, e non vorremmo mai scendere; ci chiediamo se i Radiohead sono mai stati così dolci.

inrainbows.zip

E' qui.
A presto.



[UPDATE: E' presto per giudicare, sono ancora a due soli ascolti più qualche traccia spuria ripetuta qualche volta. Non voglio sbilanciarmi molto. Quindi, senza sbilanciarmi molto, dirò che è un capolavoro.]

09 ottobre 2007

Una volta al giorno

Una volta al giorno mi risveglio e dò di matto. Una volta al giorno faccio il letto, lo disfaccio, mi ci butto a peso morto. Una volta al giorno bevo latte, una volta sono forte, una volta sono adulto, una volta sono bimbo. Una volta al giorno uso la doccia, una volta asciugo il corpo, più di una vanitoso uso lo specchio. Una volta al giorno guardo quello che è successo alla tivvù, leggo il giornale. Una volta al giorno tiro in basso le serrande, una volta le riapro, una volta chiudo gli occhi per dormire, una volta li riapro.Una volta al giorno sono pronto per uscire. Una volta al giorno ceno stanco ed affamato, una volta pranzo illuso e frastornato. Una volta al giorno penso a chi ho amato dapprima, neanche una a chi ha seguito. Una volta al giorno vado sulla tangenziale, una volta sono in centro o sul raccordo. Una volta al giorno vesto bene, una volta vesto male, raramente sono nudo. Una volta al giorno spero in quello che vorrei, una volta mi rattristo a non averlo. Una volta al giorno penso sia l'ultima volta. In tutte queste volte ci sei tu.

08 ottobre 2007

E ciò che vedi perso, è perso.

"Fulsere quondam candidi tibi soles,
Cum ventitabas quo puella ducebat
Amata nobis quantum amabitur nulla."




























[Un'altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.]

06 ottobre 2007

Elbow - Forget Myself

Il trailer del nuovo film di Richard Kelly (quelli di Donnie Darko per intenderci) ha avuto il bellissimo effetto di farmi tornare la voglia di Elbow, matta come sempre.
Godetevi il video del giorno.

Control

Un film di Corbijn è già di per se roba rara. Ma un film di Corbijn sulla vita di Ian Curtis è roba unica e speciale.
Stiamo parlando dell'uomo che ha portato la tristezza su un palco di musica rock.
L'ha inventata, l'ha resa sua, lo ha fatto capire a tutto il mondo. E poi si è ucciso.

02 ottobre 2007

Girasoli


Ho sognato che tornavi, l'altra notte. Eri qui soltanto un giorno; poi andavi via di nuovo.
Ho sognato che tornavi senza dirlo; ti incontravo in una strada, un po' per caso: se la vita fosse fatta come un sogno la fortuna mi sarebbe familiare. Eri lì dentro una macchina, ed io che camminavo sguardo al cielo non me n'ero mica accorto. Poi mi vieni quasi addosso, mi spavento, guardo dentro e vedo te, cazzo il giallo mi ubriaca in un istante. Non capisco che succede, sai nei sogni non è facile squadrare bene i tempi; basta solo quel secondo e siamo dentro ad abbracciarci e poi mi prendi, un bacio lungo e caldo e bellico e bastardo. Poi nel dormiveglia tutto sfuma in un miscuglio, siamo lì che ci guardiamo, a me viene da sorriderti; mi dici qualche cosa ma non sento non ho udito, non tocco non ho tatto, non vedo non ho occhi perchè tutto è stato preso e impacchettato da quel bacio. Poi la sveglia mi riporta sulla terra, tra colori meno vivi e più banali. Non mi riesce di non piangere una lacrima; mi alzo.

