Sì, sono anche io uno di loro. Avevo resistito strenuamente al vecchio album, me li ero fatti dispiacere quasi per costrizione, colpito dall'antiforza della moda e dalla finta originalità di molti loro pezzi. Erano passati e tutto sembrava tornato normale; poi un concerto a milano scatena l'inferno, i biglietti finiscono in un secondo neanche ci fosse vasco, invece di stupide scimmiette artiche. Si è tornato a parlarne sempre di più, l'attesa è diventata scottante. E poi, alla fine, non ce l'ho fatta più. Esce Brianstorm, il nuovo singolo degli Arctic Monkeys, e non posso negarlo: è davvero bella. La senti, e come fai a stare fermo? Quindi sì, lo ammetto. Sono anche io uno di loro.
Però almeno il video fa davvero schifo. Gasp.
15 marzo 2007
Arctic Monkeys - Brianstorm
12 marzo 2007
Come pattini per scivolare meglio
Non riesce a dormire, stanotte, la vecchia del quarto piano. La gola si spreca in esili soffi, sforzi che l'età ancora permette. Non riesce a dormire, i piedi trascinati in passi così rumorosi, ma fatti di ossa, e pelle, e niente peso, col soffitto tra di noi che appena basta a soffocare i suoi sospiri. Fa freddo, stanotte; un freddo insolito, con gli armadi rivoltati per cercare le coperte già riposte, con le calze fino a sù, oggi è un freddo con l'acqua sul fuoco. La vecchia si prepara camomilla, vuole aggiungerci del miele e la speranza di un buon sonno. Nell'attesa entra in bagno, senza luce, poi l'accende e si spaventa di sè stessa nello specchio, ogni ruga è un giorno, ogni dente perso un decennio. Neanche la camomilla placa la notte insonne della vecchia.
Non riesce a dormire neppure lo studente del portone accanto al mio. La festa è durata fino a tardi, è stanco, ma la testa questa volta non ha sogni. Quella musica gli rimbomba ancora nelle orecchie, quegli sguardi e poi quel bacio così veloce; lo studente ha il riflesso di chi ama nei suoi occhi, forse ha paura che a chiuderli il ricordo possa svanire, e il sapore di lei, e il tocco sulle dita. Poi sorride, arrossisce dentro il letto con il buio a ridergli dietro, sa di essere innamorato e che l'amore non si scorda niente. Ora vuole dormire, lo studente, è sicuro di aver riposto i pensieri in un luogo sicuro; ora vuole dormire, ma non riesce.
Non riesce a dormire, questa notte, nemmeno la signora del piano di sotto. Eppure l'ultima ora è stata faticosa, a ripulire le rovine di una serata di invitati. La cena coi colleghi è andata bene, gli ospiti si sono divertiti, il cibo era solo discreto ma la preoccupazione non è lì; la signora del piano di sotto non è mai stata una gran cuoca. Eccola nel letto a scacciare i suoni della casa accanto, cosa fa la vecchia sveglia a quest'ora, ma perchè non si sta ferma, ma perchè non si sta zitta. La signora del piano di sotto sa chi non la fa dormire e sa che non è mica quella vecchia, ma non vuole ricordarlo, la nottata è già trascorsa e non vuole più soffrire. Si sofferma s'un sospiro poi lo ingoia e passa avanti, ecco qua che non le riesce a dimenticarlo, torna il volto dell'amato e la vergogna per l'età. La signora del piano di sotto pensa a un'uomo, che non è uomo, ma ragazzo; la signora del piano di sotto pensa al figlio degli amici. E così rimane sveglia, con la fronte un po' sudata, e la lacrima sul viso.
Non riesce a dormire, la notte del tredici marzo duemila e sette, neppure il portiere giù al piano terra. La giornata è stata lunga e faticosa, ma lui sa che non è questo a dar fastidio. Sa che tutto il turbamento è nel mangiare all'una e mezza al bar lì accanto; proprio lì lui ogni giorno scorge il viso dell'amato. E' un ragazzo un po' più giovane che lavora chissà dove, con quegli occhi e quel sorriso lo ha colpito dritto al cuore. Ogni pranzo di ogni giorno prega Dio che non lo veda, al portiere gli s'infuoca il sentimento. Ma ogni sera di ogni giorno si riprende il sentimento, per tentare di ammazzarlo. La vergogna non l'accetta, preferisce struggimento, pure odio e pure morte, tutto purchè non si sappia. Questa notte poi è diversa, non gli riesce a prender sonno; il portiere, con le gambe attorno al bianco del cuscino, spera un po' che prima o poi le possa avvolgere al suo amore.
