30 giugno 2006

Troppi Paradisi

"Sono l'Occidente perchè odio le emergenze, e ho fatto della comodità il mio dio.
Sono l'Occidente perchè detesto i bambini e il futuro non mi interessa.
Sono l'Occidente perchè godo di un tale benessere che posso occuparmi di sciocchezze, e posso chiamare sciocchezze le forze oscure che non controllo.

Sono l'Occidente, perchè il Terrore sono gli altri."

29 giugno 2006

Quello che sono e quello che faccio.

Sono io, ma spesso faccio un altro. Faccio ingegneria, ma non sono un ingegnere. Sono giovane, non faccio il giovane come tanti vecchi rifatti e implasticati. Studio musica, ma non sono un musicista, con quell'aria lì, da saccente fancazzista. Sono un amante della musica, quello sì, e non faccio l'amante della musica, come tanti falsi esperti, pronti a criticare, ma incapaci di ascoltare. Scrivo spesso, su blog o in giro, ma non sono uno scrittore, forse mi piacerebbe, come mi piacerebbero troppe cose. Sono diverso dai più, ma non mi diverto a fare il diverso, già lo siamo abbastanza così. Vedo film, in continuazione, ma non sono un critico, loro vedono soltanto quello che vogliono vedere. Sono di sinistra, nello spirito e nelle intenzioni, chissà se riesco anche nelle azioni, ma certamente non faccio il comunista, di quelli che se non ti fai una bomba al giorno non sei degno di votare bertinotti. Faccio sport, troppo raramente a giudicare dal mio volume in costante crescita, ma non sono uno sportivo, quando lo sei è arrivato il momento di smettere, perchè i soldi cambieranno tutto quanto. Sono un ragazzo, non faccio il ragazzo, quello da quotidiano, con la vita già scritta tra le righe di un articolo, il piombo nell'inchiostro come quello nei fucili. Faccio tutto ciò che compete a un italiano, ma non sono italiano, come del resto non lo sono fortunatamente in molti, il fatto che io sia nato qui non mi rende uguale a quello schifo là fuori, per una volta un leghista aveva quasi ragione. Sono triste, spesso, in questo periodo, ma non faccio la vittima, mi accontento e vado avanti, the sun will rise again. Faccio tantissime cose per passare le ore vuote, ma non sono un fancazzista, odio sprecare il tempo, solo, amo usarlo in modi poco convenzionali. Sono minimalista, e amo la ripetizione, per ore, all'infinito, ma non faccio il minimalista, quello che oggi va di moda. Faccio attenzione a come mi vesto e al mio aspetto, ma non sono il mio aspetto, preferisco la polpa, alla scorza.
Sono qui, a scrivere su un blog: ma non sto facendo niente.
Le mani, fanno tutto da sole.

27 giugno 2006

Chronicles

Cosa passa il convento?
Giornate piene di cose da fare e di pause tra le cose, di momenti così densi da impazzire e di momenti così vuoti, da impazzire. Giornate piene di attese e di conclusioni, di fasi in cui qualcosa sta iniziando e di fasi in cui qualcosa sta finendo. Giornate piene di sbalzi d'umore. Giornate in cui un momento sai dove stai andando e quello dopo sai soltanto che ti sei perso.
Poi, le ore. Ore piene di ricordi e ore piene di voglia, soprattutto voglia di essere fortunato. Ore piene di desiderio di qualcosa di nuovo, di nuovo però, quello in corsivo, bello fresco, niente surgelati, adesso. Ore in cui sai che non puoi andare avanti così, ma allo stesso tempo ricordi quanto è facile cambiare, in un attimo, succede tutto, e zac.
Poi i minuti. Minuti in cui realizzi tutto e minuti in cui non riesci a pensare. Minuti in cui hai voglia di correre e minuti in cui hai voglia di fermarti. Minuti in cui hai voglia di camminare, perchè no. Minuti in cui ti senti stupendo. Minuti pieni di macchina, cambia la marcia, gira il volante, manda avanti traccia sul cd. Minuti pieni di sole, e pieni di buio. Minuti in cui staresti sveglio per sempre e minuti in cui non riesci a dormire. Minuti in cui capisci che è estate, e che sempre d'estate ti sono successe le cose più belle.
Poi, infine, i secondi. Secondi, così tanti da non poterli descrivere. Finchè scorrono, e capisci che ci sono secondi che sembrano minuti, quelli belli, altri che sembrano ore, quelli bellissimi, altri ancora che sembrano giorni, quelli indimenticabili per sempre; e infine, altri ancora, che sembrano solo secondi; quelli più brutti.