Questo post ha l'unico obiettivo di riferire al mondo intero che ho preso TRENTA E LODE a Lettura della Partitura, e che ho suonato DIVINAMENTE, e che sono bravissimo.
Non è che non sono modesto, è che dico le cose come stanno!!!:-)
To the next!
24 giugno 2006
23 giugno 2006
Parlare di me
Fa un caldo pazzesco e, ovviamente, incollando all'afa lo stress pre-esame, il sav non riesce a chiudere occhio... Non è che abbia poi tutti questi pensieri che mi impediscono di dormire, anzi, quello che mi impensierisce di più è proprio il mio averne così pochi, possibile che non riesco mai a formulare un qualcosa di decente sullo stato delle cose nella mia esistenza? Poi le persone chiedono, e tu non sai cosa dire, pare che hai una vita inutile, monotona, tutta uguale, invece sai benissimo che non è così, ma provi a parlarne, e quello che viene fuori è un respiro, aria, e basta. E' proprio che quando inizio a parlare di me, mi dimentico. No, davvero, è così. La maggior parte delle disgrazie che mi sono avvenute nella storia sono dovute ai miei silenzi, così imbarazzanti, lo capisco: eppure, mi dimentico. Come se appena le descrivo, e le racconto, le cose perdano di importanza, sfumino in un'amalgama di noia e frasi fatte, fuggendo completamente da quella che è la vera storia, la mia storia. Poi ogni tanto con le persone più improbabili eccomi lì, che divago, ma mi basta un attimo, zac, e sono di nuovo muto. Perchè? Zac. Quindi la gente si stufa: cioè, per carità, non subito. Le persone che mi capiscono, mi capiscono, e di solito quelle che non mi capiscono non frequentano i miei sogni notturni, insomma, non sarebbe un gran dispiacere, fin qui. Il problema è che per quanto mi si possa capire, poi finisce lì, l'uomo è un animale sociale, come si fa, come si va avanti, con me? Non lo so. Se lo sapessi, non sarebbero successe tante cose, di tutti i tipi e in tutti i campi, ma se, se, se, se, se, cosa vuol dire? Io il perchè mi succeda questo non lo so, e tutte queste cose sono successe ormai, e la mia vita oggi non è neanche così malvagia, quindi non posso nemmeno lamentarmi molto. La questione vera è la paura. Come faccio ad affrontare di nuovo il mondo, là fuori? Sarò in grado di farlo di nuovo? Quando subentra la paura, dopo tante delusioni provocate da un motivo così preciso, identificabile, colpevole, come il mio silenzio, allora c'è il pericolo che uno si blocca, e chissà quando riparte, poi. Mi conosco. Sono ottimista, io. Sembro triste, ma rido, dentro.
La verità è che le parole vengono fuori più facilmente, se gli occhi che ti guardano te le succhiano via.
La verità è che le parole vengono fuori più facilmente, se gli occhi che ti guardano te le succhiano via.
21 giugno 2006
18 giugno 2006
Domani nella battaglia pensa a me
"Domani nella battaglia pensa a me,
e cada la tua spada senza filo,
che io pesi sopra la tua anima,
che io sia piombo nel tuo petto,
e che finiscano i tuoi giorni sanguinosi.
Domani nella battaglia pensa a me,
dispera e muori.
Che gli angeli benefici proteggano le tue truppe,
e preghino gli eredi ormai oltraggiati.
Domani nella battaglia pensa a me,
vivi, e prospera."
e cada la tua spada senza filo,
che io pesi sopra la tua anima,
che io sia piombo nel tuo petto,
e che finiscano i tuoi giorni sanguinosi.
Domani nella battaglia pensa a me,
dispera e muori.
Che gli angeli benefici proteggano le tue truppe,
e preghino gli eredi ormai oltraggiati.
Domani nella battaglia pensa a me,
vivi, e prospera."
The Omen - Ultraviolet: la rinascita degli stolti.
I due film appena citati non sono accomunati soltanto dal mio averli visti a brevissima distanza tra loro. C'è ben altro che li lega, come intenzioni e come carattere. Entrambi lasciano trapelare infatti il vero problema del cinema americano di oggi: la scontatezza.
Sembra quasi che a Hollywood non si pongano neanche più il problema, della qualità dei film che producono. Se lo facessero, suppongo, non gli verrebbe neanche in mente di tirar fuori menate del genere, in cui lo spettatore passa la prima metà del film a sperare che l'imbarazzante tripudio di luoghi comuni e deja vu sia solo il preambolo a qualcosa di più socialmente utile, e la seconda metà a sperare di aver sbagliato sala, l'Adriano ne ha così tante...
