04 febbraio 2008

S.3

Mi hai insegnato a fuggire l’odio, a evitare il dolore. Mi hai guidato la mano quando ero nel buio e mi hai ammaestrato sui turbinii dell’amicizia. In te ho trovato ristoro, la pace dei sensi quando tornavo a casa, il cibo sempre caldo e il letto fatto. Io che mi sentivo il più indifeso, con te ero il meno attaccabile, lo scudo mio fatto di te. Mi hai annoiato con le tue ramanzine, i tuoi rimproveri che conosco già tutti, ti stimo per questo. L’esperienza è grazie a te, il dono della pazienza e la mia volontà, il mio è un noviziato senza traumi.
Ma non mi hai insegnato a fuggire l’amore; parlandomi del mondo e dei suoi mille pericoli non lo hai mai menzionato. Eppure è per questo che oggi sto male, un sentimento finito è sufficiente a biasimare il tuo dono infinito. Dimmi dunque o madre mia, perché non mi hai tirato via da questo buco nero, perché non hai impedito che scavassi nell’alveo del mio orgoglio? Non ti immolo, però. Cerco subito una preda meno giusta.
Perché in guerra e nell’amore tutto vale.

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