18 ottobre 2006

Repent, and sin no more!

Quando un autore, pittore, musicista o scultore che sia, riesce a dare al mondo quel qualcosa in più, per cui non è più l'opera ad essere oggetto artistico, ma è la vita stessa dell'uomo che la produce; e ancora, quando quest'uomo riesce a modellare a sua immagine e somiglianza un intero mondo, mostrando che tra ricchi e poveri c'è un lato che combacia perfettamente, affiancando Valentino con le scatolette di tonno, disturbando la religione e mitizzando gli sconosciuti, allora si capisce che siamo di fronte a qualcuno che è davvero grande.
Andy Warhol era l'onesto disonesto, prendeva in giro solamente chi sapeva di essere preso in giro, ci credeva, lui stesso, ma non troppo, sapeva di essere stato fortunato, e allo stesso tempo conosceva perfettamente i suoi limiti, e per questo si amava a dismisura. Andy Warhol ha creato una spaccatura tra il prima e il dopo. Andy Warhol ha fatto intendere che non è la fattura di un quadro, ciò che lo rende unico, o bello, o perfetto, non è la tinta utilizzata, o il sorriso riuscito in modo così grandioso. Piuttosto è l'idea che c'è dietro: e lui per primo è riuscito a colmare quel vuoto, quella orribile contrazione tutta novecentesca, tra ciò che vedo appeso nel muro su una tela, e ciò che invece avrei voluto vederci. Andy Warhol, nella sua totale assenza di morale, nel suo rifiuto completo di un giudizio etico sugli accadimenti del mondo, ha mostrato che il vero artista non è colui che pontifica, ma è colui che sa far pontificare il pubblico, stimolandolo e rendendolo partecipe del giudizio, e quindi della creazione artistica.
Andy Warhol ha aperto le gallerie di quadri ai giovani, superando l'idea, così sbagliata e così vecchia, che bello è solo ciò che è colto. Senza di lui non ci sarebbero stati Lou Reed o Keith Haring. M senza di lui non ci sarebbero stati, con un collegamento più indiretto, ma vero, neanche Philip Glass, i Pink Floyd, Thomas Pynchon, la letteratura americana contemporanea, i Radiohead, e tutto ciò che, negli ultimi quarant'anni, ha dato alla società una scossa elettrizzante.
Senza bisogno di sedie elettriche.

Nessun commento: