10 ottobre 2007

Recensione: Radiohead, In Rainbows

In Rainbows ha già fatto la storia ancor prima di un ascolto, per il suo particolarissimo modo di vedere la luce. Poi succede che una mattina ti svegli, lo hai sul tuo computer, lo ascolti, e non lo togli più dalla mente. In Rainbows farà anche un'altra storia. La mia.

Eccovi la mia umile recensione.

15 Step: l'opener più anticipato di sempre confonde, spiazza, ma non delude. Forse una delle tracce meno riuscite di In Rainbows, risente un po' troppo della passione di Thom per i loop digitali, e sembra quasi uscita dal suo The Eraser. Una bella canzone in ogni caso, prepara in modo del tutto inatteso al resto dell'album.

Bodysnatchers: con il riff alla The Bends e con l'atmosfera da vero "ritorno alle origini" eccoci entrati nel vivo dell'opera; da ora in poi è un'ascesa vorticosa. La voce di Thom si arrampica, cavalca il ritmo in maniera impeccabile e duetta con l'acido suono della chitarra elettrica. Da tenere in considerazione, è di quelle canzoni che aumentano la confidenza con il numero di ascolti.

Nude: dieci anni di elaborazione hanno fatto davvero bene a questo scarto di Ok Computer; rivisitata, stravolta, memore delle conquiste di questo lungo periodo, ci fa emozionare presentandoci i primi momenti davvero lirici dell'album. La nuova Exit Song, con un finale mozzafiato che ci immerge passionalmente in un cartone animato degli anni sessanta.

Wird Fishes/Arpeggi: la magia della produzione di Godrich appare qui in tutta la sua forma. Un brano scritto per un'orchestra sinfonica diventa, incredibilmente, ritmato da una batteria insistente, pieno di chitarre e sintetizzatori; e funziona in maniera egregia. La ninna nanna del futuro cattura l'ascoltatore e non lo molla conducendolo a un finale spiazzante e asimmetrico.

All I Need: la canzone non ha bisogno di recensioni. E' il capolavoro annunciato, è l'amore in versi, è ancora più bella che in versione live, è pazzesca.

Faust Arp: la novità mai ascoltata dell'album, una ballata di due minuti che sembra applicare in maniera impeccabile tutte le regole del caso. Melodia originale ed orecchiabile, arrangiamento ben costruito, nessuna pretesa particolare: quasi un momento per riflettere.

Reckoner: un pugno nel naso per una versione restaurata e irriconoscibile della hit degli scorsi live. Un altro apice di virtuosismo per la voce di Thom, un altro momento topico di un album che di momenti topici ne ha anche troppi. Quando arriva il pianoforte ti chiedi se può esistere un modo ancora più perfetto di rendere la canzone: incredibile ma vero, no. Quando l'armonia passa a un coro in multitraccia ti chiedi se ha senso andare avanti con l'ascolto: incredibile ma vero, sì.

House of Cards: il linguaggio tipico degli ultimi Radiohead, che era andato un po' sparendo nelle ultime tracce dell'album, torna qui a farsi sentire prepotentemente. Una semplice sequenza di accordi acquista profondità e spessore grazie alla presenza di una voce effettata ed invadente, che non ti esce dalla testa per cinque minuti e mezzo. Un'altra canzone trabocchetto: diventerà sempre più bella con il passare del tempo.

Jigsaw Falling Into Place: rock, come lo fanno i Radiohead. Forse la seconda sul mio podio personale, la vecchia Open Pick, ora rinominata in modo bizzarro, coinvolge all'inverosimile. La prima metà è canzone, la seconda metà è musica.

Videotape: per animi teneri e pronti alle lacrime, la vera soft song del disco arriva dritta al cuore, conclusione di un percorso tanto ardito quanto elevato. Un ritmo prima prevedibile poi sconclusionato ci fa volare sopra il tappeto di pianoforte e l'infinito ritornello, e non vorremmo mai scendere; ci chiediamo se i Radiohead sono mai stati così dolci.

inrainbows.zip

E' qui.
A presto.



[UPDATE: E' presto per giudicare, sono ancora a due soli ascolti più qualche traccia spuria ripetuta qualche volta. Non voglio sbilanciarmi molto. Quindi, senza sbilanciarmi molto, dirò che è un capolavoro.]

09 ottobre 2007

Una volta al giorno

Una volta al giorno mi risveglio e dò di matto. Una volta al giorno faccio il letto, lo disfaccio, mi ci butto a peso morto. Una volta al giorno bevo latte, una volta sono forte, una volta sono adulto, una volta sono bimbo. Una volta al giorno uso la doccia, una volta asciugo il corpo, più di una vanitoso uso lo specchio. Una volta al giorno guardo quello che è successo alla tivvù, leggo il giornale. Una volta al giorno tiro in basso le serrande, una volta le riapro, una volta chiudo gli occhi per dormire, una volta li riapro.Una volta al giorno sono pronto per uscire. Una volta al giorno ceno stanco ed affamato, una volta pranzo illuso e frastornato. Una volta al giorno penso a chi ho amato dapprima, neanche una a chi ha seguito. Una volta al giorno vado sulla tangenziale, una volta sono in centro o sul raccordo. Una volta al giorno vesto bene, una volta vesto male, raramente sono nudo. Una volta al giorno spero in quello che vorrei, una volta mi rattristo a non averlo. Una volta al giorno penso sia l'ultima volta. In tutte queste volte ci sei tu.

08 ottobre 2007

E ciò che vedi perso, è perso.

"Fulsere quondam candidi tibi soles,
Cum ventitabas quo puella ducebat
Amata nobis quantum amabitur nulla."




























[Un'altra vita, saremo onesti. Saremo capaci di tacere.]