Ricordi per caso che suoni facevo quel giorno quando tu, con gli occhi al cielo ed i capelli un poco mossi, mi parlavi del tuo mondo, ed io che ti ascoltavo non capivo il perchè tutti quei gesti mi sembrassero assoluti? Ricordi il rumore del silenzio che mi usciva dalle labbra, il boato della mia inettitudine mentre, curioso, giocavo con i dadi del tuo destino? Scrivevo parole d’amore, a quei tempi, ne avevo sempre di nuove; mi trovavo a mio agio con i fiori e i profumi perché in quelli scoprivo l’aspetto di te, che eri in me.
Stasera, invece, lemmi nuovi non ne ho: quelli vecchi mi imbarazzano, non li meriti e per questo scappo via. Mi nascondo dietro al sottile di una sigaretta accesa, dietro al vetro terso di una bottiglia già vuota. Invento malanni e tra un bicchiere e l’altro finisco per crederci anch’io. Poi è l’ultimo tiro, si rivela confortante, le volute mi rispondono con una voce che è la tua. Dammi un bacio, mi chiedi. D’accordo.
Quello che non uccide, fortifica.
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