16 marzo 2008

Perdite di tempo

"Posso aiutare?" disse un tipo sulla sessantina dai capelli neri lunghi e sporchi vestito con una tuta arancione da netturbino.
"La ringrazio molto, da solo non saprei da dove iniziare" risposi io, dopo una pausa di leggera esitazione.
"E' un piacere giovanotto."
"Sicuro che non le faccio perdere troppo tempo?"
"Scherza?"
Il sole tardava a sorgere quella mattina, erano le quattro e mezzo di una giornata di mezz'estate: ma di luce ancora non si vedeva l'ombra.
"Ecco guardi: quando provo a riaccendere esce tutto fumo dal motore. Non so, credo sia qualcosa legato al radiatore, ma io non ci capisco davvero nulla..."
"Mm, mi faccia dare un'occhiata. Apra il cofano."
Aprii il cofano. Il tipo infilò le sue mani grasse in mezzo ai tubi e agli ingranaggi, esclamò un "Ahia!" per una bruciatura, era ancora tutto troppo caldo.
"Da dove viene lei?", chiese per passare il tempo.
"Abito proprio qui vicino, stavo tornando dalla casa della mia ragazza quando mi si è spenta la macchina così, all'improvviso. Se non l'avessi incontrata non avrei saputo che fare"
"Non si preoccupi, ora risolvo tutto. Per fortuna me ne intendo di motori", mi sorrise. Di un sorriso strano.
Accesi una sigaretta, abbassai il finestrino. Il tipo sfilò un pacchetto di Marlboro dal taschino e ne prese una. Poi senza chiedermi nulla aprì lo sportello e si sedette nel sedile del passeggero, accanto a me.
"Quanti anni hai, ragazzo?", il passaggio dal 'lei' al 'tu' risuonò colmo di quella subdola minaccia propria di un vaso di fiori su un davanzale pericolante.
"Ventitre", non sapevo come continuare la risposta, mi mantenni vago. Così dissi: "E' dura lavorare a quest'ora, vero?"
"Abbastanza."
"Immagino"
"Ma a volte si fanno incontri molto fortunati, e il tempo passa via in un lampo."
Tirò una boccata di fumo lunga un giorno, la risputò lentamente verso me, una sottile canalina grigia a collegare la sua bocca con la mia.
"Sarà freddo ora il motore, che dice?", mi accorsi di un tremito nella voce, sperai non lo avesse notato.
"Ancora un po', non vorrei bruciarmi di nuovo".
Mi girai verso il finestrino continuando a fumare. Con la coda dell'occhio notai la sua mano spostarsi, la sentii arrivarmi sulla coscia e con un sussulto mi scansai.
"Cosa sta facendo?"
"Niente, stai tranquillo, non ti farò del male".
"Scenda subito dalla mia macchina", gridai.
"Shhh, non urlare, io ti voglio bene".
Cominciai a sudare freddo, le sue mani divennero insistenti e me le sentii ovunque. Gridai sempre più forte ma nessuno poteva sentirmi, ero nel mezzo di una sperduta stradina di periferia. Che zona di merda, pensai a mente lucida.
Poi di scatto presi tra le mani la testa del tizio e la spinsi con violenza sul finestrino, sentii un rumore sinistro e un rumore di vetri infranti e chiusi gli occhi continuando a spingere.
"Ave maria piena di grazia il signore è con te tu sei benedetta benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno gesù ave maria piena di grazia il signore è con te tu sei benedetta benedetta fra le donne e benedetto". E poi distesi i muscoli.
Quando riaprii gli occhi il tipo mi fissava immobile. Una lastra di vetro gli usciva dalla fronte, proprio nel mezzo.
Cominciai a piangere come un disperato, poi a ridere, poi di nuovo a piangere. Scesi dalla macchina lasciando tutto così, mi allontanai senza voltarmi indietro. Riuscii a lavarmi le mani e il viso a una fontanella per la strada, camminai per più di due ore senza fermarmi mai, arrivai in centro che stavano aprendo i primi negozi.
"Un cornetto integrale al miele", dissi al barista.
"Ecco a lei".
Ecco a me.

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