01 ottobre 2007

RADIOHEAD - IN RAINBOWS (Out October 10, 2007)


Lasciando il mercato discografico senza parole, e dimostrando di saper infrangere tutte le regole del caso, i Radiohead hanno annunciato sul loro sito, appositamente rimodernato, l'uscita del loro nuovo disco "In Rainbows". Il disco uscirà in digitale tra soli 9 giorni, il 10 ottobre 2007; può essere inoltre già preordinato nella versione cd, la cui uscita è prevista "prima del 3 dicembre 2007". Cosa assurda: privi di qualsiasi casa di distribuzione, i Radiohead autodistribuiranno il sito esclusivamente sul loro sito, almeno per il momento e fino a tempi migliori; credo sia un caso unico nella storia discografica, e se l'operazione si dimostrerà ben accetta dal grande pubblico è probabile che il mondo della musica di consumo possa subire una scossa di proporzioni difficilmente quantificabili al momento. Cosa ancora più assurda e che lascia il sottoscritto completamente privo di parole: il prezzo della versione download è... completamente di decisione del cliente! Il campo "prezzo" è lasciato vuoto, e un punto interrogativo spiega che il costo è "up to you": è incredibile e mai visto prima d'oggi.

Ma parliamo del disco.

La versione digitale contenente la tracklist "ufficiale" e disponibile appunto a brevissimo, è la seguente:

15 STEP
BODYSNATCHERS
NUDE
WEIRD FISHES/ARPEGGI
ALL I NEED
FAUST ARP
RECKONER
HOUSE OF CARDS
JIGSAW FALLING INTO PLACE
VIDEOTAPE

per un totale di 10 tracce, tra le quali spiccano le bellissime e già sentite Videotape e Bodysnatchers, e tra le quali brilla, al quinto posto, la meravigliosa All I Need (che anche solo in versione live è stata la canzone preferita del sottoscritto per lungo tempo).

La versione cd in uscita tra qualche mese conterrà, oltre al disco ufficiale, anche un secondo cd con otto nuove canzoni in più:


MK 1
DOWN IS THE NEW UP
GO SLOWLY
MK 2
LAST FLOWERS
UP ON THE LADDER
BANGERS AND MASH
4 MINUTE WARNING


Qui si è completamente senza parole, e si aspetta con trepidazione, riflettendo su quanto sarebbe giusto pagare il download di un album così atteso. Perchè comprerò il download, ovviamente. Voglio premiare chi riesce in modo così delicato a fare rivoluzioni: senza sangue.

29 settembre 2007

I Movimenti Remoti

"Chi volesse sapere qualcosa di me, non venga qui; vada nella città tale, la via tale e chieda degli abiti del tale, magari soltanto per vederli, li appenda, così come sono, metta il fazzoletto nella tasca sinistra dei calzoni, faccia il nodo alla cravatta meglio che può e così si guardi attorno, guardi quelli che gli stanno attorno, e troverà di me tutto ciò che vorrà, vita, morte, miracoli. Ma non venga qui, non venga qui, qui non si suona nessun campanello, non si può chiedere di nessuno perchè nessuno abita, non ci sono abiti e allora cosa troverebbe?
L'indifferenza che può emanare una casa inabitata da lungo tempo, senza una strada, dei tram, soltanto erba, papaveri, camomilla, api, mosconi.
E se volesse proprio venire, non venga per vedere qualcosa di me, ma si porti un libro e si segga qui, a leggere.
Temo però che non ci resterà molto tempo.
Sembra ci sia qualcosa, qui, che non fa restare nessuno."





"Vi sono casi in cui qualcuno di noi
intuita la propria figurazione
nelle calcinose urne di un sotterraneo
la scrolla dalle fragili giunture
finchè i devoti atteggiamenti
non ricadano, sconvolti,
nell'umida cavità.
Oppure,
staccata dal lucido cranio l'irta capigliatura
se la pone addosso
come un'agitata parrucca.

Ma poi riprendiamo in crescendo,
vagante compagine,
le canore abitudini."

Crash Test

Io sono il vetro, sono la sabbia, sono la polvere.
Io sono il muso, sono il metallo, sono il freddo.
Io sono l'aria, io sono il volo.
Sei tu, che mi corri incontro?

