23 agosto 2006

Waking Life

"Waking Life" è un film di 5 anni fa, ingiustamente sconosciuto ai più. Quei pochi che lo conoscono, se ne ricordano come del film fatto come dei "cartoni reali", una bellissima tecnica cinematografica nella quale le scene riprese con videocamera digitale, vengono poi ricolorate e trattate al computer fotogramma per fotogramma. L'effetto finale è bellissimo, una sorta di cartone surrealista alla Salvador Dalì. Ma Waking Life è molto di più di un semplice cartone, è un viaggio filosofico nel pensiero, nel sogno, e nelle problematiche dell'esistenza; un viaggio, tra l'altro, riuscito benissimo. In tanti hanno provato a fare film sui sogni, chi in maniera profonda chi in maniera scherzosa, chi riuscendoci egregiamente ("Mulholland Drive"? ) chi fallendo miseramente ("Vanilla Sky"?). Quello che però Richard Linklater è riuscito a fare, è a fare un film sui sogni in cui si parla dei sogni. La trama del film, molto aleatoria, è interpretabile dallo spettatore nei modi più personali. La mia visione è questa: uno dei moltissimi dialoghi nel film parla di quei sei secondi di attività cerebrale successivi alla morte del corpo; in quei pochi secondi, la mente umana sogna interminabili momenti, apparentemente lunghi ore, forse giorni. Il protagonista, successivamente a un incidente stradale, comincia appunto a sognare, e il film si dipana in questi brevi sei secondi di attività onirica. In questo viaggio tra i sogni, in cui il protagonista tenta di svegliarsi senza riuscirci mai, moltissimi personaggi più o meno conosciuti della intelligentia o dello star system americano raccontano la propria visione del mondo e analizzano le più disparate problematiche. Se all'inizio la cosa può sembrare priva di senso, nonchè un po' pretenziosa e saccente, quando il film va avanti si vede quanto in realtà questi individui non si prendano sul serio, quanto le loro parole siano collegate a un sottile filo conduttore, e quanto il loro "pontificare su tutto " perda di supponenza nel momento in cui lo stesso protagonista va a criticarlo e a scherzarci sopra. E' difficile parlare di filosofia in un film; ancora più difficile è farlo senza annoiare e soprattutto senza sembrare ridicoli. Linklater ci è riuscito, un po' perchè lo spettatore è continuamente affascinato dai geniali effetti visivi che accompagnano ogni dialogo, un po' perchè si è presi dal riconoscere questo e quell'altro personaggio famoso, un po' perchè i dialoghi più pesanti sono intervallati da altri più divertenti, da aneddoti, da musica, da situazioni così paradossali da indurre alla risata. Waking Life insegna, nella prima e nell'ultima scena, un concetto tanto semplice quanto bello.
Se il sogno è destino, allora, basta svegliarsi.

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