12 novembre 2005
***Meno Tre***
one.. two.
still my heart, and hold my tongue
i feel my time, my time has come
let me in, unlock the door
i never felt this way before
and the wheels just keep on turning
the drummer begins to drum
i don't know which way i'm going
i don't know which way i've come.
hold my head, inside your hands
i need someone who understands
i need someone, someone who hears
for you i've waited all these years
for you i'd wait, til kingdom come
until my day, my day is done
and say you'll come, and set me free
just say you'll wait, you'll wait for me.
in your tears, and in your blood
in your fire, and in your flood
i hear you laugh, i heard you sing
i wouldn't change a single thing
and the wheels just keep on turning
the drummers begin to drum
i don't know which way I'm going
i dont know what i'll become
for you'd i'd wait, til kingdom come
until my days, my days are done
say you'll come, and set me free
just say you'll wait, you'll wait for me
just say you'll wait, you'll wait for me
just say you'll wait, you'll wait for me.
11 novembre 2005
***Meno Quattro***
A warning sign,
I missed the good part then I realized,
I started looking and the bubble burst.
I started looking for excuses.
Come on in,
I've gotta tell you what a state I'm in,
I've gotta tell you in my loudest tones,
That I started looking for a warning sign.
When the truth is,
I miss you.
Yeah the truth is,
That I miss you so.
A warning sign,
It came back to haunt me and I realized,
That you were an island and I passed you by,
And you were an island to discover.
Come on in,
I've gotta tell you what a state I'm in,
I've gotta tell you in my loudest tones,
That I started looking for a warning sign.
When the truth is,
I miss you.
Yeah the truth is,
That I miss you so.
And I'm tired,
I should not have let you down.
So I crawl back into your open arms.
Yes I crawl back into your open arms.
Questo è un giorno un po' speciale per me.
Sì, oggi è una giornata un po' speciale. Sto aspettando infatti l'uscita di un nuovo romanzo di Baricco da quasi 5 anni, quando è uscito quel capolavoro che è "City", e vi assicuro che cinque anni non sono pochi, se Baricco è il tuo scrittore preferito. In questo intervallo di tempo AB ha scritto qualcosa, un romanzo breve che si chiama "Senza Sangue", qualche saggio, la discussa "Iliade", un po' di teatro e qualche articolo su giornali sparsi. Niente di brutto, per carità: "Senza Sangue" è bellissimo, la sua "Iliade" è senza dubbio un'opera che andava fatta e non ho niente da dire sugli articoli che ci ha lasciato. Ma mancava qualcosa, da troppo: mancavano i lunghi monologhi, le atmosfere, i dialoghi incredibili, mancava la vera forza di uno scrittore odiato da molti e capito da pochi. Negli ultimi lavori Baricco si era perso: forse nei grandi Auditorium o nei Teatri, forse nelle redazioni dei giornali o nelle televisioni. Ma si era perso, alcuni credevano per sempre.
Oggi AB è tornato, da stamattina alle 8 è pronto a far parlare di sè ancora una volta, sicuro come sempre delle critiche atroci che riceverà. E' pronto, ne sono certo. Ma 'stavolta ha un'arma in più. perchè AB è tornato con un libro, anzi con un Libro, che sarà difficile da distruggere.
Io non l'ho ancora finito: sono 284 pagine, finalmente scritte come tutti i libri del mondo, a caratteri normali, non mastodontici. Non l'ho finito ma ho letto le prime 60 pagine. Valgono molto di più di quello che sembrano; alcune righe riassumono, per un profano della letteratura come me (che non ha pretese da critico letterario, ma solo da adulatore senza cervello, per carità), l'idea stessa di scrittura, intesa come sintesi assoluta tra concetto (e quindi prosa) e forma (cioè poesia).
Oggi AB è tornato, da stamattina alle 8 è pronto a far parlare di sè ancora una volta, sicuro come sempre delle critiche atroci che riceverà. E' pronto, ne sono certo. Ma 'stavolta ha un'arma in più. perchè AB è tornato con un libro, anzi con un Libro, che sarà difficile da distruggere.
Io non l'ho ancora finito: sono 284 pagine, finalmente scritte come tutti i libri del mondo, a caratteri normali, non mastodontici. Non l'ho finito ma ho letto le prime 60 pagine. Valgono molto di più di quello che sembrano; alcune righe riassumono, per un profano della letteratura come me (che non ha pretese da critico letterario, ma solo da adulatore senza cervello, per carità), l'idea stessa di scrittura, intesa come sintesi assoluta tra concetto (e quindi prosa) e forma (cioè poesia).