26 settembre 2007

Hoping for a miracle

Dovrei cambiare blog, oggi: questo qui fa parte di ieri, mentre oggi è tutto un altro giorno. In realtà dovrei cambiare me. Cambiare taglio di capelli, tingerli di rosso. Da oggi potrei finalmente farmi quel piercing sotto il labbro che ho sempre desiderato. Dovrei smettere di fumare, di mangiarmi le unghie. Dovrei imparare lo spagnolo ed iscrivermi in palestra. Da oggi potrei finalmente uscire la sera il giovedì. Potrei suonare quando voglio cosa voglio. Dovrei fare qualche pazzia oggi, tipo non so, uscire di casa da solo e piangere per tutto l'isolato. Dovrei urlare sotto la pioggia, ma manca la pioggia, e non sono bravo con i riti voodoo. Dovrei cercare i vecchi amori per esclamare "ce l'ho fatta, hai visto?", e poi sorridere contento. Dovrei mandare qualche email. Dovrei tornare dall'oculista, forse è l'ora degli occhiali, potrei cambiare un po' il mio aspetto. Dovrei informarmi per quei viaggi che avevo pensato di fare tra un pochino, un mese fuori in qualche posto. Da oggi posso partire senza avvertire nessuno. Dovrei studiare, oggi, la laurea è vicina e con lei tutto il resto. Dovrei avvertire tutti quanti, ma non lo faccio, devo ancora realizzare. Dovrei fare tante cose oggi, ma preferisco stare qui a fissare lo schermo, una sigaretta in mano, un pensiero in testa, una lacrima in viso.
Il 25 settembre c'era, il 26 settembre non c'è più.
Me ne sono liberato per sempre.


24 settembre 2007

I - YOU

I:

- I'm so easy to please.
- I'm heading straight for the clouds.
- I'm separated twins.
- I'm the next act waiting in your wings.
- I'm the flash flood running through the ground.
- I'm an animal trapped in your warm car.
- I'm breaking my back just to know your name.
- I'm not a soldier.
- I'm feeling so good.
- I'm climbing up the walls.
- I'm waiting in line just to see if you care.

YOU:

- You are confusion that never stops.
- You are all I need.

22 settembre 2007

The Cinematics - A Strange Education

Percorrerò questa lunga strada
fino a trovare la via di casa,
verso un luogo familiare
dove riposarmi le ossa.
Il problema è che nulla sembra lo stesso,
il problema è che non credo lo sembrerà mai.
Oh, sei qui per me?
Tirami fuori dall'oceano,
prendimi di nuovo tra le braccia
naufrago, con l'amore che mi hai mandato.
La mia educazione così strana
mi porta tra le tue braccia di nuovo,
naufrago, perduto di nuovo.

Stelle nel cielo scuro
mi rivoltano la testa,
ma questa conversazione
mi prosciuga il sangue.
Il problema è che non so cosa dire,
il problema è che non lo saprò mai.
Oh, sei qui per me?
Tirami fuori dall'oceano,
prendimi di nuovo tra le braccia
naufrago, con l'amore che mi hai mandato.
La mia educazione così strana
mi porta tra le tue braccia di nuovo,
naufrago, perduto di nuovo.

Ho percorso questa lunga strada
cercando di raggiungere casa,
verso qualcuno di familiare,
come questa voce nel telefono.
Oh, sei qui per me?
Tirami fuori dall'oceano,
prendimi di nuovo tra le braccia
naufrago, con l'amore che mi hai mandato.
La mia educazione così strana
mi porta tra le tue braccia di nuovo,
naufrago, perduto di nuovo.
Avvicinati,
avvicinati e toccami.





[Ieri sera Gravity Fest '07; un pubblico di 50 persone, lo scandalo italiano non si risparmia mai. I Cinematics, più in forma che mai, hanno presentato il loro debutto, coatti, nani e bravi da morire. "A Strange Education", "Break" e "Race to the City", già notevolissime in studio, sono dal vivo quei capolavori che forse mancano all'album per elevarlo al di sopra della massa. Il cd comunque mi piace sempre di più, sta raggiungendo vette altissime nel mio personale panorama musicale, rallegra e rilassa con piccoli gioiellini uno dopo l'altro. The streets are on fire!]

19 settembre 2007

Le mille e tre notti.

