26 agosto 2006

Nyah

Avete presente Mission Impossible II? Parlo di un momento preciso del film, verso l'inizio, quando compare la strafiga della situazione, con tutto il fascino della cosa, in una mirabolante corsa in macchina stile inseguimento, pieno di ammiccamenti sguardi affascinanti e pericoli mozzafiato, che già solo così stai per avere un orgasmo e ti contieni a fatica, poi ci metti sopra una musica tutta pazzescamente attizzante, di quelle che neanche il silenzio potrebbe accompagnare meglio una scena di sesso, con la chitarra che segue 'sti ritmi mezzi etnici, e tu ti immagini anche tutto sto ballo intorno al fuoco, e intanto davanti c'hai l'inseguimento, e i pericoli, e gli sguardi ammiccanti, e magari al cinema accanto a te c'è tua madre e la cosa diventa terribilmente imbarazzante? Avete presente Il Gladiatore? Parlo di un momento preciso del film, quando lui sta morendo, e immagina il paradiso, e la moglie morta, e tutte 'ste sboronate qua, e da un momento all'altro ti aspetti che spunti da qualche parte la bandiera americana che tanto di anacronismi già ce ne stanno a chili, e già stai sull'orlo del pianto, poi ci metti sopra una musica che più epica non si può, con enya che canta e gli archi e le atmosfere e i cori e i timpani sotto che picchaino come pazzi, e intanto davanti c'hai quello che stira, e la folla in delirio, e le urla, e magari al cinema accanto a te ci stanno i tuoi amici e tu non sai come cazzo fare dall'imbarazzo, "mica sono lacrime sarà l'umidità"? Avete presente The Ring? Parlo di un mometno preciso del film, quando quel cazzo di vecchio sta dentro alla vasca con un ferro da stiro in mano, e poi si fulmina e te già tra un po' crepi, e in quel momento ti spunta 'st'altro stronzo da dietro e la protagonista urla e tu fai un salto degno di Fiona May, poi ci metti sopra una musica tutta a sobbalzi, con sti cazzo di violoncelli che pompano e 'sti ottoni che proprio in quel momento suonano tutti insieme un accordo straziante, e intanto c'hai il cadavere nella vasca, e quello che compare all'improvviso, e quella che urla, e magari al cinema accanto stai con la persona che ami e tipo gli zompi addosso perchè sei terrorizzato e la cosa ti imbarazza assai, simuli un momento di mancanza di affetto ma la realtà è che ti stai cagando in mano?
Dove voglio arrivare? I tre film sopracitati sono accomunati da due cose: la prima, è l'essere abbastanza orripilanti tutti e tre. La seconda, è che le colonne sonore le ha scritte tutte un genio: Hans Zimmer.
Se non sapete chi è Hans Zimmer pensate, oltre ai lavori succitati, a robe tipo Il Codice Da Vinci, Il Re Leone, La Sottile Linea Rossa, L'Ultimo Samurai, The Rock, Twister, King Artur, giusto per citarne alcuni. Sto tipino qua è un genio: perchè ti strappa fuori le emozioni. Pure in un film orribile, dove tu proprio di piangere non ne avresti voglia, o di spaventarti, o di ridere, o di commuoverti, ci mette lo zampino lui e non puoi farci niente, sei preso, catturato, non ne esci. Ed ecco che anche la pubblicità del mulino bianco diventa emozionante (sì è roba sua anche quella), e così via.
Hans Zimmer è da ascoltare e riascoltare. Ce ne sono pochi, come lui.
L'emozione è roba rara, oggigiorno.

23 agosto 2006

Waking Life

"Waking Life" è un film di 5 anni fa, ingiustamente sconosciuto ai più. Quei pochi che lo conoscono, se ne ricordano come del film fatto come dei "cartoni reali", una bellissima tecnica cinematografica nella quale le scene riprese con videocamera digitale, vengono poi ricolorate e trattate al computer fotogramma per fotogramma. L'effetto finale è bellissimo, una sorta di cartone surrealista alla Salvador Dalì. Ma Waking Life è molto di più di un semplice cartone, è un viaggio filosofico nel pensiero, nel sogno, e nelle problematiche dell'esistenza; un viaggio, tra l'altro, riuscito benissimo. In tanti hanno provato a fare film sui sogni, chi in maniera profonda chi in maniera scherzosa, chi riuscendoci egregiamente ("Mulholland Drive"? ) chi fallendo miseramente ("Vanilla Sky"?). Quello che però Richard Linklater è riuscito a fare, è a fare un film sui sogni in cui si parla dei sogni. La trama del film, molto aleatoria, è interpretabile dallo spettatore nei modi più personali. La mia visione è questa: uno dei moltissimi dialoghi nel film parla di quei sei secondi di attività cerebrale successivi alla morte del corpo; in quei pochi secondi, la mente umana sogna interminabili momenti, apparentemente lunghi ore, forse giorni. Il protagonista, successivamente a un incidente stradale, comincia appunto a sognare, e il film si dipana in questi brevi sei secondi di attività onirica. In questo viaggio tra i sogni, in cui il protagonista tenta di svegliarsi senza riuscirci mai, moltissimi personaggi più o meno conosciuti della intelligentia o dello star system americano raccontano la propria visione del mondo e analizzano le più disparate problematiche. Se all'inizio la cosa può sembrare priva di senso, nonchè un po' pretenziosa e saccente, quando il film va avanti si vede quanto in realtà questi individui non si prendano sul serio, quanto le loro parole siano collegate a un sottile filo conduttore, e quanto il loro "pontificare su tutto " perda di supponenza nel momento in cui lo stesso protagonista va a criticarlo e a scherzarci sopra. E' difficile parlare di filosofia in un film; ancora più difficile è farlo senza annoiare e soprattutto senza sembrare ridicoli. Linklater ci è riuscito, un po' perchè lo spettatore è continuamente affascinato dai geniali effetti visivi che accompagnano ogni dialogo, un po' perchè si è presi dal riconoscere questo e quell'altro personaggio famoso, un po' perchè i dialoghi più pesanti sono intervallati da altri più divertenti, da aneddoti, da musica, da situazioni così paradossali da indurre alla risata. Waking Life insegna, nella prima e nell'ultima scena, un concetto tanto semplice quanto bello.
Se il sogno è destino, allora, basta svegliarsi.

