04 giugno 2006

Iraq

Sono nel deserto. Un uomo cammina svelto, accanto a me; è un militare, così sembra dall'abbigliamento che indossa. Mi da una pacca sulla spalla come per incoraggiarmi ad andare più veloce. Non voglio andare più veloce. Dove sono?
Sento sulla schiena il peso di qualcosa; con le mani raggiungo il retro del collo, c'è un oggetto freddo. Metallo. Un'arma. Mi giro verso l'uomo per chiedergli cosa voglia dire tutto questo, cosa stia facendo lì. Non faccio in tempo neanche ad aprire la bocca: un'esplosione, fortissima, ci scaraventa via l'uno dall'altro. Ripenso un momento alla domanda che stavo per fargli. Sono in una guerra?
Terrorizzato corro verso il luogo in cui ho visto cadere il soldato. Trovo soltanto un cratere. E' vuoto. Pochi metri più in là, un braccio. Sto per impazzire.
Comincio a urlare sempre più forte: voglio superare il frastuono di queste bombe, e della morte; ma più le mie grida si fanno strazianti, più il suono della guerra è possente e infinito. Sembra che mi ascolti e mi controlli. Sto per impazzire. All'improvviso sento due mani forti che mi trascinano via all'indietro, per qualche metro. Passa un attimo, solo un istante, e il luogo dove mi trovavo appena prima non c'è più. Al suo posto, un altro buco. Stanno riempendo il mondo di ferite. Penso per un attimo a quanto stiamo regredendo, a quanto stiamo tornando indietro: trent'anni fa, erano riusciti a portare la vita della Terra sulla Luna. Oggi, invece, stanno portando i crateri della Luna sulla Terra.
Scopro dietro di me una decina di soldati, sembra che stiano fuggendo. Vedo colui che mi ha salvato la vita. Mi sta urlando qualcosa, ma tanto non posso ascoltarlo. Non sento più niente, ormai. Li seguo.
Corriamo per un'eternità. Sono allo stremo, quando mi accorgo che il boato è ormai lontano, si percepisce appena, alle mie spalle. Mi guardo intorno: sembra un accampamento. Non tutti sono tornati; il mio salvatore e altri due uomini sono saltati in aria, mentre scappavamo. Alcune tende rimarranno vuote, stasera. Ne troverò facilmente una libera per me.
Vorrei parlare con tutte queste persone, farmi spiegare, ma sono troppo stravolto, chiederò domani. Apro una tenda e mi butto sulla prima brandina libera. Sento un enorme stanchezza trascinarmi via. E' buio.
Non riesco ad addormentarmi. Il volume è troppo alto. Apro rapidamente gli occhi; sono sul mio divano, lo schermo trasmette immagini di guerra. Con il telecomando, spengo la televisione. Ho uno strano sorriso sul volto. Ora sì, posso dormire.
Il mattino dopo, quando suona la sveglia, il mio primo pensiero è che devo studiare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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