Nella notte mille e seconda mi risveglio in un abuso di pazienza. Sono stanco, piango lacrime, poi rido di me stesso. Sconvolto dal mio sogno getto indietro ciò che è stato e cambio idea: sulla gente, sulle cose e la realtà. "Io Ti ringrazio o mio Signore Santo e Altissimo" ripeto, giunto infine a realizzare nel concreto questi piani. "Tutto è giusto se è da te per te e con te che prendo quello che mi è dato" esclamo al cielo. Vedi, tu che stai leggendo puoi capire, noi figli di Dio e fratelli d'uomo non sappiamo se restare o dove andare, ogni scelta è una tortura che dovremmo risparmiarci. Io rinuncio d'ora innanzi alla saggezza, ad ogni bivio, alla follia del dire "questo" o dire "quello": tieni Tu il libero arbitrio o Sommo Altissimo, per me è solo un serpente che si nutre con la carne della coda. Non è forza o libertà l'avere forza o libertà: la vera gioia è nel sapere che si può anche non sapere. Perchè tutto è già accaduto nel passato, ed il futuro che mi dava turbamento solo ieri è già deciso; e nulla vi è al di fuori della grazia del Creatore. Con stupore osservo gli altri, così tristi ed affannati nel tentare di decidere una strada. Mi concedo un mutamento di opinione: dal deriderli convengo nel guardarli indifferente, non c'è modo di convincerli. Io so che è tutto quanto nella fisica del cosmo, che le leggi non s'infrangono, e che loro arriveranno a ciò che adesso io conosco solo se il futuro scritto lo prevede. Riservo queste righe a chi già sa e legge il già letto: perchè dietro l'orizzonte sono già nuovi orizzonti, figli e padri del presente.
Nella notte mille e terza divento tutto ciò che è stasi. Infine scopro il velo che nasconde l'entropia e la lascio andare. Regalo la vita agli ignoranti, io sono morto.

17 settembre 2007

I'm deranged

C'è mezzo me qui in queste pagine, mezza mia vita in questo blog.

Quando ho iniziato, quasi due anni e mezzo fa (il 7 maggio del 2005 per la precisione) ero un altro uomo. Innamorato e corrisposto, pieno di aspettative e con davanti a me un futuro certo: fatto di università, conservatorio, pieno fino all'orlo di Roma, di storie d'amore con un senso, di amicizie stabili, impregnato di idee corrette e morale di ferro. Sapevo cosa amare e cosa odiare, conoscevo già le strade da imboccare e da evitare, ero certo dei miei limiti, e senza quel timore di doverli superare. Cantavo i Velvet, allora: e "Dovevo dirti molte cose" aveva un senso, un luogo, un motivo.
Poi il tempo è passato quasi senza avvertimenti, e un anno dopo era il 2 maggio 2006, ed io non ero più lo stesso. Davanti a me vedevo il nero e il bianco insieme ed era il vuoto: di una morte troppo rapida e della fine di un rapporto che era stato così bello. Il mio futuro era sicuro ancora un po', la laurea conquistata poco prima, le idee confuse sopra il resto ma con poca volontà e poco coraggio per decidere altrimenti. Avevo troppo su cui piangere per vivermi una scelta. Cantavo Vinicio Capossela, allora: e "Ovunque Proteggi" aveva un colore, un sapore, un odore.
Un battito di ciglia, un'avventura, una pazzia mi hanno portato poi al 10 maggio 2007. Quella persona che era triste un anno prima e che era allegra due anni indietro era come se si fosse suicidata: al suo posto non si sa, uno sconosciuto. Il mio futuro stava appeso a un filo strano e sottile, l'università che viaggiava rapida e costante, il conservatorio dietro a ridere di me. L'amore poi, una roba tutta strana in quel periodo: due occhi di un altro colore, sconosciuti e divertiti, mi guardavano sospirare da lontano. Cantavo gli Snow Patrol, allora: e "Signal Fire" aveva un nome, un età, un volto.
Poi era ieri ed ora è oggi. Con tutto il fumo diradato vedo intorno: e non capisco. Quelle scelte, le direzioni che avevo preso dopo ardue decisioni, mi hanno portato in una strada senza uscita. E non c'è un muro, qui davanti: ma c'è campagna ed aria e prati e non c'è l'ombra di un cartello a indirizzarmi. Il mio futuro? L'università che sta finendo e tutto il dopo a preoccuparmi. Il conservatorio ormai laggiù sepolto tra i sensi di colpa. I miei rapporti tutti in bilico tra il chissà il quando e il perchè. L'amore stanco ed affamato tra i ritorni le avventure e le speranze. La mia città a non bastarmi più, e Londra a cucinare come prima di ingoiarmi. La vita stessa a non spiegarsi come deve. Io canto poco in questi giorni.
E quando canto penso a tutto questo tempo, mi spavento e smetto subito.
Ora riprovo, con David Bowie. Perchè "I'm deranged" oggi ha un perchè, un come, un forse.
Se questa giornata avesse titoli di inizio, sarebbero questi.