22 agosto 2006

Ode a Harry Potter

Era il 1998. Ricordo il freddo, doveva essere inverno, forse novembre, o dicembre. Ero a fare il mio solito giro da Feltrinelli, quello a Piazza della Repubblica; avevo 15 anni, abbastanza grande da vagare nel reparto narrativa, ma ancora piccolo da potermi permettere qualche minuto a fantasticare nel grosso stanzone con i libri per bambini. Sollevo un libro che mi incuriosisce, dimensioni un po' esagerate per un libro per bambini. "Harry Potter e la Camera dei Segreti", si chiamava: accanto, c'era "La Pietra Filosofale". Quasi per caso, forse per la noia, forse per la mancanza di altri libri interessanti, li prendo entrambi. Arrivato a casa inizio a leggerli, vengo immediatamente colpito dalla complessità della trama, dalle atmosfere così bambinesche ma così... fantasy allo stesso tempo. Li divoro entrambi e scopro con stupore che ne dovranno uscire altri, che non è finita lì, che la storia continuerà, chissà quando. In giro si comincia a parlare della cosa, c'è chi dice che probabilmente altri libri non ne usciranno mai, che la cosa finirà lì, chi si legge dei mattoni tanti per bambini?. La mania era alle porte, invece. Io l'avevo anticipata per caso, di qualche mese. Scopro che le classifiche sono già impazzite, che i due volumi sono in vetta alle vendite dei libri per bambini, la cosa si fa sempre più strana. Passano i mesi e quasi mi dimentico, fino all'ottobre successivo. Stavolta sono alla MEL, e l'atmosfera è strana. I libri per bambini sono al piano di sotto, quello grande è riservato ai romanzi, alla narrativa, agli adulti: eppure dal soffitto pendono grandi cartelli pubblicitari. C'è Harry Potter su un bestione alato. C'è il terzo volume. C'è il delirio mediatico. Il volume è in testa alle vendite. Non dei libri per bambini: dei libri, tutti. Ricordo le voci, allora: "Durerà poco. Finirà presto. Andrà a sparire, come il tamagotchi". Nel 2004, 5 anni e due Harry Potter dopo, la saga ha venduto in totale più di 270 milioni di copie, un successo senza precedenti nella storia dell'editoria. Altre voci: "Non può durare, sono solamente libri per bambini, ecco, ora c'è il Codice da Vinci e nessuno si ricorderà più del tipo strano con la cicatrice in fronte". Passa un anno e in inghilterra esce il sesto volume. Il Times scrive: "Harry Potter e il Principe Mezzo Sangue ha venduto in un solo giorno più del Codice da Vinci in un intero anno". 10 milioni di libri, in meno di 24 ore. Roba che il libro più venduto di Clive Cussler ne ha venduti in totale 11, di milioni. In Italia il libro esce a inizio 2006, e le librerie sono aperte di notte, per attendere l'evento. Perchè di evento si tratta. Entri in libreria con il tuo buono prenotazione, vai alla cassa e ne esci con un libro enorme in mano con la commessa che ti sorride melliflua, e tu capisci che lei lo ha già letto, bastarda: in giro la gente lo legge ovunque. In metro, sull'autobus, sulle panchine. Agosto 2006, oggi. Tra un anno uscirà l'ultimo capitolo. Il successo è durato, e anzi è lievitato fino a livelli impensabili prima. L'uscita del settimo e conclusivo libro produrrà probabili oscillazioni in borsa, aperture straordinarie, eventi e organizzazioni incredibili. La scrittrice in un comunicato fa sapere in giro che l'ultimo capitolo è già scritto da anni, in una cassaforte: un tesoro dal valore economico inestimabile. Una macchina da soldi.

Però è bello pensare che per una volta, non ci sia bisogno di sesso o di sparatorie per vendere , è bello pensare a bambini che leggono perchè vogliono farlo, è bello pensare ad adulti che parlano con i loro figli, soddisfatti finalmente di poter comunicargli qualcosa di interessante anche per loro, è bello pensare che 300 milioni di libri hanno forse dato un sorriso in più a tanti. Io sono un pro-Harry Potter. Di quei 300 milioni, in casa mia ce n'è sono solamente 6. Sono bastati.