Con l'ultimo album hanno venduto 6 milioni di copie Coldplay, in festa all’Arena per la band che scuote la Borsa Tutto esaurito a Verona per Chris Martin e soci. Il ritardo dell’ultimo cd fece crollare le azioni Emi |
Chris Martin dei Coldplay all'Arena di Verona |
ICONE DEL ROCK - Sono loro l’emblema del rock di oggi. «I nuovi U2» li hanno chiamati. Un po’ perché le canzoni del nuovo album sembrano quelle della band irlandese (nei momenti più romantico-malinconici e meno epico-potenti); un po’ perché Chris Martin è considerato l’erede naturale di Bono nel ruolo di rockstar impegnata. Anche ieri sul dorso della mano aveva pennellato un grande «uguale», logo di una organizzazione inglese che si batte per il commercio equo e solidale. Lo show dura circa un’ora e mezza senza cali di tensione. Anzi se si può rimproverare qualcosa al quartetto è di essere tirchio con il tempo: con il loro repertorio, qualche brano in più non avrebbe certo fatto scendere il livello qualitativo. Fra fasi in cui prevale il ritmo e momenti in cui vince la riflessione intima si incrociano le canzoni di «X&Y» con quelle dei due album precedenti, il debutto «Parachutes» (quando erano poco più che compagni di università neolaureati) e «A Rush of Blood to the Head» (quello che li ha lanciati nel mondo).
LO SHOW - Sul palco Chris e soci si presentano vestiti di nero e con scarpe da ginnastica bianche. Anche se a rivoltarli come un calzino si scopre che sono firmati da capo a piedi, sembrano dei 30enni qualunque. E così ieri pomeriggio Johnny Buckland (chitarra), Guy Berryman (basso) e Will Champion (batteria) hanno passeggiato indisturbati per le strade di Verona carichi di borse da shopping. Chris, unico bersaglio appetibile per i paparazzi, ha preferito rimanere all’interno dell’Arena e nel pomeriggio si è sfogato facendo jogging sull’ultimo anello delle gradinate. Corsa che ha ripetuto anche durante il concerto durante «White Shadow» e, nei bis, «In My Place». La scenografia praticamente non c’è. Sul palco soltanto gli strumenti e, per non perdere il colpo d’occhio dell’architettura romana («Un posto così meraviglioso e pieno di storia» dice Martin in italiano all’inizio dello show), niente drappo nero che normalmente si usa come quinta. Così il marmo diventa schermo per proiezioni e giochi di luce.
I GRANDI SUCCESSI - L’apertura è una corsa indietro nel tempo, un riassunto della carriera in tre «perle»: la nuova «Square One», «Politik» (2002) durante la quale Chris esplode e si contorce al piano (che alterna durante la serata alla chitarra acustica), e «Yellow» (2000) il primo passo verso il successo. Poi, in ordine sparso, «Speed of Sound» che è uno dei tormentoni radio di queste settimane, «The Scientist» e «Clocks» che mandano una scarica di emozioni in platea, «’Til Kingdom Come» e «Don’t Panic» in versione semiacustica eseguite dal golfo mistico, «Talk» con i flash delle macchine fotografiche che scattano, su invito di Chris, durante il ritornello. Nei bis «What If», «In My Place» e finale con fuochi d’artificio su «Fix You». Prima di loro sul palco era salito Richard Ashcroft, ex Verve. Incantevoli le sue canzoni: «Bittersweet Symphony» strappa un’ovazione al pubblico. I Coldplay torneranno in Italia in autunno-inverno (le date del tour non sono ancora state annunciate): non ci sono scuse per perderli anche allora.
Andrea Laffranchi
12 luglio 2005
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