18 ottobre 2007

L'aula trasparente.

C'è un'università nel mio paese. E' piccola, ma molto prestigiosa grazie al nome dei docenti che v'insegnano. Si dice che chi riesce a laurearsi in questo posto impari presto a utilizzare i meccanismi più reconditi del mondo: le sue Chiavi. Ognuno degli Anziani che governano le leggi della terra ha camminato in questi viottoli per molto, molto tempo: e poi ne è uscito vincitore, e ormai potente. Sono anni ormai però che non ci riesce più nessuno; c'è un lucchetto nella Sala Cerimonie, ogni anno viene oliato dal custode perchè non si arrugginisca. Ed è per questo che le classi sono sempre traboccanti. Per mancanza dello spazio necessario le iscrizioni sono chiuse da decenni, non ci sono più matricole: c'è solo un test d'ingresso, in molti provano annualmente a superarlo, ma nessuno ha mai capito come fare. Tutti quanti son respinti senza molte spiegazioni.
Nel centro tra le varie facoltà c'è un posto strano dove tutti si ritrovano a studiare. E' un'aula trasparente: di pareti inesistenti che scompaiono tra il vetro, il cielo e il resto. La porta è sempre aperta giorno e notte. E spesso l'aula è piena di studenti: molti senza un altro luogo ove sostare, molti in cerca di compagni da sfruttare e interrogare, molti infine spinti dal seguire gli altri. Nel suo interno un gran vociare di teoremi, traduzioni, libri antichi e geometrie non euclidee. Ma non è quello che è dentro che è importante.
Viste tutte queste strambe stravaganze non è raro che d'intorno al vetro che circonda l'aula confluiscano persone d'ogni tipo. C'è chi passa con la falsa indifferenza di chi non vuole sapere: ma con piccoli e veloci spostamenti della testa lancia occhiate rapidissime all'interno. C'è chi sta di fuori a far versi e boccacce, mentre urla con gli amici di schiamazzi e atrocità. C'è chi ancora guarda e osserva con curiosità ostentata: poi commenta chi sta dentro, sul vestito un poco strano, sulla voce troppo bassa o sull'aspetto effeminato.
C'è poi sempre un ragazzetto che si mette lì al di fuori: ed apre i libri per studiare. Non è iscritto nè ha provato a fare il test per l'ammissione; sono anni ormai però che prende spunto da chi è dentro per sapere cosa leggere. Munito di uno scomodo sgabello sta lì in mezzo a quella folla: non di rado c'è qualcuno che gli parla e lo disturba; e lui, paziente, non disdegna mai risposte o complimenti. Cordialmente poi saluta per riprendere il lavoro; ogni tanto si alza in piedi sulla sedia e guarda fuori, oltre le teste dei curiosi, con le spalle alle pareti invisibili. Dall'interno molto spesso gli studiosi lo deridono indicandolo con sdegno. "Cosa studi, perditempo, già ci stiamo qui noialtri che tentiamo d'imparare!", legge lui da quelle labbra rese mute grazie al vetro; se ne preoccupa un momento, poi si china sui suoi testi e volta pagina, oppure volge ancora un po' lo sguardo in lontananza.
Un giorno intorno all'aula trasparente smette a un tratto lo schiamazzo ed il rumore: in sottofondo infatti si avvicina un grosso suono di fanfare, qualche tromba, dei tamburi. La gente va spostandosi per fare spazio a quella comitiva: la banda è circondata dallo stuolo dei docenti e professori, tutti quanti col vestito delle feste. Senza dire una parola ecco il più Anziano tra gli Anziani fare un gesto con il dito: e tutto tace. Poi con passo lento e stanco si allontana piano piano dal suo gruppo d'illustrissimi. Gli studenti dall'interno non discostano lo sguardo da quel lento camminare, preoccupati e sbalorditi per la strana situazione: finchè l'Anziano non si ferma proprio a un metro dal ragazzo, lì seduto, con un libro tra le mani. Senza dire una parola il vecchio prende con la mano tremolante dalla tasca la famosa pergamena della Laurea. E la porge platealmente avanti a sè. E quel ragazzo la solleva bene in vista, poi si alza e se ne va.
Ecco l'Anziano degli Anziani "Per sempre c'è chi è stato a testa bassa qui nell'aula trasparente, e chi fuori ad osservare ciò che succedeva dentro. Ma non era questo ciò per cui quell'aula è stata fatta: se mai vi foste messi ad osservare tutto il mondo che si scorge da ll'interno avreste visto quante strane meraviglie vi circondano, le cose da imparare che galleggiano nell'aria, le vive proporzioni del paesaggio e del più piccolo dettaglio. Invece voi lì dentro siete stati con la testa sopra i libri senza mai osservare fuori, solamente preoccupati di deridere chi stava fuori il vetro. Coloro qui all'esterno invece avevan gli occhi fissi solo su di voi, le spalle verso il mondo e il cuore stanco, la mente chiusa ad ogni novità: non si erano sì accorto del riflesso della luce a illuminare ciò che è fuori. Nessuno ha usato il bello di quest'aula, solo uno ci è riuscito, ed è colui che è andato via in questo momento."
Poi come in un affanno ecco l'Anziano cade al suolo, chiude gli occhi ed è già morto. In un momento urla e gemiti, persone che si strappano i capelli, c'è chi grida, c'è chi piange, c'è chi ride disperato. La banda e i professori si confondono nel mezzo della folla, e tutti uguali lentamente fan ritorno verso casa. E' ancora sera quando in pochi son rimasti lì davanti ad osservare con speranza l'invisibile stanzone. Perciò son pochi quelli che racconteranno di aver visto una magia, e ancora meno quelli che la crederanno.
Ma questo è ciò che accade: in un baleno ecco la luce del tramonto a rimbalzare s'un ostacolo imprevisto. E ciò che è trasparente, ora è marmo.

