C'è mezzo me qui in queste pagine, mezza mia vita in questo blog.
Quando ho iniziato, quasi due anni e mezzo fa (il 7 maggio del 2005 per la precisione) ero un altro uomo. Innamorato e corrisposto, pieno di aspettative e con davanti a me un futuro certo: fatto di università, conservatorio, pieno fino all'orlo di Roma, di storie d'amore con un senso, di amicizie stabili, impregnato di idee corrette e morale di ferro. Sapevo cosa amare e cosa odiare, conoscevo già le strade da imboccare e da evitare, ero certo dei miei limiti, e senza quel timore di doverli superare. Cantavo i Velvet, allora: e "Dovevo dirti molte cose" aveva un senso, un luogo, un motivo.
Poi il tempo è passato quasi senza avvertimenti, e un anno dopo era il 2 maggio 2006, ed io non ero più lo stesso. Davanti a me vedevo il nero e il bianco insieme ed era il vuoto: di una morte troppo rapida e della fine di un rapporto che era stato così bello. Il mio futuro era sicuro ancora un po', la laurea conquistata poco prima, le idee confuse sopra il resto ma con poca volontà e poco coraggio per decidere altrimenti. Avevo troppo su cui piangere per vivermi una scelta. Cantavo Vinicio Capossela, allora: e "Ovunque Proteggi" aveva un colore, un sapore, un odore.
Un battito di ciglia, un'avventura, una pazzia mi hanno portato poi al 10 maggio 2007. Quella persona che era triste un anno prima e che era allegra due anni indietro era come se si fosse suicidata: al suo posto non si sa, uno sconosciuto. Il mio futuro stava appeso a un filo strano e sottile, l'università che viaggiava rapida e costante, il conservatorio dietro a ridere di me. L'amore poi, una roba tutta strana in quel periodo: due occhi di un altro colore, sconosciuti e divertiti, mi guardavano sospirare da lontano. Cantavo gli Snow Patrol, allora: e "Signal Fire" aveva un nome, un età, un volto.
Poi era ieri ed ora è oggi. Con tutto il fumo diradato vedo intorno: e non capisco. Quelle scelte, le direzioni che avevo preso dopo ardue decisioni, mi hanno portato in una strada senza uscita. E non c'è un muro, qui davanti: ma c'è campagna ed aria e prati e non c'è l'ombra di un cartello a indirizzarmi. Il mio futuro? L'università che sta finendo e tutto il dopo a preoccuparmi. Il conservatorio ormai laggiù sepolto tra i sensi di colpa. I miei rapporti tutti in bilico tra il chissà il quando e il perchè. L'amore stanco ed affamato tra i ritorni le avventure e le speranze. La mia città a non bastarmi più, e Londra a cucinare come prima di ingoiarmi. La vita stessa a non spiegarsi come deve. Io canto poco in questi giorni.
E quando canto penso a tutto questo tempo, mi spavento e smetto subito.
Ora riprovo, con David Bowie. Perchè "I'm deranged" oggi ha un perchè, un come, un forse.
Se questa giornata avesse titoli di inizio, sarebbero questi.
17 settembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Ti sono vicino.
Posta un commento