Nei giardini del re, a pascolare nella notte, provvisoriamente miti, sotto le carcasse di ferro, intorno al cuore di pistoni, li aspettavano 224 AUTOMOBILI, ferme sull’erba, in un vago odore di olio e di gloria. Erano lì per correre la grande corsa, da Parigi a Madrid, giù per l’Europa, dalla nebbia al sole. Lasciami andare a vedere il sogno, la velocità, il miracolo, non fermarmi
con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte, poi tornerò Ai giardini di Versailles, madame, parte la corsa dei sogni, madame, Panhard-Levassor, 70 cavalli, 4 cilindri fatti di acciaio forato, come i cannoni, madame Potevano arrivare, le
AUTOMOBILI, ai 140 chilometri orari, strappati a strade di terra e buche, contro ogni logica e buon senso, in un tempo in cui i treni, sulla scintillante sicurezza dei binari, arrivavano con fatica ai 120. Tanto che ai tempi erano sicuri – sicuri – che più veloci non si potesse andare, umanamente parlando: quello era il confine ultimo, e quello era l’orlo del mondo. Questo spiega come sia
stato possibile che centomila persone siano sbucate fuori dalla stazione di Versailles, alle tre del mattino, nella tiepida notte di maggio, lasciami andare a vivere laggiù, sull’orlo del mondo, solo questa notte, ti prego, poi tornerò Se una sola risaliva la strada di campagna, correvano a perdifiato in mezzo al grano per andare a incrociare quella nube di polvere, e dai retrobottega come bambini correvano a vederne passare una davanti alla chiesa, facendo sì con la testa. Ma 224 tutte insieme, questa era meraviglia pura. Le più veloci, le più pesanti, le più famose. Erano regine – l’AUTOMOBILE era regina, perché come serva non era ancora stata pensata, lei era nata regina, e la gara era il suo trono, la sua corona, non esistevano automobili, ancora, esistevano REGINE, vieni a vederle a Versailles, in questa notte tiepida di maggio, Parigi mille novecento tre.
con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte, poi tornerò Ai giardini di Versailles, madame, parte la corsa dei sogni, madame, Panhard-Levassor, 70 cavalli, 4 cilindri fatti di acciaio forato, come i cannoni, madame Potevano arrivare, le
AUTOMOBILI, ai 140 chilometri orari, strappati a strade di terra e buche, contro ogni logica e buon senso, in un tempo in cui i treni, sulla scintillante sicurezza dei binari, arrivavano con fatica ai 120. Tanto che ai tempi erano sicuri – sicuri – che più veloci non si potesse andare, umanamente parlando: quello era il confine ultimo, e quello era l’orlo del mondo. Questo spiega come sia
stato possibile che centomila persone siano sbucate fuori dalla stazione di Versailles, alle tre del mattino, nella tiepida notte di maggio, lasciami andare a vivere laggiù, sull’orlo del mondo, solo questa notte, ti prego, poi tornerò Se una sola risaliva la strada di campagna, correvano a perdifiato in mezzo al grano per andare a incrociare quella nube di polvere, e dai retrobottega come bambini correvano a vederne passare una davanti alla chiesa, facendo sì con la testa. Ma 224 tutte insieme, questa era meraviglia pura. Le più veloci, le più pesanti, le più famose. Erano regine – l’AUTOMOBILE era regina, perché come serva non era ancora stata pensata, lei era nata regina, e la gara era il suo trono, la sua corona, non esistevano automobili, ancora, esistevano REGINE, vieni a vederle a Versailles, in questa notte tiepida di maggio, Parigi mille novecento tre.
10 novembre 2005
*** Meno Cinque ***
Honey you are a rock
Upon which I stand
And I come here to talk
I hope you understand
That green eyes, yeah the spotlight, shines upon you
And how could, anybody, deny you
I came here with a load
And it feels so much lighter, now I’ve met you
And honey you should know, that I could never go on without you
Green eyes
Honey you are the sea
Upon which I float
And I came here to talk
I think you should know
That green eyes, you’re the one that I wanted to find
And anyone who, tried to deny you must be out of their mind
Cause I came here with a load
And it feels so much lighter, since I met you
Honey you should know, that I could never go on without you
Green eyes
Green eyes
Upon which I stand
And I come here to talk
I hope you understand
That green eyes, yeah the spotlight, shines upon you
And how could, anybody, deny you
I came here with a load
And it feels so much lighter, now I’ve met you
And honey you should know, that I could never go on without you
Green eyes
Honey you are the sea
Upon which I float
And I came here to talk
I think you should know
That green eyes, you’re the one that I wanted to find
And anyone who, tried to deny you must be out of their mind
Cause I came here with a load
And it feels so much lighter, since I met you
Honey you should know, that I could never go on without you
Green eyes
Green eyes
My love for you insatiable...
