19 marzo 2008

La voce afona

Odiavo ballare l'odiavo. Ma ero bravo.
Mio padre mi costringeva ad andare ogni sera in quella squallida palestra dove una vecchia fallita mi urlava di stare attento alla musica e di seguire il ritmo. Avovo dodici anni allora, e odiavo ballare l'odiavo; ma più di tutto detestavo quella musica incessante. Di nascosto mi infilavo un po' di ovatta bagnata nelle orecchie e mi isolavo dal mondo, le grida della vecchia a impigliarsi nel morbido filtro, la pace all'interno. Imparai così l'arte di leggere le labbra.
Interpretando insulti.
"Un cornetto integrale al miele", disse il ragazzo.
Mi colpì quella macchia rossa sul colletto, rossa come il sangue, ancora un poco fresca.
"Ecco a lei" risposi presto.
Difficile rimanere concentrati quando si ascolta anche con gli occhi. Ormai il lavoro qui come barista era affermato e collaudato, ma i problemi erano tanti, tanti i problemi. Mi bastavano due dolci innamorati al tavolino qua davanti per mancare ordinazioni e perder tempo, osservando i movimento della bocca mi mischiavo nella forza di quel sentimento allegro. E rallentavo sul lavoro. I problemi erano tanti, tanti i problemi, mi ripeteva il principale. E non c'è tempo nè denaro da sprecare, mi ripeteva il principale.
"Grazie mille", sussurrò quel tipo strano. Poi si allontanò lasciando dietro una nuvola di zucchero a velo, prese in mano il cellulare. Piangeva quando compose un numero piangeva e piangeva quando sussurrò con tono basso, soltanto le sue labbra mi parlarono, non le sue orecchie soltanto le sue labbra.
"Stanotte ho ucciso un uomo", e riattaccò. Piangeva.
Rimasi fermo immobile con due arance in mano e l'impazienza di un cliente a scongelarmi lentamente. Preparai quella spremuta e dissi al capo
"Esco un momento"; mi urlò forte qualche cosa lo ignorai.
Chiamai mia moglie a casa perchè lei avrebbe saputo cosa fare, ma non c'era. Lei non c'era e non sapevo dove fosse e quegli squilli vuoti e spenti non mi dissero di lei. Così ero da solo, l'unico a sapere che lì avanti c'era un pazzo assassino. Composi il numero della polizia e rimasi lì, col dito pronto, indeciso tra giusto e sbagliato.
Era una ballerina mia moglie. Odiava ballare l'odiava. Ma era brava.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti

fK ha detto...

grazie!