14 settembre 2007

3 - Believe

Senza dubbio la più bella pubblicità mai fatta per un videogioco.
Quello in sottofondo è Chopin, per chi non lo sapesse.

Ora lo sa.

13 settembre 2007

E' più facile mentire.


Sorreggere il peso
e lanciarlo verso il cielo:
è più facile mentire.

Guardare onestamente
nel cuore dei tuoi occhi:
è più facile mentire.

12 settembre 2007

Gravity Fest 07


In questo inizio anno che si prospetta musicalmente caldissimo, con i Klaxons e gli Editors che rallegreranno il nostro inverno, ecco a sorpresa spuntare un nuovo appuntamento. Il 21 settembre siamo all'Eur, per goderci i Cinematics, che con il loro interpolico charme sapranno far passare la serata. Gli altri non li conosco, ma 10 euro sono abbastanza pochi da farmi correre il rischio. Eccovi Keep Forgetting qui sotto, in caso non vi avessi già convinto.

11 settembre 2007

My end has a start - Editors, Roma, 22/11/07



22 novembre. Piper.
That's when anger shows.

Rime Baciate

Le tue righe vanno troppo spesso a capo, come mai? Preferisco quella prosa che si allunga sopra i dubbi ai tuoi versi troppo brevi, due certezze ed un silenzio: vorrei leggere anche il dopo, non mi piacciono i tre punti sospensivi. Mi ricordo troppe cose per poter riempire i vuoti a fantasia: ho tutto in mente, ed è per questo che mi mancano i tuoi dialoghi schiacchianti, le risposte trangugiate e digerite in un momento a provocare ancora fame, ancora voglia. Sono triste, stufo, stanco di pensare a come dar significato al già sentito, è giunta l'ora di affannarsi in nuove strofe: non è facile, bisognerà tentare in nuove lingue, virtuosismi di sintassi per scalare ciò che so ed andare oltre in territori inesplorati; quanto verde e che silenzio da lassù, vale la pena! Ecco allora, sto studiando: sto imparando come fare, dammi tempo e prendi il tuo. Stai scoprendo come me che non ci son 21 lettere ma mille? Che gli accenti vanno lì, ma pure giù, nonchè quassù? Mi rendi liquido, in te divento inchiostro. Quando sarà faremo rima: tra i tuoi denti e i miei capelli, un alfabeto.

Un congedo opportuno lascia dietro una porta sempre aperta.


10 settembre 2007

Quale sarà la mia prossima canzone preferita?

Un bel dilemma..
'Lost!', 'Cemeteries Of London', 'Violet Hill', 'Poppy Fields', '42', 'Yes!', 'Leftrightleftrightleft' o 'Rainy Day'?
Lo sapremo tra pochissimo, a quanto pare..

09 settembre 2007

Tornando da quei confini liquidi

Voglio vederti danzare
come le zingare del deserto
con candelabri in testa
o come le balinesi nei giorni di festa.
Voglio vederti danzare
come i Dervisches Tourners
che girano sulle spine dorsali
o al suono di cavigliere del Katakali.
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza
e gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza.
E Radio Tirana trasmette
musiche balcaniche, mentre
danzatori bulgari
a piedi nudi sui braceri ardenti.