The Omen e Ultraviolet sono lo stesso film. In entrambi ci troviamo di fronte a caratteristiche di alcuni personaggi (il potere del bimbo/anticristo nel primo, la forza della strafiga/vampira nel secondo) che capiamo subito essere inarrestabili, invincibili. Così è evidente che non ci sorprendiamo affatto, se l'anticristo riesce a uccidere questo o quello, o se la strafiga vince i combattimenti con 50 o 100 nemici in più della volta precedente: il film ci ha fatto capire che sarà così, sempre, perchè le loro sono caratteristiche inarrestabili. Allora mi chiedo per quale motivo concentrare le trame proprio su di queste, a costo di rendere lo spettacolo di una noia mortale (quale spettatore vuole vedere lo svolgersi di un'aqvvenimento di cui riesce a prevedere perfettamente la fine?); non sarebbe stato meglio spendere qualche soldino in più in bravi sceneggiatori, invece che in cattivi effetti speciali?
Una considerazione aggiuntiva su entrambi: la scelta di entrambi i bambini nei due film è sbagliatissima. Ci voleva una Dakota Fanning al maschile, qualcuino, insomma, con qualcosa di più di una paresi facciale.
Una considerazione aggiuntiva su The Omen: perchè un film che aveva le potenzialità per spaventare, con la paura vera, l'angoscia, invece si riduce allo strategemma del "botto quando non te lo aspetti"? E soprattutto, perchè per farti venire il colpo usa la tecnica più banale mai adottata, ossia quella del "lo metto durante il sogno della protagonista, così posso metterci qualsiasi mostruosità che tanto lei la sta solo sognando e non mi rovina la trama"?
Infine, una considerazione aggiuntiva su Ultraviolet: premesso che l'intero film è coperto da due o tre strati di computer grafica (probabilmente usati anche dai truccatori al posto del fondotinta), , e che in ogni caso un video game è ben più emozionante di questo film (almeno lì c'è l'emozione di poter perdere), mi chiedo, comunque, per quale motivo abbiano utilizzato come tecnico degli effetti speciali lo stesso di King Kong. No, che avete capito.
Quello del 1933, ovviamente.
Sembra quasi che a Hollywood non si pongano neanche più il problema, della qualità dei film che producono. Se lo facessero, suppongo, non gli verrebbe neanche in mente di tirar fuori menate del genere, in cui lo spettatore passa la prima metà del film a sperare che l'imbarazzante tripudio di luoghi comuni e deja vu sia solo il preambolo a qualcosa di più socialmente utile, e la seconda metà a sperare di aver sbagliato sala, l'Adriano ne ha così tante...
The Omen e Ultraviolet sono lo stesso film. In entrambi ci troviamo di fronte a caratteristiche di alcuni personaggi (il potere del bimbo/anticristo nel primo, la forza della strafiga/vampira nel secondo) che capiamo subito essere inarrestabili, invincibili. Così è evidente che non ci sorprendiamo affatto, se l'anticristo riesce a uccidere questo o quello, o se la strafiga vince i combattimenti con 50 o 100 nemici in più della volta precedente: il film ci ha fatto capire che sarà così, sempre, perchè le loro sono caratteristiche inarrestabili. Allora mi chiedo per quale motivo concentrare le trame proprio su di queste, a costo di rendere lo spettacolo di una noia mortale (quale spettatore vuole vedere lo svolgersi di un'aqvvenimento di cui riesce a prevedere perfettamente la fine?); non sarebbe stato meglio spendere qualche soldino in più in bravi sceneggiatori, invece che in cattivi effetti speciali?
Una considerazione aggiuntiva su entrambi: la scelta di entrambi i bambini nei due film è sbagliatissima. Ci voleva una Dakota Fanning al maschile, qualcuino, insomma, con qualcosa di più di una paresi facciale.
Una considerazione aggiuntiva su The Omen: perchè un film che aveva le potenzialità per spaventare, con la paura vera, l'angoscia, invece si riduce allo strategemma del "botto quando non te lo aspetti"? E soprattutto, perchè per farti venire il colpo usa la tecnica più banale mai adottata, ossia quella del "lo metto durante il sogno della protagonista, così posso metterci qualsiasi mostruosità che tanto lei la sta solo sognando e non mi rovina la trama"?
Infine, una considerazione aggiuntiva su Ultraviolet: premesso che l'intero film è coperto da due o tre strati di computer grafica (probabilmente usati anche dai truccatori al posto del fondotinta), , e che in ogni caso un video game è ben più emozionante di questo film (almeno lì c'è l'emozione di poter perdere), mi chiedo, comunque, per quale motivo abbiano utilizzato come tecnico degli effetti speciali lo stesso di King Kong. No, che avete capito.
Quello del 1933, ovviamente.
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