Vado a cacciare streghe, ad occuparmi del resto. Vado a pensare all'impensabile, a ritrovare un po' di me che sta lì sparso.
Vado via per un poco: e tu accoglimi, Londra; non tenermi come un organo in rigetto. Non ho tutte 'ste pretese. Sono il fonico ed il sarto quest'estate, perchè arrivi alla regia c'è ancora tempo. Rendi il tutto più piacevole ed elimina chi devi dal mio cuore.
I feel so British.
s.
p.s.
Dato che ancora credo nell'amore, vi mando tutti affanculo.
11 agosto 2007
10 agosto 2007
Non sono nè triste nè felice.
La gente vive per anni,ma in realtà è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, non sei nè triste nè felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.
JJ72
I JJ72 sono uno di quei tanti misteri che la società di oggi ci regala, senza spiegarci il perchè.
Li conosco nel 2000, nel loro tour d'esordio fuori dallla loro patria; erano gruppo spalla dei Placebo, allora non così famosi, allora non così potenti; fu amore a primo ascolto e a primo sguardo, comprai il disco pochi giorni dopo, memore di quel fiore rosso legato al microfono, forte abbastanza da non appassire mai. La voce androgina particolare e scottante del frontman, le melodie dolci ed emozionanti, le atmosfere fredde così vicine a tutti noi: era tutto al posto giusto, e 7 anni fa se avessi dovuto scommettere su chi avrei visto come "next-big-thing" della scena indie britannica, li avrei considerati, sicuramente, al primo posto; X&Y era tutto loro a quei tempi, ed anche Absolution. Dopo un lungo periodo in cui il loro omonimo e bellissimo disco d'esordio era fisso nei miei ascolti quotidiani, li ho però messi in disparte, aiutato dal bizzarro ignorarli di tutti i media italiani che, si sa, non sono mai teneri nei confronti della qualità.
Giorni fa mi capita di riscoprirli, tramite le mie infinite navigazioni nel web: non ringrazierò mai abbastanza chi ci ha messo questa potenza nelle mani. Conosco così il loro secondo disco, "I to the sky", forse non esaltante ai livelli del primo, ma comunque diverso, e manifesto di una svolta musicale ineccepibile e chiara, di quelle che sembrano dirci "il secondo album è sempre il più difficile, ma noi abbiamo superato brillantemente la prova". Scopro qualche singolo successivo, scopro infine l'insuccesso e il crollo delle vendite dei loro lavori, le dispute con la casa discografica che non vuole far uscire un terzo disco già fatto e finito, le stranezze del mercato e i suoi misteri; scopro infine l'inevitabile scioglimento, nel 2006, di una delle più grandi promesse che il rock d'oltremanica avesse potuto mostrarci. Uno di quei misteri che la società ci regala, senza regalarci il perchè. I JJ72.
Ormai certo che il prossimo lavoro solista del frontman verrà ignorato così come è stato per la rapida e folgorante carriera del suo ex-gruppo, mi consolo ascoltando qualche perla dal loro debutto. E ne spargo le ceneri qui su questo blog, sperando queste righe possano concimare questi suoni e portarli su altre orecchie, ed altri cuori.
Li conosco nel 2000, nel loro tour d'esordio fuori dallla loro patria; erano gruppo spalla dei Placebo, allora non così famosi, allora non così potenti; fu amore a primo ascolto e a primo sguardo, comprai il disco pochi giorni dopo, memore di quel fiore rosso legato al microfono, forte abbastanza da non appassire mai. La voce androgina particolare e scottante del frontman, le melodie dolci ed emozionanti, le atmosfere fredde così vicine a tutti noi: era tutto al posto giusto, e 7 anni fa se avessi dovuto scommettere su chi avrei visto come "next-big-thing" della scena indie britannica, li avrei considerati, sicuramente, al primo posto; X&Y era tutto loro a quei tempi, ed anche Absolution. Dopo un lungo periodo in cui il loro omonimo e bellissimo disco d'esordio era fisso nei miei ascolti quotidiani, li ho però messi in disparte, aiutato dal bizzarro ignorarli di tutti i media italiani che, si sa, non sono mai teneri nei confronti della qualità.
Giorni fa mi capita di riscoprirli, tramite le mie infinite navigazioni nel web: non ringrazierò mai abbastanza chi ci ha messo questa potenza nelle mani. Conosco così il loro secondo disco, "I to the sky", forse non esaltante ai livelli del primo, ma comunque diverso, e manifesto di una svolta musicale ineccepibile e chiara, di quelle che sembrano dirci "il secondo album è sempre il più difficile, ma noi abbiamo superato brillantemente la prova". Scopro qualche singolo successivo, scopro infine l'insuccesso e il crollo delle vendite dei loro lavori, le dispute con la casa discografica che non vuole far uscire un terzo disco già fatto e finito, le stranezze del mercato e i suoi misteri; scopro infine l'inevitabile scioglimento, nel 2006, di una delle più grandi promesse che il rock d'oltremanica avesse potuto mostrarci. Uno di quei misteri che la società ci regala, senza regalarci il perchè. I JJ72.
Ormai certo che il prossimo lavoro solista del frontman verrà ignorato così come è stato per la rapida e folgorante carriera del suo ex-gruppo, mi consolo ascoltando qualche perla dal loro debutto. E ne spargo le ceneri qui su questo blog, sperando queste righe possano concimare questi suoni e portarli su altre orecchie, ed altri cuori.
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