16 ottobre 2007

Thelema

Nel 1904 il celebre occultista Aleister Crowle scrive il Libro della Legge, un piccolo testo che diventa fondamento di una nuova visione religiosa del mondo, la Thelema. L'autore dichiara di aver ricevuto le parole per il testo da un'entità superiore e metafisica che lo ha ispirato e coinvolto nel processo creativo.
La Legge di cui si parla è riassunta brevemente in tre semplici frasi:
- "Fai ciò che desideri" dovrebbe essere l'intera Legge.
- L'amore è la legge, quando esso è assoggettato al desiderio.
- Non c'è alcuna legge oltre a "Fai ciò che desideri".
Tralasciando le eventuali derive che la Thelema può lasciar trasparire, appare evidente come in questa nuova visione del mondo l'uomo è descritto come entità essa stessa capace, attraverso il desiderio, di modificare il corso della vita, del destino, della natura stessa delle cose.
In questo contesto si inserisce l'ambito più prettamente "alchimistico" della teoria crowliana: il Magick. Con questa espressione l'occultista intende "ogni atto destinato a causare un cambiamento intenzionale". Due riflessioni sembrano a questo punto scontate. La prima riguarda l'utilizzo della lettera "k" alla fine della parola; utilizzando l'undicesima lettera dell'alfabeto Crowley si ricollega al simbolismo Egiziano - Tebaico intendendo un qualche riferimento alle forze demoniache e caotiche, che si oppongono appunto al desiderio umano. La seconda riguarda la particolare visione della "magia" che appare nella Thelema: non è magico ciò che produce "miracoli", o che rende possibile ciò che è impossibile. Bensì è magico ciò che produce in un oggetto un cambiamento di per sè possibile nella natura dell'oggetto stesso: ma nel causarlo lo domina, lo costringe, lo governa.
E' appunto mediante il Magick che l'uomo può avvicinarsi al Vero Desiderio, scopo supremo dell'esistenza. Per raggiungere questo stato di grazia Crowley parla di un necessario spostamento dal reale verso un mondo di confine chiamato "l'Abisso". In questo universo si trova il legame tra il Fenomeno e l'Idea, tra il Reale (che è ideale ed utopico) e l'Irreale (che è tangibile e attuale). Ed è solo mediante un attraversamento dell'Abisso, ottenuto con una padronanza specifica del Magick, che si può arrivare al Vero Desiderio, alla meta più ambita. Crowley scrive a questo proposito un secondo testo fondamentale, "Magick, without tears": un compendio sulle tecniche e sui postulati che possono condurci nella giusta direzione. Il testo si trova qui, in una versione completa e rivista.