27 ottobre 2005

Why do you think I should suffer in silence?


Anche 'stavolta Robbie casca proprio a fagiolo, su un tema che questi giorni sta scaldando le platee di tutta Italia. Perchè è vero che le manifestazioni, in quanto tali, non possono nulla di fronte alle leggi, e non è di certo occupando una facoltà, un'aula, una scuola che si modifica lo stato attuale delle cose. Ma è anche vero che la riforma Moratti fa schifo, e fa schifo a tutti a quanto pare, siano questi di destra o di sinistra. E allora ecco la risposta a chi mi dice: "l'occupazione non solo non serve a niente, ma lede il mio diritto allo studio". La risposta è che l'occupazione serve per primi a noi, a capire che sì, forse proprio un'altro mondo non è possibile averlo, ma che questo che abbiamo è migliorabile parecchio. I politici non hanno mai ascoltato, questi al governo ora meno che mai, ma non è qui il punto: le manifestazioni possono diventare uno stimolo, uno scambio di valori, e quei tre secondi al TG3 regionale possono diventare un modesto palco da cui gridare a un modesto pubblico le proprie modeste idee. Modeste, certo, ma grandi lo stesso. Un metodo può essere contestato solo in due casi: se lo scopo stesso del metodo è ritenuto sbagliato, oppure se si ha un altro metodo che si ritiene migliore. Eppure oggi chi contesta occupazioni e manifestazioni non ha niente di tutto ciò; un metodo alternativo c'è, ed è quello di aspettare aprile 2006, quando forse potremo smettere di sprofondare e ricominciare una lenta risalita. Ma da qui ad aprile mancano ancora 6 mesi, che sono pochi per uno studente, per un operaio, per un farmacista: ma che possono diventare infiniti per un ricercatore, per un professore associato, per un dottorando. Mi sembra assurdo pensare a sè stessi in un'occasione simile. Saltare qualche lezione non ha mai ucciso nessuno; privarsi della ricerca, che è il carburante stesso del progresso, può uccidere una nazione.

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