Capita che ti svegli alle cinque del mattino e ti senti colpevole. Mortalmente colpevole. Per colpe assurde, tipo non essere riuscito a metterti nel lato giusto del letto durante la notte, o per la paradossale paura di non riuscire a dormire quando ne avresti un bisogno estremo. Entri in un circolo vizioso e senti il petto diventare pesante fino a farti male, malissimo, e a quel punto sei fregato. Accendi la luce e cominci a respirare forte, l'aria fresca che ti entra nei polmoni ti rilassa quel tanto che basta ad avere qualche pensiero lucido. Pensi che forse basterà leggere un po', apri il libro e scorri qualche riga, rileggi le stesse parole dieci, venti volte, e ti accorgi che in realtà non stai capendo niente, il tuo pensiero è altrove, è di nuovo laggiù.
Ti alzi nel cuore della notte per farti una camomilla doppia; mentre metti il pentolino sul fuoco non puoi fare a meno di notare che la superficie dell'acqua sta tremando, di un tremore che ti attraversa corpo e mente. Passerà, continui a dire a te stesso. Passerà. Fumi una sigaretta, ti nausea, ma quella vertigine allo stomaco almeno distoglie un momento il senso di pericolo da quell'irrealtà che lo avvolgeva e lo dirige su qualcosa di realmente sgradevole, consolazione necessaria, al momento.
Mentre inghiotti quel liquido che hai dolcificato in eccesso fumi ancora, senti lo stomaco ribollire e pensi che forse ce l'hai fatta; torni a letto e spegni la luce. Passano pochi minuti ed ecco tornare il senso di colpa, questa volta è ancora più forte perchè è accolpagnato dalla nausea che hai provocato appena prima. Hai inglobato quel fenomeno fisico nella tua proiezione mentale rendendola, di fatto, ancora più vera. Cominci a girarti nel letto e provi a scappare dai tuoi pensieri ricorrendo ai metodi più stupidi. Niente.
Accendi il computer, l'orologio segna le 5.33, sembra passata un'eternità da quando hai aperto gli occhi, ma in realtà sono solo pochi minuti, pochi fottutissimi minuti. Fai un giro su internet ma a quest'ora di notizie interessanti ce n'è davvero poche. Grazie a dio finisci per caso su un sito di giochi in flash, per la disperazione clicchi qua e là un po' a caso e ti ritrovi a giocare a pang, quel videogame in cui devi distruggere della palle enormi che rimbalzano con una pistola senza farti schiacchiare. Finisci un po' di quadri ed effettivamente le dita tremano molto meno di quando hai iniziato.
Torni di nuovo a letto, stavolta è fatta, pensi. Stavolta è fatta. E' di nuovo buio ed è di nuovo colpa, ma sei una persona intelligente e hai voglia di vincere anche questa sfida, perciò dirigi il pensiero verso pang, giochi qualche partita mentale, roba da matti, ma senti il respiro diventare meno affannato e al momento è la cosa più bella del mondo. Stai per addormentarti di nuovo quando fai l'errore più grande di tutti: diventi consapevole di essere in quella soglia tra il sonno e la veglia. E provi a sbilanciarti verso il dormire; torna la colpa, ed è ancora più pesante perchè adesso gli si aggiunge la consapevolezza di non riuscire a combattere nonostante un a collezione di armi non indifferente. La camomilla, le sigarette, il libro, pang: sono tutti motivi di vergogna. L'ansia è insostenibile.
Capisci che così non puoi andare avanti, la tua mente arriva a pensare di fare qualcosa di definitivo, l'autocontrollo che ti rimane è ancora tanto grazie a dio; ma così non puoi andare avanti davvero, devi fare qualcosa. Accendi la luce per l'ennesima volta, sono le 6.21, almeno tutto quel casino è servito a perdere più tempo possibile. Cominci a togliere tutta la roba dal letto. Cuscini, libri, vestiti; quando rimangono soltanto il piumone e il tuo corpo ti sposti tutto dall'altra parte, sembra un'altro posto da laggiù, un'altra casa, un altro letto. Socchiudi gli occhi quel tanto che basta a percepire la luce filtrare da sotto le persiane e ti metti ad aspettare. Il fiato è ancora rapido e affannato, il petto è pesante, la mente poco lucida, e tu aspetti.
Qualcuno si sveglia in casa, senti le porte aprirsi, lo sciacquone del bagno. Ti attacchi con la mente a questi rumori, alla consapevolezza che qualcuno di vivo è a pochi metri da te. Senti i muscoli rilassarsi un po', ma rimani all'erta questa volta. Ti alzi, ancora; hai un sonno pazzesco, sai di aver mandato a puttane l'esame del giorno dopo, oggi non studierai molto. Ma al momento è la cosa meno importante del mondo, già soltanto sopravvivere ti sembra incredibile. Esci dalla camera, vai in cucina e metti su un caffè. Inghiotti rapidamente un'intera macchinetta. Fa schifo ma ti piace quell'amaro in bocca.
Ti siedi sul divano ed aspetti, ancora. Senti una presenza alle tue spalle e una voce, parole che ti entrano in testa e ti puliscono dentro. "Già sveglio?", dice.
"Buongiorno papà", rispondi. Sono le 7.02, e non ne sei ancora uscito.
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