«Già l'idea che qualcuno inciti gli elettori a non andare a votare, mi sembra un motivo valido per andarci. Se ci sono opinioni diverse si possono discutere, ci si può confrontare. E poi la maggioranza decide: è un basilare principio democratico. Ma invitare all'astensionismo, boicottare in partenza l'espressione della volontà popolare, mi sembra un atteggiamento parecchio discutibile».
E' Andrea De Carlo, riguardo il referemdum del 12 e 13 giugno...
Per leggere l'intervista completa:
Intervista
07 maggio 2005
Baricco su "Repubblica"
Qualche giorno fa (sabato scorso il 30 aprile) su La Repubblica è stato pubblicato un articolo di Baricco, sulla morte del Papa. Vi riporto l'inizio sperando che vi spinga a leggerlo tutto perchè era davvero bello...
"Erano i giorni del Papa. Quello vecchio. I giorni della morte del Papa. E io stavo lì, come tutti, a seguire la grande messa in scena. La situazione, come si sa, inclinava a tutta una serie di sentimenti discordanti. Ma con il passare delle ore iniziò a sembrarmi sempre più chiaro che non io in particolare, ma tutti, assolutamente tutti, stavamo per essere sopraffatti da un sentimento più forte degli altri, mica tanto confessabile, ma adamantino: il fastidio. Eravamo tutti colpiti, vagamente commossi, ma soprattutto inesorabilmente infastiditi per quel che stava accadendo: e quel che stava accadendo non era che un papa moriva, no: quello che stava accadendo era una colata mediatica senza precedenti, un’invasione allucinante della mono-notizia papale, un distruttivo tzunami dell’informazione, anzi di una informazione. Piaccia o no, la vera reazione che ha accomunato tutti, in quei giorni, è stata il pensiero che si stava esagerando. Che, davvero, tutto quello era troppo.
Quando arrivi a Skysport e trovi Porrà, e Porrà sta parlando del Papa, allora è troppo.
Poi magari la gente lo diceva a mezza voce, perché le spiaceva sputare sul presepe: ma lo pensava, e senza esitazioni. Si stava esagerando. Quando ho sentito esporre il concetto dal conduttore di una di quelle radio della capitale che parlano solo, 24 ore al giorno, di Roma e Lazio, ho capito che si stava formando un colossale ingorgo intellettuale: quella è gente che può passare tre giorni a discutere e dissezionare una frase di Cassano: eppure perfino a loro pareva troppo quello che si stava facendo sul Papa. Cosa diavolo stava succedendo? Da che parte stava, ormai, l’intelligenza?
E intanto il grande racconto mediatico alluvionava qualsiasi spazio e tempo, partorendo a ritmo sempre più elevato domande senza risposte e paradossi logici. Più erano le ore papali di televisione più si allungava la cosa, da piazza San Pietro lungo il Tevere: comprensibilmente, perché ogni ora televisiva moltiplicava il mito. E più si allungava la coda più si allungavano le ore papali in televisione: comprensibilmente, perché più lunga era la coda più la notizia diventava clamorosa. Sì, ma qual’era l’inizio di tutto: la tivù o la coda? Voglio dire, qual’era la cosa vera? Cos’è che effettivamente era accaduto: che tanta gente era in coda, o ce i media avevano messo su un mito? O tutt’e due? Mah. E così passeggiavi lungo la grande coda, come allo zoo, cercando di capire. Con una domanda in testa: sarebbe un coda così lunga, se non fosse una coda così lunga? Voglio dire: quanti di quelli non sarebbero mai venuti se quella coda fosse stata una coda normale?"
Ciao a tutti!!!
