Ogni volta che mi lasci e mi urli "vattene!" sento addosso tutto il peso della terra.
Non ci riesco, a lasciare che tu cada; ma non voglio più toccarti senza un filtro, ti rispetto nel tuo triste abbandonarmi: e quindi metto questo mondo tra te e me. Così quando reggo lui reggo anche te. Sì lo sforzo non è poco, le maree a infastidirmi prima a destra e poi a sinistra; la Muraglia, poi, mi preme forte sul sedere; le piramidi (fortuna!) stanno in alto e non feriscono. Sento voci che mi dicono "sta attento!", prima in arabo e francese, poi in turco poi in inglese. Le popolazioni della terra a guardarmi, occhi lucidi e speranza: ma i pensieri su di loro non mi colgono un momento, sono teso alla metà dell'equatore. Dove dolce, ci stai tu.
Ogni volta che mi chiami e mi urli "vieni!", ecco l'ansia di toccarti tutto il corpo.
Allora sbatto il mondo s'uno strano pavimento di galassie: ecco in mare gli Tsunami, e nell'aria riversarsi tutto il cancro dei vulcani. Le disgrazie si condensano su loro, ma non voglio che poi tocchino anche te. Così: corro a piedi nuoto in mare salto in cielo: la distanza antipodale sembra smettere in un lampo ed ecco te che mi sorridi, io ti prendo e ti sollevo: e tutto il mondo torna in pace.
Ogni volta che mi baci poi si stringono i miei pugni.
E il pianeta che tenevo tra le mani si contrae si polverizza, spargo zucchero di mondo sul tuo volto ad addolcirti ancor di più.
A te bastan due parole e un solo gesto, per cambiare l'universo.
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