11 gennaio 2008
Epilogo
Scopro così che sono il niente rispetto a te. Nei tuoi occhi trovano un'ingannevole prigionia tutti i miei sensi, nel tuo corpo cercano un'effimera soddisfazione. Le tue labbra si curvano in un cerchio perfetto che non ha inizio né fine: così come il desiderio che provo ora per te. A guardarti si ha la sensazione che una mano, posata con fermezza sulla tua spalla, non incontri nessuna resistenza e scivoli giù, come una biglia su un piano inclinato. Cammini e ti muovi, e il mondo si piega intorno a te: perchè la tua bellezza è mistica, e superiore ad ogni cosa. Ma non è come una molesta ubriacatura. Il tuo splendore è nitido, si può toccare lucidamente; non provoca giramenti ma stupore; non abbaglia, ma toglie il fiato. Sei di questo mondo, tu: non vieni da altri pianeti. Ma proprio in questa terra trovi la tua superiorità, perchè nulla può eguagliarti. Ti basta scuotere un dito per provocare un cambiamento, ora sono triste, ora muoio di gioia, e sono sempre tuo, lo sono da sempre. Mi disturbano gli altri, si frappongono: ti vogliono anch'essi; ma non sanno che di tutto ciò che al mondo vorrei avere, tu sei l'unica cosa per la quale morirei, e ucciderei. Non ti oppongo resistenza: sarebbe un vano tentativo. Piuttosto mi inchino, mi strappo i capelli ogni qual volta mi urli, mi commuovo se ridi. E quando il tempo è senza di te non è tempo, ma attesa.
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