03 dicembre 2007

Ladies and gentlemen, I shall now perform an Orwellian flip-flop


Sono un uomo che ha un passato di ragione e accuratezza: la mia idea è che non ci sia nessuno spazio per il sentimento se non c’è una precisione di fondo, un’impulsiva attenzione nei dettagli più minuti.

Ho sfogliato con gli occhi passando il tempo a leggere le parentesi di chi mi stava accanto, ho notato e incamerato ogni sua piccolezza e l’ho resa importante, ho cercato nei particolari la ragione del rapporto. Non ho mai apprezzato i grandi numeri, ho amato soltanto qualche volta, ho preteso soltanto qualche volta, ho avuto soltanto qualche volta, ho odiato più di qualche volta ma non troppo. Disprezzando le enormità ho spesso preferito il poco o il molto poco, emigrando perfino nelle regioni del niente; così bello, quel vuoto.

Ho sempre pensato, del resto, che la follia più grande dell’innamoramento non sia nella perdita di criterio dovuta alle imponenze del percorso, bensì in una intesa sconsiderata riguardo ogni repentina deviazione, in un preventivo ed illogico appoggio verso ogni allucinazione reciproca: accompagnando ogni parabola, perciò, non ho tagliato neanche una curva.

Cerco di perseguire ogni mia decisione con questo credo in mente, non ho dogmi o pregiudizi, rifiuto il senso di colpa quando è inutile. Mi piace, in effetti, non affrettarmi nel raggiungimento dei miei obiettivi. Amo perdere il tempo e sentirlo scorrere sul viso, spendo volentieri le mie mattinate a dormire, considero giusto osservare le nuvole e contare i lampioni lungo la strada. Ho imparato, con molti sforzi e molta fatica, a togliere in quel che mi serve il "dovere" dall'equazione che da come risultato il "vivere". Raramente, ma con soddisfazione, riesco a privarmi di quella sofferenza che lacera, da sempre, la pelle di cui sono fatti i nostri giorni.

E proprio addosso a questo, ho riposato ogni mio affetto.

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