"Erano i giorni del Papa. Quello vecchio. I giorni della morte del Papa. E io stavo lì, come tutti, a seguire la grande messa in scena. La situazione, come si sa, inclinava a tutta una serie di sentimenti discordanti. Ma con il passare delle ore iniziò a sembrarmi sempre più chiaro che non io in particolare, ma tutti, assolutamente tutti, stavamo per essere sopraffatti da un sentimento più forte degli altri, mica tanto confessabile, ma adamantino: il fastidio. Eravamo tutti colpiti, vagamente commossi, ma soprattutto inesorabilmente infastiditi per quel che stava accadendo: e quel che stava accadendo non era che un papa moriva, no: quello che stava accadendo era una colata mediatica senza precedenti, un’invasione allucinante della mono-notizia papale, un distruttivo tzunami dell’informazione, anzi di una informazione. Piaccia o no, la vera reazione che ha accomunato tutti, in quei giorni, è stata il pensiero che si stava esagerando. Che, davvero, tutto quello era troppo.
Quando arrivi a Skysport e trovi Porrà, e Porrà sta parlando del Papa, allora è troppo.
Poi magari la gente lo diceva a mezza voce, perché le spiaceva sputare sul presepe: ma lo pensava, e senza esitazioni. Si stava esagerando. Quando ho sentito esporre il concetto dal conduttore di una di quelle radio della capitale che parlano solo, 24 ore al giorno, di Roma e Lazio, ho capito che si stava formando un colossale ingorgo intellettuale: quella è gente che può passare tre giorni a discutere e dissezionare una frase di Cassano: eppure perfino a loro pareva troppo quello che si stava facendo sul Papa. Cosa diavolo stava succedendo? Da che parte stava, ormai, l’intelligenza?
E intanto il grande racconto mediatico alluvionava qualsiasi spazio e tempo, partorendo a ritmo sempre più elevato domande senza risposte e paradossi logici. Più erano le ore papali di televisione più si allungava la cosa, da piazza San Pietro lungo il Tevere: comprensibilmente, perché ogni ora televisiva moltiplicava il mito. E più si allungava la coda più si allungavano le ore papali in televisione: comprensibilmente, perché più lunga era la coda più la notizia diventava clamorosa. Sì, ma qual’era l’inizio di tutto: la tivù o la coda? Voglio dire, qual’era la cosa vera? Cos’è che effettivamente era accaduto: che tanta gente era in coda, o ce i media avevano messo su un mito? O tutt’e due? Mah. E così passeggiavi lungo la grande coda, come allo zoo, cercando di capire. Con una domanda in testa: sarebbe un coda così lunga, se non fosse una coda così lunga? Voglio dire: quanti di quelli non sarebbero mai venuti se quella coda fosse stata una coda normale?"
Ciao a tutti!!!
12 e 13 giugno...
Benvenuti nel mio nuovo Blog!!!
Sono sul ciglio della strada
amore scusami
io ti sorrido ma non puoi più guardarmi
confesso che non ho più armi e sogni qui per te
per te che mi aiutavi ogni giorno a vivere
per te che ora io non vivo più
sto scivolando tra le strade della tua città
quanto sei bella e forte da quassù.
Non è stato facile per me
stare su
continuo a fingere per te
corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
Sono sul ciglio della porta
amore scusami
non suono per non disturbare te che dormi
le foto ti ritraggono felice ma non più con me
ho smesso di fumare è stato così semplice
ma non è facile vederti giù
ma scivolando tra le luci della tua città
ti vedo forte e bella da quassù.
Non è stato facile per me
stare su
continuo a fingere per te
corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
Corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
amore scusami
io ti sorrido ma non puoi più guardarmi
confesso che non ho più armi e sogni qui per te
per te che mi aiutavi ogni giorno a vivere
per te che ora io non vivo più
sto scivolando tra le strade della tua città
quanto sei bella e forte da quassù.
Non è stato facile per me
stare su
continuo a fingere per te
corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
Sono sul ciglio della porta
amore scusami
non suono per non disturbare te che dormi
le foto ti ritraggono felice ma non più con me
ho smesso di fumare è stato così semplice
ma non è facile vederti giù
ma scivolando tra le luci della tua città
ti vedo forte e bella da quassù.
Non è stato facile per me
stare su
continuo a fingere per te
corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
Corro più su
dovevo dirti molte cose amore.
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