01 marzo 2008

Plastilina

"Non hai sentimenti"
"..."
"Posso dirti quello che voglio tanto non ti ferirò mai"
"..."
"Perchè tu non soffri mai"
"..."
"Tanto appena finisco di parlare torni alla tua vita"
"..."
"Alle tue fottute cose, al tuo studio"
"..."
"Sei un programma sai"
"..."
"Uno stupido programma per computer"
"..."
"Prevedibile come tutti i programmi"
"..."
"Le cose ti rimbalzano addosso, non ti sbilanci mai, mai un urlo, mai una cosa sincera"
"..."
"E la cosa assurda è che sei contento così, tu"
"..."
"Te ne stai buono e carino lì, con quella tua faccia da cazzo, e sei contento così"
"..."
"Nemmeno mi parli, tanto cosa potresti dirmi, sarebbe la solita risposta giusta al momento giusto, la solita puttanata"
"..."
"Con il tuo buonismo, il tuo buonismo di merda"
"..."
"Qualcuno potrebbe sbatterti a un muro e tu lì con quello sguardo ebete a farti insultare, a cercare qualcosa di buono"
"..."
"Non in tutto c'è del buono sai"
"..."
"Non in tutto"

29 febbraio 2008

A luci spente

Sono le sette di sera e devo vestirmi di corsa perché è tardissimo. Mi metto quello che capita, senza stare a badarci molto. Faccio attenzione giusto ai calzini, ne ho un paio bucati e non vorrei fare brutta figura. Lei invece si sta agghindando da due ore, orecchini, collanine, maglioncini, tutto ino, ha iniziato alle tre ma comunque faccio lo stesso prima io; le donne sono sempre uguali, sussurro a denti stretti, mentre le do una mano a infilarsi il cappotto. Lei mi fulmina con gli occhi, per farmi perdonare le lascio un bacio sbarazzino sulla fronte e la trascino di corsa fuori di casa, ma appena apro l'ascensore ci accorgiamo che sta diluviando, di quella pioggia estiva che sembra conquistare il sole. Così le dico di aspettarmi e torno su a prendere un ombrello. Prima che si trasferisse da me non avevo mai avuto ombrelli, penso. Un altro segno del bene che mi fa.
Trovo sopra la macchina un volantino di un negozio di ferramenta. C'è scritto: "fatevi una sega". Ridiamo insieme. Fortunatamente sono un genio della guida, inoltre non c’è molto traffico, pare proprio siano partiti tutti nonostante il tempo, in questo grigio weekend di mezz’agosto. Perciò riesco a svicolare come un’anguilla e arriviamo davanti al teatro con qualche minuto d’anticipo; giusto in tempo per prenderci qualcosa al bar lì davanti. Un caffè per lei e un Aperol spritz per me, dico. Con poco ghiaccio per favore.
L’insegna fuori dalla sala mostra il volto di un uomo pensieroso, sotto c'è scritto: “If you have only one of something you can't say it's the best of anything”. Entriamo, un po’ di emozione nello sguardo di entrambi, la mia mano sulla sua. Forse lo immagino soltanto eppure sembra vero questo lampo di stupore nello sguardo della maschera che strappandoci il biglietto dice “Vi auguro un buono spettacolo” e si sente rispondere da lei mentre io rimango zitto: “Grazie”.
Poi lei mi sorride, allunga la mano per riprendere i biglietti. La spingo accanto a me mentre si spengono le luci.

28 febbraio 2008

Sex makes you happy

Ho una memoria eccezionale. La cosa fantastica è che la sfrutto per immagazzinare qualsiasi genere di informazioni, anche quelle più assurde. Come il rumore delle persone. Ogni individuo ha dei suoni caratteristici, un modo particolare e univoco di mettere l’ambiente in vibrazione durante qualsiasi cosa stia facendo; tipo che ne so, camminare, o spostare una sedia prima di occuparla, o sbattere lo sportello di una macchina. O rollarsi una canna. Ad esempio io sono in grado di riconoscere perfettamente tutti i modi diversi di chiudere l'ascensore che hanno le persone che conosco. C’è il suono discreto e pulito della mater, plop, poi c’è il clang forte e distratto di Coco, o il referenziale fruscio, sssssh, della porta accompagnata dalla mano del custode per non fare troppo chiasso. Per questo quandò suonò il campanello non fui sorpreso nel trovarmi davanti la faccia contratta e decisa del pater, alle undici del mattino del primo gennaio. Che scena: lui vestito di tutto punto, giacca blu in abbinato con i pantaloni, la camicia un po’ aperta e senza cravatta a significare una simbolica stretta di mano tra il mio mondo e il suo; io invece con addosso i calzoncini della tuta pieni di buchi per le troppe cicche finiteci sopra, e una felpa ormai rassegnata alle macchie di sugo con su scritto “sex makes you happy”. Il mago e il suo giovane apprendista, pensai. Provai molto ingenuamente a offrirgli qualcosa da bere, perché sono un tipo ospitale. Ma il mio facoltoso pater non sembrava gradire nulla che non costasse meno di dieci euro al litro, perciò decisi di tenere per me la mia cassa di Tennent’s e gli piazzai davanti la brocca riempita al rubinetto. Con un bicchiere di cristallo, ovviamente.
Sempre perché sono un tipo ospitale.

