17 marzo 2008

Molto rumore per nulla

Si fermò così, senza un rumore. Una Peugeot rossa, vecchio modello. Sporca.
"Posso aiutare?", dissi distratto.
Ne scese un ragazzo che ispirava fiducia. Biondo, faccia larga, sorridente e bello come il sole. Giovane. Tutto il contrario di me.
"La ringrazio molto, da solo non saprei da dove iniziare", mi squadrò titubante.
"E' un piacere giovanotto."
"Sicuro che non le faccio perdere troppo tempo?"
"Scherza?"
Avevo bevuto molto. Grappa. Lontano nel tempo, il ricordo di nottate di cui avessi il ricordo. Poi il vuoto e una bottiglia a sera. Disperazione. La chiamavo così: disperazione.
"Ecco guardi: quando provo a riaccendere esce tutto fumo dal motore. Non so, credo sia qualcosa legato al radiatore, ma io non ci capisco davvero nulla...", poi sorrise di un bianco accecante.
"Mm, mi faccia dare un'occhiata. Apra il cofano."
Quell'angelo era venuto per me, ed io dovevo aiutarlo per aiutarmi, dovevo salvarlo per salvarmi. Nel miscuglio nero e fermo di grasso e ingranaggi trovai lo specchio della mia condizione. Infilai le mani lì dentro e capii subito cosa non andava. L'avrei potuta riparare in un solo istante. Un movimento secco delle dita; ma lui era lì per me e non dovevo lasciarlo andare via.
"Ahia", esclamai. Finsi un bruciore, che pessima recita, per fortuna la platea era fredda e inanimata.
"Da dove viene lei?", parlare con lui dava un senso nuovo a tutto.
"Abito proprio qui vicino, stavo tornando dalla casa della mia ragazza quando mi si è spenta la macchina così, all'improvviso. Se non l'avessi incontrata non avrei saputo che fare".
"Non si preoccupi, ora risolvo tutto. Per fortuna me ne intendo di motori".
Chiusi gli occhi e pensai: ho bisogno di un segnale. Se fuma, è mio. E in quel momento percepii forte l'odore scuro di una sigaretta accesa. Salii in macchina accanto a lui.
"Quanti anni hai, ragazzo?", cercai di essere accomodante.
"Ventitre... E' dura lavorare a quest'ora, vero?"
"Abbastanza."
"Immagino."
"Ma a volte si fanno incontri molto fortunati, e il tempo passa via in un lampo".
"Sarà freddo ora il motore, che dice?", la sua voce incrinata da un tremito dolcissimo.
"Ancora un po', non vorrei bruciarmi di nuovo". E lo toccai.
Poi successe tutto in un lampo.
"Cosa sta facendo?", mi gridò.
"Niente, stai tranquillo, non ti farò del male", provai a tranquillizzarlo, volevo solo il suo bene, tutto il suo bene.
"Scenda subito dalla mia macchina!"
"Non urlare, io ti voglio bene", esclamai disperato.
Poi in un momento le sue mani mi arrivarono in faccia ed io non feci nulla per difendermi. Sentii un tonfo sonoro, un dolore lancinante alla nuca e poi più niente. Buio.
Buio.
Mi risvegliai circondato da sangue e infermieri imbavagliati, da una massa di curiosi, da un collega che urlava "E' vivo, è vivo!"; avevo fame.
Ero vivo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

save, ma perchè non scrivi un libro???
io lo leggerei!!!

fK ha detto...

Grazie marti:).. Sei troppo buona!!! Comunque l'idea di scrivere un libro ce l'ho, anche solo così per divertimento.. Vedremo poi se la realizzerò!!! Ciao:))