Non riescono a dormire, stanotte, gli inquilini di questo palazzo. La notte si è fatta presuntuosa e l'assenza di luce richiama attenzione, ferisce nel lato più debole. I sogni di solito scorrono come pattini, pronti per scivolare meglio sull'asfalto; stanotte però, forse è meglio stare fermi. Perchè ora si gira, gli attori già in scena e le camere pronte, ed è meglio non correre il rischio di luci sfocate. Niente sogni, stanotte.
'Chè le riprese, non vengano mosse.
Non riesce a dormire neppure lo studente del portone accanto al mio. La festa è durata fino a tardi, è stanco, ma la testa questa volta non ha sogni. Quella musica gli rimbomba ancora nelle orecchie, quegli sguardi e poi quel bacio così veloce; lo studente ha il riflesso di chi ama nei suoi occhi, forse ha paura che a chiuderli il ricordo possa svanire, e il sapore di lei, e il tocco sulle dita. Poi sorride, arrossisce dentro il letto con il buio a ridergli dietro, sa di essere innamorato e che l'amore non si scorda niente. Ora vuole dormire, lo studente, è sicuro di aver riposto i pensieri in un luogo sicuro; ora vuole dormire, ma non riesce.
Non riesce a dormire, questa notte, nemmeno la signora del piano di sotto. Eppure l'ultima ora è stata faticosa, a ripulire le rovine di una serata di invitati. La cena coi colleghi è andata bene, gli ospiti si sono divertiti, il cibo era solo discreto ma la preoccupazione non è lì; la signora del piano di sotto non è mai stata una gran cuoca. Eccola nel letto a scacciare i suoni della casa accanto, cosa fa la vecchia sveglia a quest'ora, ma perchè non si sta ferma, ma perchè non si sta zitta. La signora del piano di sotto sa chi non la fa dormire e sa che non è mica quella vecchia, ma non vuole ricordarlo, la nottata è già trascorsa e non vuole più soffrire. Si sofferma s'un sospiro poi lo ingoia e passa avanti, ecco qua che non le riesce a dimenticarlo, torna il volto dell'amato e la vergogna per l'età. La signora del piano di sotto pensa a un'uomo, che non è uomo, ma ragazzo; la signora del piano di sotto pensa al figlio degli amici. E così rimane sveglia, con la fronte un po' sudata, e la lacrima sul viso.
Non riesce a dormire, la notte del tredici marzo duemila e sette, neppure il portiere giù al piano terra. La giornata è stata lunga e faticosa, ma lui sa che non è questo a dar fastidio. Sa che tutto il turbamento è nel mangiare all'una e mezza al bar lì accanto; proprio lì lui ogni giorno scorge il viso dell'amato. E' un ragazzo un po' più giovane che lavora chissà dove, con quegli occhi e quel sorriso lo ha colpito dritto al cuore. Ogni pranzo di ogni giorno prega Dio che non lo veda, al portiere gli s'infuoca il sentimento. Ma ogni sera di ogni giorno si riprende il sentimento, per tentare di ammazzarlo. La vergogna non l'accetta, preferisce struggimento, pure odio e pure morte, tutto purchè non si sappia. Questa notte poi è diversa, non gli riesce a prender sonno; il portiere, con le gambe attorno al bianco del cuscino, spera un po' che prima o poi le possa avvolgere al suo amore.
Non riescono a dormire, stanotte, gli inquilini di questo palazzo. La notte si è fatta presuntuosa e l'assenza di luce richiama attenzione, ferisce nel lato più debole. I sogni di solito scorrono come pattini, pronti per scivolare meglio sull'asfalto; stanotte però, forse è meglio stare fermi. Perchè ora si gira, gli attori già in scena e le camere pronte, ed è meglio non correre il rischio di luci sfocate. Niente sogni, stanotte.
'Chè le riprese, non vengano mosse.
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