19 dicembre 2006

Come.

Come la canzone di Damien Rice, avete presente? "Rootless Tree", si chiama. Senza radici. Che poi è una coincidenza, ma insomma l'ho ascoltata appena dopo "Chicago", di Sufjan Stevens, così per caso, ed è stato strano scoprire che i due dicono esattamente le stesse cose, ma con una dolcezza così diversa, quella di Rice è senza dubbio più ruvida. Che poi Stevens e Rice hanno tanto in comune. Che poi non centra niente. Comunque, Albero Senza Radici. Stupenda. Ripete le parole "Let me out" per trenta volte, che sembrano cinquanta, e ne ricordano cento, e vorresti fossero mille. E poi dice una cosa bellissima, dice "Fuck You, Fuck You, Love You, and all We've been through", ed è incredibile pensare che quello che traspare, alla fine, è quanto è stato bello, eppure tra le parole usa la più rabbiosa esclamazione del mondo, senza età, senza lingua, senza confini. Per rendere comprensibile il ricordo di un amore bisogna insultare, e gridare, e allora tutti ascolteranno e capiranno quanto è stato bello, e tutto è così upside-down. Bizzarro no? Bestemmia, e ti urleranno contro. Sorridi, e ti ignoreranno. Bestemmia sorridendo, e otterrai l'amore. E quindi in una giornata come questa, che il cielo è grigio di sudore e gli occhi sono sporchi di sonno, vorresti ascoltarle in continuazione, robe così. Quasi ad infliggertele, cilicio che vibra, per risvegliare i sensi, e trovare un po' di blu marino nel rosso delle guance stanche. La testa non ascolta, è troppo presa a capire, ondeggia al ritmo di una cosa che non ha ritmo, è tutto senza senso, in giornate come questa. Le canzoni mi deprimono.

Tutte.

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