Ma come invocare il mio Dio, il Dio mio Signore? Invocarlo sarà comunque invitarlo dentro di me; ma esiste, dentro di me, un luogo ove il mio Dio possa venire, Dio che creò il cielo e la terra? C’è davvero dentro di me, Signore, qualcosa capace di contenerti? Bastano forse a contenerti il cielo e la terra, che tu stesso hai creato e in cui mi hai creato? Oppure, poiché senza di te nulla esisterebbe di quanto esiste, avviene che tutto quanto esiste ti contiene? E poiché anch’io esisto così, a che scopo chiederti di venire dentro di me, quando io non esisterei, se tu non fossi in me? Non sono ancora giunto nelle profondità degli inferi, sebbene tu sei anche là, e quando pure sarò disceso all’inferno, tu sarai là. Dunque io non sarei, Dio mio, non sarei affatto, se tu non fossi in me; o meglio, non sarei se non fossi in te, poiché tutto da te, tutto per te, tutto in te. Sì, è così, Signore, è così. Dove dunque posso invocarti, se già io sono in te? Da dove arriverai a me? Dove posso ritrarmi, fuori dal cielo dalla terra, perché tu possa venire lì da un altro posto, tu che esclamasti: "Cielo e terra, io colmo"? Angusta è la casa della mia anima, perché tu possa entrare in essa; ingrandiscila tu. Cade in rovina; riparala tu.
Lo so e lo confesso. Ha di che disgustare i tuoi occhi.
04 agosto 2007
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