05 giugno 2005

Come sempre il nuovo romanzo di Crichton apre la mente a nuove prospettive.

"...venga, Mr. Evans, le offro un caffè e facciamo due chiacchiere.
Sa di cosa mi occupo?"
"Temo di no, signore."
"Studio l'ecologia del pensiero, disse Hoffman.
E di come ci abbia condotto a uno Stato di Paura."


E' difficile immaginare qualcosa di più provocatorio, ambizioso e controcorrente dell'ultima fatica di Micheal Crichton.
Supportato da una vastissima documentazione (più di 250 pubblicazioni tra saggi, articoli, studi specialistici), l'autore lancia il suo sconvolgente avvertimento al mondo intero, ed è un grido che non ci saremmo mai aspettati, fuori dagli schemi e da qualsiasi previsione.
Con l'incredibile capacità di proiettare il lettore in temi sempre più attuali, lo scrittore americano condisce le sue previsioni con una trama che, per quanto inverosimile, spaventa e fa riflettere perfino i più scettici spingendo a riflessioni difficili, talvolta addirittura immorali.
Il fulcro del libro quindi è un messaggio di ribellione, di uscita dal buonismo "ecologico" che da sempre perseguita la società: arrivati all'ultima pagina ci si chiede quanto sia giusta, dunque, la difesa incessante del mondo che ci circonda.
Stiamo davvero distruggendo il pianeta? E' davvero innaturale il nostro modo di vivere? Provocherà davvero le catastrofi con cui i media condiscono da anni le prime pagine dei giornali?
Tra i dati (tutti referenziati) presenti nel libro, spiccano naturalmente quelli che più ci riguardano: e troviamo ad esempio che la temperatura media a Roma è rimasta costante dal 1811, mentre a Milano è addirittura scesa di mezzo grado dal 1763. Con una sottile opera di convincimento (lecito però: mai privo di citazioni, mai inutile, mai esagerato) l'autore ci conduce alla difficile conclusione che forse non è questo il problema che il mondo sta sopportando.
Non sono l'emissioni di anidride carbonica il vero tarlo della nostra società. Quello è soltanto ciò che VOGLIONO farci credere, per lasciarci vivere in una continua situazione di pericolo: perchè, lo sappiamo, l'essere umano è più facilmente controllabile quando è spaventato.
Perciò il suggerimento che tra le righe si coglie ogni momento è: cosa succederebbe se invece di usare in QUESTO modo i nostri soldi, li usassimo per aiutare le popolazioni del terzo mondo a civilizzarci come noi? Non è nella civiltà che risiede infatti il male del secolo, anzi! Risiede proprio nel fatto che la civiltà manchi in molta parte del pianeta!
Crichton quindi ci sprona a far nascere un NUOVO movimento ambientalista, i cui obiettivi non siano la CONSERVAZIONE dell'ambiente, ma piuttosto l'INTEGRAZIONE dell'uomo, di TUTTI gli uomini, in esso.
"Ci servono più scienziati e meno avvocati", ci viene ricordato.
Noi leggiamo sentendoci quasi in colpa per non aver capito prima, per non aver aperto gli occhi, ma soprattutto chiudiamo il libro consapevoli che nessuna delle 700 pagine di questo capolavoro lascerà intatto il nostro modo di guardare il mondo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come su tutte le cose, si può essere d'accordo o meno. D'accordo sui fondi ai paesi poveri, non con le motivazioni. Portare la civiltà è un tema difficile e fin troppo attuale. La civiltà occidentale ha costellato la sua storia di tentativi (spesso riusciti) di esportare con la forza quelle che erano le proprie culture, usanze, lingue, religioni...Basti pensare alla fine che hanno fatto su tutti le popolazioni americane precolombiane o al fatto che un miliardo di persone sono cristiane e anche di più parlano inglese. Voler civilizzare vuol dire assumere che la cultura occidentale abbia una superiorità di fondo rispetto alle altre; che è giusto e che deve essere fatto. Ma in realtà il fine di tutti questi bei discorsi umanitari sull'esportare i diritti, la civiltà, la democrazia, è solamente quello economico, questo sì il vero faro della nostra cultura. Io direi, lasciamo che ogni paese, ogni cultura trovi col tempo la dimensione che meglio la rappresenti, dimensione non necessariamente affine alla nostra. Parte dei problemi dell'Africa di oggi sono nati proprio dal tentativo di civilizzarla, occupandola colonialmente e sfruttando i paesi a proprio vantaggio durante la guerra fredda. Dici che il mondo è cambiato da allora? Mah, non credo.
Ancora d'accordo sul fatto che l'uomo spaventato è facilmente manipolabile. Basti pensare alla qualità dell'informazione in Italia e negli Usa, paesi in cui i media vengono utilizzati per tenere costantemente in apprensione la popolazione con notizie (spesso volutamente esagerate) su violenze, omicidi e crimini di vario tipo, che sì, per carità, accadono e sono sempre accaduti, ma che ora trovano eco nelle prime pagine dei giornali e nei primissimi titoli dei tg.
Per quanto riguarda il buonismo ecologico, che dire. A me sembra che il pianeta non se la passi benissimo. Ora lasciamo perdere le temperature, non si tratta solo di questo: desertificazione, buco dell'ozono, scomparsa di specie animali, sovrappopolazione. Ce n'è abbastanza per un bel drammone stile ottocento.
In definitiva almeno così, ad un primo approccio, questo nuovo libro di Crichton mi sembra abbastanza catalogabile come reazionario, con un certo tentativo di "paraculaggine": da un lato ti parla di belle cose come dare i fondi al terzo mondo, dall'altra dice che va civilizzato, giustificando le attuali politiche di esportazione forzata di democrazia, che tanto piacciono a Bush. Un modo per accattivarsi le simpatie di qualcuno? Per non disturbarlo?

fK ha detto...

Potrebbe essere il momento per te di leggere il libro:-)...