Nell'Irlanda del nord
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
al ritmo di sette ottavi.
Gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza.
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza.
Nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali
regni di sciamani
e suonatori zingari ribelli.
Nella Bassa Padana
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
vecchi Valzer Viennesi.

08 settembre 2007

In the meanwhile..



Nel frattempo i Radiohead finivano il loro ultimo disco. Componevano, registravano, missavano, cantavano, suonavano: e finivano il loro ultimo disco. Senza preoccuparsi però di trovarsi una casa discografica e firmare un contratto.
Quindi i Radiohead finivano il loro nuovo disco, ma non lo pubblicavano per molto, molto tempo.

Cuccatevi sta chicca:

Radiohead - Follow Me Around.mp3

07 settembre 2007

Le furie del mondo intero.

"Il Signore disse a Mosè: «Va', parti. Torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita.». Mosè senza indugiare partì per il paese di Egitto, con niente in mano se non la forza del bastone di Dio.

E avvenne però che nel cammino, durante la sosta notturna, il Signore raggiunse Mosè.
E cercò di farlo morire."

[Esodo, 4, 18-24]

05 settembre 2007

Il mio aquilone volerà per sempre.

Lo hai visto tante volte.
Saprai riconoscerlo.

02 settembre 2007

Gimme Gimme (More)

Grazie a dio esiste la notte.
Grazie a dio esiste il pop.

.., I just wanna dance with you




(It's fuckin' pop, BITCH!)

01 settembre 2007

L'amore per te

Assurdo che debba scrivere il mio 500esimo post proprio su di te. Quale augurio più strano, quale momento più opportuno? Sembra tutto organizzato, ed invece non c'è niente dietro, nessuna premeditazione, nessun tentato omicidio.
Un momento per riflettere e vengono fuori alcuni pensieri sempreverdi. In fin dei conti, mi chiedo, cos'è tutto questo amore? E' quella sensazione che stringe il petto e blocca la saliva nel palato? E' quel pensiero costante che ti gira in testa da mattina a sera? E' quello sguardo che non riesci a scollarti dagli occhi, quei capelli, quelle pupille, quel giallo insistente? E' quel sentimento, lo chiamano così, sentimento, che ti spinge a fare cose sempre più folli senza nemmeno sapere il perchè?
Non so nè mi interessa: so che è bello provarlo, ed è bello provarlo per te, anche ora che parti e non torni mai più. Mi hai detto "mica muoio" ma per me già stai morendo, e che riesca a dirti questo è un bene per noi, più grande che riuscire a donare la vita. Non lo sentivo da tanto e mi piace, mi riscalda anche quando ho freddo: ed anche questo mi piace. Certo, dovrò sopportare un po' di tristezza: ma sono pronto; sono pronto a tutto in questi campi, non c'è bisogno di preoccuparsi per me. Ricorderò questo legame (che ci unirà per sempre, sappilo: non si scherza con le somiglianze), ricorderò il mio sapere dove stavi e il tuo sapere come stavo, il mio proporti dove andare e il tuo propormi di non farlo. Ricorderò quei pochi sorrisi ("Che begli occhi che hai" - sorriso), e ricorderò quel dono fatto senza pensare, sempre più giusto, ora, tra le tue mani. Comprenderò le tue ragioni, escluderò le mie rabbie, coprirò le mie vergogne, supererò le mie paure, esclamerò le mie parole senza più tenermi niente.
Grazie a te sono più grande, in uno spazio più minuto.
Ti amo.

s.

Songbird

A man can never dream these kind of things
Especially when she came and spread her wings

30 agosto 2007

Entropia.