Sciopero dei giornalisti: ovvero, posso finalmente fare e dire quello che voglio senza tutti quei paparazzi pronti a cogliermi in situazioni imbarazzanti. Chissà che Berlusconi non abbia avuto questa illuminazione, ieri sera... Lo scopriremo presto, ma intanto le radio hanno pensato bene di aiutarci a risollevare il morale. E così Radio Deejay oggi mi ha consolato riproponendomi questo capolavoro di pop-trash omosex che è "Insatiable" di uno degli ex Savage Garden: ho riflettuto un momento e la logica mi ha fatto notare che quello che stavo ascoltando non era un uomo che canta, ma bensì un uomo in preda a un orgasmo. Per niente rattristato dalla scoperta ho sbattuto via la logica dal mio cervello, e subito l'uomo-in-preda-a-un-orgasmo è diventato un cantante eccezionale, degno di passare sulla radio più ascoltata dagli italiani. Magie del pop, direbbero in molti: ti oscura la mente, perchè è solo forma, e niente sostanza. Il pop è questo: è l'arte ignorante, che basandosi su premesse culturali nulle deve svilupparsi in altre forme, artificiali e piene di effetti. Una vita non si sistema con il pop: ma certamente questo può aiutare a riempire gli spazi vuoti. Già, il pop, che ha cambiato la vita a tanti, ed ha arricchito pochi. Del resto, prima, ai tempi di Madonna e Prince, solo la musica era pop: ora invece lo è tutto quello che ci circonda. Una Citroen C1 non è pop? E un iPod? Per non parlare dei film o dei libri, dove il pop straborda ovunque. Non sono il primo a dire una cosa del genere, e devo dire che per qualche verso non mi dispiace per niente. Ma i problemi arrivano quando questo strabordare giunge infine nei parlamenti, nelle camere, nei senati: qualcuno in Italia ha sfruttato la moda per secolarizzare la politica fino a stravolgerla completamente, rendendola senza dubbio più comprensibile. Ma non per questo più funzionale, e i risultati li stiamo subendo tutti, sulle spalle. Era meglio prima, mi sa, quando i politici non ti facevano capire un cazzo, erano per niente pop, ma ci davano da mangiare. L'amore, anche se insaziabile, non riempe la pancia.
08 novembre 2005
Post ad personam
Voglio dedicarmi un post, lo faccio troppo raramente.
Come iniziare. Ovviamente "Caro Diario" rasenta l'anacronismo e "Caro Blog" rasenta il patetico, ma comunque ho già iniziato. Ho cominciato la tesi da qualche giorno, domani dovrei finalmente buttare giù qualcosa di concreto, ma mi sento terribilmente svogliato. Non so mi sembra così inutile, tutti questi sforzi, queste aspettative tutte tese verso un istante della mia vita che sarà invece terribilmente intermedio e passeggero. Studio controvoglia tutto, e studio poco. Più si avvicinano le mille scadenze del mese prossimo e più mi sembra di non averne nessuna, e così ho sempre meno paura, che è la vera spinta vitale dello studente.
Apparte questo ho iniziato il conservatorio, e anche lì se ne vedranno di fantastiche quest'anno. A febbraio, mese che mi è straordinariamente familiare (forse perchè ho una Laurea?), dovrei anche sostenere un po' di esami di Composizione e Lettura della Partitura lì in cons. Sinceramente la prospettiva mi atterrisce, ho paura di sovraccaricarmi troppo, che non è il massimo. Vedremo.
Come finire. La data la mette lui da solo, la firma è ridicola, ma comunque ho già finito.
Ciao.
Come iniziare. Ovviamente "Caro Diario" rasenta l'anacronismo e "Caro Blog" rasenta il patetico, ma comunque ho già iniziato. Ho cominciato la tesi da qualche giorno, domani dovrei finalmente buttare giù qualcosa di concreto, ma mi sento terribilmente svogliato. Non so mi sembra così inutile, tutti questi sforzi, queste aspettative tutte tese verso un istante della mia vita che sarà invece terribilmente intermedio e passeggero. Studio controvoglia tutto, e studio poco. Più si avvicinano le mille scadenze del mese prossimo e più mi sembra di non averne nessuna, e così ho sempre meno paura, che è la vera spinta vitale dello studente.
Apparte questo ho iniziato il conservatorio, e anche lì se ne vedranno di fantastiche quest'anno. A febbraio, mese che mi è straordinariamente familiare (forse perchè ho una Laurea?), dovrei anche sostenere un po' di esami di Composizione e Lettura della Partitura lì in cons. Sinceramente la prospettiva mi atterrisce, ho paura di sovraccaricarmi troppo, che non è il massimo. Vedremo.
Come finire. La data la mette lui da solo, la firma è ridicola, ma comunque ho già finito.
Ciao.
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