La speculazione e la strumentalizzazione fatta sulle tragedie mondiali non rientra tra i miei digestivi preferiti, tanto meno quando la vedo su persone che io stesso odio personalmente; in questi giorni di grande paura in America, i titoli dei giornali di mezzo mondo, invece di preoccuparsi della situazione disperata delle migliaia di persone colpite dalla furia naturale, titolano "Bush bocciato per il suo operato", o similia...
Ovviamente non ci vuole una laurea per capire che un cocainomane come lui non è assolutamente in grado di gestire una situazione simile, ed era ovvia una reazione del genere tra i media: però mi rattrista, ecco. Perchè è brutto vedere che la "fame di fama" non muore mai, neanche di fronte al terrore incontrollato. In molti momenti mi sono meravigliato davanti a oscenità di questo o quell'uomo politico passate totalmente inosservate all'occhio dei giornalisti: invece ora, quando c'è tutt'altro di cui parlare, gli stessi assetati giornalisti trovano in ogni modo il pretesto per riportare la discussione su temi politici.
La politica è in tutte le cose, è vero. Ma ogni tanto bisognerebbe dimenticarlo, e fare attenzione piuttosto ai segnali di avvertimento che il mondo sta tentando di mandarci, a forza di tragedie. Soltanto in Louisiana si parla di 10.000 morti, numeri incalcolabili, allucinanti, troppi perfino per immaginarli.
Voglio pensarci, per un po', e vorrei che anche quelli che queste cose ce le fanno sapere, si fermassero un attimo a riflettere al valore delle notizie che ci danno. Al valore di tutti questi morti. Al valore delle famiglie distrutte, dei teppisti che rubano dove già è passata la natura, dei bambini, dell'acqua, ovunque.
Sì, voglio pensarci, per un po'.
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