Di sani e normali ne ho piene le palle, mi mancano menti malate; non dondolo. E dando le spalle a chi cura ti fisso (se sei solitario e distratto). Mi avvolgo in pensieri impazienti e di sensi ricolmo il cervello e la pelle. La scienza dei cerchi di sfere e di rette mi arreca un sorriso mi rende più grande nel dirti sicuro che non fa per me: so parlarti dell'altro e dell'immaginato. Alle sue geometrie preferisco la storia che è fatta dai pazzi e da zozzi rimpasti, non temo chi è falso o chi è frutto del fatuo, anzi! spesso mi affascina la fantasia; sono figlio di fragili appigli nel regno dei sogni: la veglia mi abbaglia, non passa un istante non perdo un secondo a contare a sommare a cercare i prodotti. Non riesco a dividere se poi non c'è un resto, 'chè quel che rimane mi brucia e sorprende; mi nausea pulire tanto poi si risporca, mi annoia lavare o rimettere a posto. Gli oggetti del resto dovrebbero stare lì dov'è più facile andarci a inciampare perciò lascio giù attento a non scivolarci; mi eccita accingermi a racimolarli (ma solo sapendo che poi cederanno di nuovo). Non cresco in altezza ma per diagonale poi curvo le braccia a formare trapezi ed incastro le dita a racchiudere il cuore, prezioso lo stringo per starti più accanto. Se vedo del chiaro è per via del disordine, te come me sei nel non parallelo. Per questo, laggiù, ci incontriamo di nuovo.

29 agosto 2007

That's what computers have become - Part 2

E' come avere Bella e Bestia in un oggetto solo. E' ciò a cui siamo giunti nel futuro.
Non chiamatelo "telefono": quello è solo un accessorio.

27 agosto 2007

IAMX - President

Come un fulmine ecco IAMX che casca sulla terra e nella mia stanza, rivelandosi esattamente ciò di cui avevo bisogno in questi giorni di follia. Mi muovo così, anche io, come il presidente di una gabbia di pazzi: ritrovatemi la strada, please. Io l'ho persa definitivamente. What a wonderful life!

Szymborska Wislawa

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

[Il vento, questi giorni, soffia così forte sul mio libro degli eventi..]

26 agosto 2007

Makes all your dreams come true.

Oh! It seems so strange to me not to be free.
What's your name, my love?

Life is like movies?

Era tanto che non parlavo di cinema, tantissimo. Il fatto è che ultimamente non ho visto roba normale, ma soltanto negli estremi, mi son passati davanti agli occhi film appartenenti strettamente a due categorie opposte, per entrambe le quali mi è impossibile formulare recensioni. La prima, ovviamente, è quella del puttan-film, alla Transformers o Harry Potter per fare qualche esempio: pellicole magari anche estremamente piacevoli, di puro intrattenimento, ma sulle quali è arduo trovar parole o formular giudizi che non sfocino nella banalità. E sulle quali quindi mi sono rifiutato di scrivere di più.
La seconda tipologia, però, è quella che preferisco, ed è formata da una triade così unica e perfetta da sembrare fatta apposta; raramente, infatti, mi era capitato di vivere così intensamente tre situazioni affascinanti, piene e malinconiche come quelle descritte nelle storie qui in questione. Le Vite degli Altri, Quattro Minuti e XXY sono splendidicapolavori che ognuno di noi dovrebbe rivedere un po' di volte, anche solo al puro scopo di imparare. Così diversi nei temi trattati, ma così uguali nel modo delicato e speciale in cui riescono a far ingoiare situazioni sconvolgenti, questi tre prodotti dell'arte vanno a mettersi in una categoria che avevo dimenticato e per cui non trovo neanche un nome; si rivelano, infine, i degni successori di quel Mare Dentro che mi aveva fatto tanto piangere ormai un po' di anni fa e che si è conquistato un posto nella top ten dei film da me più amati nella storia. Non saprei che consigliarvi, non ce n'è uno più bello o più importante: sono storie che si devono sapere, senza se e senza ma; ti rivelano realtà dimenticate e chiariscono significati veri a quelle parole di cui sappiamo solo il nome e l'etichetta: tolleranza, regime, guerra, rarità, perfezione, bellezza, musica, sesso, giustizia. Che disgrazia non aver saputo prima!
Nel frattempo ci aspettiamo qualche film un po' più normale, per tentare di scrivere qualche recensione che sia tale: già lo so, l'inverno sembra promettente. Per voi i consigli son qua sotto. C'è un po' di mio cuore, sparso tra queste locandine.