27 febbraio 2008

La leggerezza del mare

"Grazie di tutto"
"..."
"Davvero, grazie"
"Di che?"
"Del tuo amore"
"..."
"Sì, mi sento amato"
"Io non ti amo, lo sai"
"Lo so"
"Allora cosa dici"
"Mi sento amato"
"..."
"Non sono mai stato molto attaccato ai dettagli, dovresti saperlo"
"Fino a questo punto?"
"Fino a questo punto"
"Come puoi pensare queste cose..."
"Perchè ho il privilegio di un amore che basta per due"
"Dio..."
"Di un amore infinitamente grande"
"Un amore non basta mai, per quanto possa essere grande"
"Invece sì"
"Sai come mai si usano i doppi vetri, nelle case?"
"Cosa c'entrano i doppi vetri..."
"Perchè hanno provato di tutto, con un vetro solo. Lo hanno reso spesso quanto un tronco d'albero, ne hanno cambiato la fattura, la forma, la disposizione. Eppure c'era sempre qualcosa che continuava a entrare, un rumore di fondo che disturbava il silenzio dell'interno"
"..."
"Poi qualcuno ha provato con due vetri. Sottili e trasparenti, completi di una sincerità tutta visibile agli occhi. E sai cosa è successo? Quella vibrazione, quell'interferenza, è sparita. E sai perchè?"
"Ho paura"
"Hanno scoperto che non erano i due vetri a succhiare via il rumore. Ma lo spazio tra di essi, l'aria che aderiva così bene all'uno e all'altro, in un modo così liscio da impedire ogni tipo di intrusione"
"Smettila, dai"
"Il tuo amore non basterà mai per tutti e due"
"..."
"Mai"
"..."
"Dai, vieni qui"
"Io ti amo"
"Tu mi ucciderai"
"Lo spero"
"Vaffanculo"
"Sai, stamattina una bambina mi ha fermato, per strada. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto signore, tu lo sai quanto pesa il mare?
"Una pazza?"
"No, una che aveva compreso un sacco di cose. Io non le ho risposto, lì per lì. Non avevo capito niente"
"Perchè?"
"Perchè ancora non stava succedendo tutto questo"
"Tutto cosa?"
"Ora invece ho capito tutto. Ho scoperto che devi avere sulle spalle tutto l'universo, per renderti conto di quanto sia leggero il mare"
"..."
"Quando lo capisci lo vedi evaporare, e ti metti a nuotare nell'aria"
"Dio"
"E' per questo che non piangerò quando te ne andrai"
"Non me ne andrò"
"Sì, tu te ne andrai"
"E allora perchè non piangerai?"
"Perchè ci sarà sempre un po' di liquido tra noi"

25 febbraio 2008

Dire di no

L'aria è più pesante quando è il momento delle scelte. Si fa liquida e distinta a controllarti, trucco barbaro per rallentare il tempo e darti fiato, che vergogna. Poi il cuore batte anche lui a ritmo con i secondi stanchi e ti senti morire, il sangue non è abituato ad aspettare.
Ti accorgi che nella tua vita hai sempre detto sì; per non negare, per non ferire, per non perdere. E ogni volta hai negato, hai ferito, hai perso. C'è qualcosa che non va in tutto questo ragionare: una pietra ad inserirsi nel ruotare delle cose, ad inceppare il meccanismo.
Poi succede che qualcuno ti da forza e da coraggio, il venticinque di febbraio zero otto. C'è una faccia dentro al sacco degli eventi, volto nuovo, occhi nuovi, labbra nuove. E caldo nuovo, che è nuovissimo se pensi all'abitudine del freddo che sembrava sempiterno.
E dici no. Con tutto il cuore sopra il mondo del montare ribellione, del nascondere la faccia dietro a un vetro e non a un muro, del sorridere di gioia e non di rabbia. E dici no: con voce alta, tono forte e spalle ritte, per di più: sarà la forza che si addice al principiante e al novellino: sarà quella.
Butti giù il tuo fiato ricco di vergogna di chi ha detto qualche cosa di giustissimo; non pensi sarà facile l'ascolto di quel no, del resto a dire sempre sì hai abituato tutti male. E passa il tempo, ed è di nuovo al ritmo giusto. Ed è di nuovo giorno e notte e ancora giorno.
Nella testa resta fissa quell'immagine: di te che non ti vedi perchè gli occhi vanno avanti e non indietro.