"Like Moses got power over sea,
so you've got power over me"
Strano, davvero, tornare qui dopo così tanto. Ti ho tradito, mio blog, lo so: prima ti ho ammaliato, al suon di un post al giorno, ti ho dato tutto quanto, parole e desideri; poi ti ho resistito senza tregua, ho lasciato i miei pensieri fuori dalle maglie della Rete, e ti ho abbandonato.
Eccomi qui, allora: ad elemosinare le tue scuse. Ti ridò un po' di me stesso, un po' di quello in cui ho creduto, in cui ho sperato, un po' di ciò che mi divora. "Senza amore l'uomo è morto" diceva qualcuno, e se non lo diceva certamente lo pensava. E io dunque sono vivo, non so ancora per che cosa, non so ancora con che forza e che coraggio.
Se ti ho detto così poco in così tanto, o mio blog, è per validi motivi: come ora anche prima io ero triste. Sono mesi che mi rendo insoddisfatto, e la prima persona singolare non è qui per un errore di scrittura. Mi dimostro un immaturo nei confronti delle cose e della gente, poi mi accorgo, mi azzittisco, quasi sembra che mi voglia meritare di esser solo, roba facile, quanto è bella la conquista dell'america, in aereo. Oggi sono mezzo sfatto trito e stinto e sotto stress. Mi dimentico le cose quando potrei ricordarle. Non guardarmi così male, o mio blog, non è facile resistere a 1280x800 occhi, sai per certo che 2 bastano ad arrossirmi. Non prometto che sarò da qui costante, non esigere da me un ritmo sicuro: questo proprio non vorrei, dover scrivere costretto, o sotto sforzo. Qui mi scuso, ma non per non averti messo tra le righe i miei pensieri: ma piuttosto per aver pensato cose che non erano da scrivere. Quanto mi manca la mia prevedibilità, quando riflettere era un gioco da ragazzi, una routine, un giro in più. Oggi no, è tutto nuovo e scostruito; qui ci si arma di pazienza e di katana, 'chè la nebbia è ancora fitta e chissà cosa ci sta dietro.
Non mi chieder penitenze, o mio blog: perchè sai che non le accetto. Già mi incolpo qui di mio, non mi serve aver da fare per pentirmi. So che dietro a me la strada è giù in discesa, ma non so se qui si va poi ancor più in basso o si risale: a me sembra di sentire già quel caldo che mi immagino all'inferno. Rendi conto dei silenzi che ti ho reso, o mio diario, anche quelli sono parte del mio spazio: quando corri in giù e ti affanni, non è facile parlare tra i sospiri.
Ti saluto e spero a presto, o mio blog. Non pensar male di me: forse questo è un nuovo inizio o forse no, ma stanne certo, non ti voglio abbandonare.
[follia gratuita, by the fK]
01 giugno 2007
Iscriviti a:
Post (Atom)