Lo sai meglio di me che l’estate è il periodo dell’oscurità. È il periodo in cui muoiono gli uccelli, in cui il cielo tuona quando è sereno.
Io correvo, l’altro giorno, ed era estate. Correvo per non toccare terra troppo a lungo, correvo per dare un senso a quel fottuto mal di testa, perché avevo paura di rimanere incollato sull’asfalto, di rimanere incollato. Correvo.
Poi come al solito ho pensato a te. È stata colpa del vento. Soffiava troppo in fretta, mi ha colpito sul fianco. È stata colpa del vento se ho pensato a te e ho iniziato a cadere giù dalla strada.
Questo passaggio mi manda in bestia, quando ci ripenso. Questo fatto di cadere giù dalla strada.
La gente normale cade dall’altalena, o cade dal letto o dalla sedia. La gente molto distratta al massimo cade dalle nuvole; e se proprio deve starci di mezzo una strada, la gente normale ci cade sopra.
Ma tu mi fai cascare dalle strade, ti rendi conto di che potere hai?
Perciò quando sono tornato a casa mi sono buttato a strisciare per terra e ho provato a farlo a comando. Pensavo a te e vedevo cosa succedeva. Ho preso un sacco di polvere. Mi si è ingarbugliato il filo del telefono sulla caviglia e ho fatto un macello, è caduto portandosi appresso i soprammobili preziosissimi di mia madre.
Lei è venuta in salone a vedere cosa fosse quel casino, mi ha fissato con aria indispettita e ha chiesto.
“Sei pazzo?” Con il punto di domanda.
Io mentre raccoglievo le poche cose rimaste intatte le ho detto.
“No, stavo provando a cadere giù dal pavimento.”
Lei si è irritata ancora di più. Mi ha risposto.
“Sei pazzo.” Stavolta senza punto di domanda.
E poi è andata via, pazza mia madre, pazza e stanca.
L’estate è il periodo dell’oscurità, e ho pensato fosse colpa anche del tempo. Lo diceva il mio oroscopo. A giudicare dalla posizione di Venere la giornata riserverà grandi sorprese: orologi rotti e novità da esplorare il prima possibile, una più spiccata curiosità analitica, una sincera innocenza, un maggiore senso di meraviglia. Questa attesa non sembrava convenirmi.
Sono uscito di nuovo e sono entrato in una gioielleria. Ho scelto un ciondolo. Verde come i tuoi occhi verdi. Il tizio della gioielleria mi ha detto.
“Non si sposa con la tua pelle.”
Allora ne ho scelto un altro, verde anch’esso come i tuoi occhi verdi. Il tizio ha continuato a guardarmi.
“Nemmeno questo, scegline uno di un altro colore.”
Ma come è possibile, i tuoi occhi sono verdi e gliel’ho fatto notare, avevo una foto con me, occhi verdi, ecco, guardi qui.
Il tizio della gioielleria ha scosso la testa.
“Cambia pelle.”
Mi ha detto.
L’estate è il periodo dell’oscurità e così sono tornato a casa e ho acceso la tv per guardare i quiz.
Elegante roditore. Mustelide.
La montagna più alta degli stati uniti. Monte McKinley.
Il significato della parola nosocomio. Ospedale.
I fantasmi esistono. Sì.
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1 commento:
L'estate sì, è il periodo dell'oscurità . E' il periodo in cui il sole uccide la luce, non solo il buio, in cui anche il giorno diventa un'unica, interminabile notte di pensieri.
Correvo anche io quel giorno, quella notte, ed era estate. Correvo e mi piaceva correre, perchè il vento sul viso, il sudore sul corpo, strappavano alla mia mente fili di discorsi interminabili, pensieri irrisolti, ansie consapevoli, liberando il mio animo. Correvo, ed ero felice perchè in quel gesto potevo fingere di sovvertire la mia natura, come un piccolo kiwi che nel precipizio poteva provare l'ebbrezza di battere le sue piccole ali sul mondo. Correvo e sorridevo, e piangevo, lacrime di commozione bagnavano le mie ciglia. Correvo ed ero libero, ero leggero, ero me stesso.
Quello stesso giorno, mi ritrovai in una piazza, con altra gente. Tutti mi conoscevano, per tutti ero un estraneo. Le macchine passavano, le luci brillavano, la luna era uno spicchio che quasi scompariva nel nero del cielo.
Ad un certo punto, sono morto. E' strano a dirsi, ma sono morto. Il cuore ha cessato di battere, la testa girava, i rumori sono diventati un vociare indistinto, poi più nulla. Sono morto e il mio spirito è volato, non troppo distante dire il vero, è volato da te. E ciò che sono stati pochi minuti umani, si sono dilatati nell'eternità di un istante. E mille vite ho vissuto in un attimo, mille rivoluzioni intorno al tuo animo, al tuo sorriso inventato. Ho visto la tua mano, dal gioielliere, prendere i miei occhi, ho visto il tuo sguardo osservarmi in ogni angolo della tua stanza, ogni respiro della tua vita. Ho visto le tue labbra baciare il vuoto dello spazio, avvicinarsi alle mie, sfumare d'incanto. Ti ho visto correre, ti ho visto al mio fianco, mi sono visto al tuo fianco. Correvo anche io, ed ero felice.
Poi una voce, un respiro, un tocco maldestro, mi ha riportato in vita. Sono caduto dalla nostra strada, sono volato via dal sogno.
Quella notte i miei occhi hanno sanguniato. Piccole gocce rosso carminio hanno rigato le mie guancie. Ho smesso di correre. Ero triste.
Sono triste.
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