Oggi AB è tornato, da stamattina alle 8 è pronto a far parlare di sè ancora una volta, sicuro come sempre delle critiche atroci che riceverà. E' pronto, ne sono certo. Ma 'stavolta ha un'arma in più. perchè AB è tornato con un libro, anzi con un Libro, che sarà difficile da distruggere.
Io non l'ho ancora finito: sono 284 pagine, finalmente scritte come tutti i libri del mondo, a caratteri normali, non mastodontici. Non l'ho finito ma ho letto le prime 60 pagine. Valgono molto di più di quello che sembrano; alcune righe riassumono, per un profano della letteratura come me (che non ha pretese da critico letterario, ma solo da adulatore senza cervello, per carità), l'idea stessa di scrittura, intesa come sintesi assoluta tra concetto (e quindi prosa) e forma (cioè poesia).
Nei giardini del re, a pascolare nella notte, provvisoriamente miti, sotto le carcasse di ferro, intorno al cuore di pistoni, li aspettavano 224 AUTOMOBILI, ferme sull’erba, in un vago odore di olio e di gloria. Erano lì per correre la grande corsa, da Parigi a Madrid, giù per l’Europa, dalla nebbia al sole. Lasciami andare a vedere il sogno, la velocità, il miracolo, non fermarmi
con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte, poi tornerò Ai giardini di Versailles, madame, parte la corsa dei sogni, madame, Panhard-Levassor, 70 cavalli, 4 cilindri fatti di acciaio forato, come i cannoni, madame Potevano arrivare, le
AUTOMOBILI, ai 140 chilometri orari, strappati a strade di terra e buche, contro ogni logica e buon senso, in un tempo in cui i treni, sulla scintillante sicurezza dei binari, arrivavano con fatica ai 120. Tanto che ai tempi erano sicuri – sicuri – che più veloci non si potesse andare, umanamente parlando: quello era il confine ultimo, e quello era l’orlo del mondo. Questo spiega come sia
stato possibile che centomila persone siano sbucate fuori dalla stazione di Versailles, alle tre del mattino, nella tiepida notte di maggio, lasciami andare a vivere laggiù, sull’orlo del mondo, solo questa notte, ti prego, poi tornerò Se una sola risaliva la strada di campagna, correvano a perdifiato in mezzo al grano per andare a incrociare quella nube di polvere, e dai retrobottega come bambini correvano a vederne passare una davanti alla chiesa, facendo sì con la testa. Ma 224 tutte insieme, questa era meraviglia pura. Le più veloci, le più pesanti, le più famose. Erano regine – l’AUTOMOBILE era regina, perché come serva non era ancora stata pensata, lei era nata regina, e la gara era il suo trono, la sua corona, non esistevano automobili, ancora, esistevano REGINE, vieni a vederle a Versailles, in questa notte tiepida di maggio, Parigi mille novecento tre.
con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte, poi tornerò Ai giardini di Versailles, madame, parte la corsa dei sogni, madame, Panhard-Levassor, 70 cavalli, 4 cilindri fatti di acciaio forato, come i cannoni, madame Potevano arrivare, le
AUTOMOBILI, ai 140 chilometri orari, strappati a strade di terra e buche, contro ogni logica e buon senso, in un tempo in cui i treni, sulla scintillante sicurezza dei binari, arrivavano con fatica ai 120. Tanto che ai tempi erano sicuri – sicuri – che più veloci non si potesse andare, umanamente parlando: quello era il confine ultimo, e quello era l’orlo del mondo. Questo spiega come sia
stato possibile che centomila persone siano sbucate fuori dalla stazione di Versailles, alle tre del mattino, nella tiepida notte di maggio, lasciami andare a vivere laggiù, sull’orlo del mondo, solo questa notte, ti prego, poi tornerò Se una sola risaliva la strada di campagna, correvano a perdifiato in mezzo al grano per andare a incrociare quella nube di polvere, e dai retrobottega come bambini correvano a vederne passare una davanti alla chiesa, facendo sì con la testa. Ma 224 tutte insieme, questa era meraviglia pura. Le più veloci, le più pesanti, le più famose. Erano regine – l’AUTOMOBILE era regina, perché come serva non era ancora stata pensata, lei era nata regina, e la gara era il suo trono, la sua corona, non esistevano automobili, ancora, esistevano REGINE, vieni a vederle a Versailles, in questa notte tiepida di maggio, Parigi mille novecento tre.
4 commenti:
Adoro Baricco! "City" e' uno dei libri piu' belli che abbia mai letto. I suoi lavori sono classici istantanei.
Quando devo correre in libreria? :)
Bhè puoi correre anche oggi stesso...:-)!
io pure lo adoro.
city è forse il mio libro preferito.
corriamo tutti insomma :)
Già! Io sono corso stamattina alle 9 però, sono arrivato primo :-P!
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