05 marzo 2008

Il piano B

Mi sveglio in fretta e furia e non ho niente. Né denaro, né potere, né amicizie altolocate. Cerco in fretta un piano B. Mi siedo a un tavolino per riempire bocca e idee, "un cappuccino molto scuro, grazie mille", "molto scuro?" mi rispondono, "sì scuro, già di latte ne ho abbastanza", "tu sei matto!", "e lei è bravo, il cappuccino è tra i migliori che abbia preso", che conversazioni surreali di mattina col barista. Esco sveglio, aspetto il bus e guardo fuori mentre piove, tra le nuvole c'è l'ombra di un bel sole che mi aspetta. Mi incammino per la strada, c'è quel solito zig-zag tra i bisognini, non mi accorgo e sbatto addosso a una signora con un lungo abito blu. "Ma stia un po' attento, la miseria!", "Dio signora lei è stupenda, che vestito straordinario" e mi sorride e mi ringrazia e mi accarezza sulla testa, "sei un tesoro e ti vorrei come nipote!", che bellezza! Arrivo infine in facoltà, nella guardiola c'è una persona conosciuta: il bidello legge City con l'espressione già annoiata, poverino, molte ore deve stare, molte ore. "Come va?" esordisco io, "eh, tutto bene, sono solo molto stanco del lavoro", "hai ragione, mi dispiace", "ho ragione, e mi dispiace pure a me", "perchè non pensi ad un romanzo, sai con tutte queste faccie che ti vedi camminare avanti agli occhi puoi inventarti mille storie di avventura", "ma sei un genio, fossi donna mi ti sposerei domani!", rido e vado, lui è felice. Ecco il rito dei saluti con gli amici, "solo adesso ti presenti?" dicon tutti, guardo l'ora ed è tardissimo, dovrei già lavorare, come mai la sveglia suona quando è giusto ed io mi alzo che è sbagliato? "Beh sapete, stamattina ho avuto un po' di strani affari, pulizie, parenti incinti, discussioni sul colore del parquet nel salottino di mia nonna"; la sigaretta sta finendo e l'attenzione passa oltre, parliamo un po' delle elezioni, ridiamo un po' dei professori, piangiamo un po' del tempo perso e degli esami senza fine. E poi sto qui, la mente lucida, e i giochi ancora aperti. Il piano B, che è quello di chi non ha niente, starebbe andando a meraviglia. Se non fosse che mi squilla il cellulare, due minuti, tre parole, ed un segnale in gsm che mi sento sulla lingua. Che prodigio. E allora passo al piano A, quello in cui ho tutto. E non ho niente, non ho niente, non ho niente che mi manchi.

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