11 ottobre 2006

Spiegel Im Spiegel


Come uno specchio in cui si riflette un altro specchio, e nel mezzo ci sei tu che vieni risucchiato e non riesci più ad uscire, perchè più guardi e più sei dentro, immobilizzato dalle tue stesse riflessioni, incastrato in un triangolo di percezione-paura-stasi da cui non puoi liberarti, come uno specchio infinito posato su un tappeto lungo come la tastiera di un pianoforte, in cui i tasti muovendosi producono il niente, che nemmeno è arrivato, questo niente, che già sembra essere andato via, e tu capisci che è un rumore, eppure è la cosa più simile al silenzio che possa venire in mente a un uomo, non riesci a cantarla, non riesci a percepirla, a dare una forma definita alla sensazione, non riesci ad abituare l'orecchio, a plasmarlo sull'onda sonora, non capisci nemmeno se quella che senti è tristezza, o se quello che vedi meriti le tue lacrime, ed ecco che proprio mentre sei lì, frastornato dal niente, ti si strazia il cuore perchè vedi un violino, posato sul tappeto, che vibra al ritmo in cui vorresti vibrare, e che suona la nota che vorresti suonare, nulla è imprevedibile eppure tutto è così strano, è strano riuscire a zittire il mondo con così poco rumore, è strano pensare così lentamente, è strano focalizzare qualcosa di così simile al proprio flusso di pensieri, e tutta questa stranezza dovrebbe soffocarti invece ti da aria, e respiri come da una bolla in mezzo all'oceano, in profondità, dove la luce arriva ancora ma non riesce ad abbagliarti, e tutto è in una semi oscurità, così simile a quello che c'è dentro di te da farti perdere i confini del corpo, la mano non è più mano ma è già acqua, la musica non è più musica ma è già anima, la fretta non esiste, e non è mai esistita del resto, le parole degli altri si fermano a un centimetro dall'orecchio prima di entrare, si ingentiliscono, aspettano il loro turno, e la guerra non c'è più, per dieci minuti la colpa sparisce, e senza colpa non c'è peccato e non c'è pentimento, non c'è differenza tra me e te, un bacio un abbraccio uno sguardo sono la stessa cosa, il veicolo per unire il mio corpo al tuo, e permettere all'arco del violino di passare da me a te, un sorriso diventa un arpeggio, e ti sembra di correre , quasi di cadere, guardi in basso e hai le vertigini, ma l'impatto con il suolo non può farti del male, niente può rompere il tuo guscio, niente può scalfire, niente può spaventare, le porte si aprono a metà, le urla sembrano canti, le pistole non esistono, ti sforzi di ricordare il minuto prima, ma i momenti sono così uguali a quelli ancora prima e a quelli appena dopo da risultare indistinguibili, il tempo non esiste più, c'è solo lo spazio tra un suono e l'altro, e il respiro nell'attesa, e poi ancora spazio, e ancora respiro, e ancora respiro, ed è tutto finito.

Arvo Part - Alina: Spiegel Im Spiegel

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