quante cose che non puoi sapere.
Mi sembrano secoli che non butto giù due righe. Due righe di quelle mie, intendo. Di quelle che nel tag ci sta "fK", e non perchè il post parla di cosa sento, o di cosa mangio, o di cosa vedo. Ma perchè si parla di me.
E succede che una canzone la ascolti in radio, e in giro, e magari qualche volta anche sul piccì, ed è una bella canzone, orecchiabile, carina, e insomma ti piace, ma non la noti così tanto, c'è tutta quella bella musica lì fuori, in questo periodo. E poi un giorno accendi la tivvù, scorri i canali musicali come al solito, ecco che senti quell'inizio, la Queen of the Week di GayTv è proprio la canzone, e tu la ascolti come hai già fatto tantissime volte in passato, ma capisci che 'stavolta è diverso, perchè quella roba lì sembra scritta per te. Sembra che il tipo che l'ha composta sia venuto da te e ti abbia fatto "ma come ti senti, racconta un po'?": zac, non hai fatto in tempo a finire di parlare che lui c'ha piazzato un arrangiamento sotto, e il tutto ha preso una forma autonoma, viva, e perfetta. E parla di te.
Merda, ho pensato. Qui mica si scherza. Anche perchè la canzone è di Ligabue, che se nella vita faceva il ferramenta cambiava poco a tutti noi. E la canta Elisa, che per carità, tanto bravina, ma con quelle facce lì sembra molto stupida, povera, fa anche tenerezza a volte: di certo, comunque, non diresti che può parlarti così dentro. Così giù, cazzo. Gli Ostacoli del Cuore, dai, siamo seri.
E invece sì. Sono serio.
E niente, allora ho dovuto risentirla subito, e questo era oggi a pranzo, e ogni riga combaciava così bene con la mia vita da farmi provare perfino una sottile sensazione di imbarazzo, perchè tutta quella gente la fuori che l'aveva ascoltata ora sapeva così tanto di me, ero impresso s'un ciddì, tra l'altro su un best-of, per di più, che tra i ciddì è certamente la razza peggiore. E non sapevo che fare, perchè quando nella canzone sentivo quel verbo, "dondolare", cantato in quel modo sbarazzino così, come se stesse dicendo la cosa più tranquilla del mondo, ed invece era tutto così mio e così personale, dovevo trattenere un brivido, nascondere la faccia: perchè non poteva essere più chiaro di così, Elisa stava rivelando al mondo intero l'aristocratica posizione che la mia anima ha scelto in questo particolare periodo della mia esistenza. E questo, non potevo permetterlo. Ho riascoltato la canzone più e più volte sperando di sentire, prima o poi, il momento del distacco. Quella parola lì, quella frase, che mi avrebbe fatto capire che non era di me che si stava parlando. Ho capito che non sarebbe arrivata, che dovevo rassegnarmi a mettermi in repeat per sempre, perchè quando sei così presente in una nota, come fai a smettere di ascoltarti?
Poi, dopo un po', mi è passata. Ho premuto stop, e non è successo niente. Nessun bum. Nessun clamore, non è l'inferno, è camera mia, prendi un fazzoletto, asciugati il sudore. Un momento di crisi, ho pensato. Un'inutile sega mentale, ma cosa vado a spaventarmi per una cazzata simile, sono davvero pazzo. Una canzoncina pop, mica può fare questo. Mica può rapirti così, dai, è pop, e come tutto il pop, è effimero. Però sono scappato lo stesso. Sono uscito, sono stato lontano dal computer tutto il pomeriggio. La sera, tornato, ho aperto indugiando un po' il MediaPlayer. Avevo paura, ancora: ma sono stato forte. Merito di musica nuova, quella roba bella di cui parlavo sopra. Mi ha salvato.
Ho vinto io.
Ho superato i primi ostacoli.
Che periodo strano, però. E' l'amore, dicono.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento