13 settembre 2005

Le conseguenze dell'amore

Ieri sera su Sky passavano "Le conseguenze dell'amore", secondo lavoro di Paolo Sorrentino. Trattandosi del film italiano più premiato, acclamato ed elogiato dell'anno scorso, non ho potuto far finta di niente e ho dovuto guardarlo, ijn fin dei conti avevo resistito anche troppo.
Inizio dal dire che la cosa più bella del film è il titolo. Il modo in cui vengono usale le parole "conseguenze dell'amore" ha effettivamente del geniale: perchè i 100 lentissimi minuti del lungometraggio non trattano di una storia d'amore, come i più si immagineranno leggendo il nome del film. Parlano bensì proprio di quello a cui l'amore può portare: lo struggimento e lo sconvolgimento dell'esistenza. E fin qui, tutto bene.
Proseguo dicendo che l'attore protagonista, Toni Servillo, è stupendo: una pietra un momento, un sorriso dolcissimo il momento dopo. Il personaggio non è facile, rasenta l'assurdo e il ridicolo in molte scene del film, e molti attori avrebbero rischiato di creare una macchietta disordinata e pallida. Invece vediamo sul volto di Servillo la calma patetica e triste dell'uomo dai tanti segreti incoffessabili, un uomo che non ha più nulla da perdere. E fin qui, ancora tutto bene.
Poi però bisogna parlare del film, della sostanza. Ed è proprio qui che la pellicola, a mio parere, fa cilecca. Sorrentino infatti si propone di fare un lavoro dalle molte pretese, ma purtroppo riesce solo in parte nel suo obiettivo cadendo nella più terribile trappola che affligge il cinema italiano degli ultimi anni: la falsità.
Il film è falso, la storia è inverosimile, e questo non perchè voglia esserlo, anzi! E' uno di quei fastidiosi casi in cui gli eventi allo stesso tempo sono assolutamente artificiali pretendendo di essere realistici. La trama non regge da nessuna parte, i personaggi hanno reazioni assurde (basti pensare alle espressioni della sua amata dopo che il protagonista le racconta tutti i suoi segreti incoffessabili), perfino i pensieri che ascoltiamo narrati dalla voce fuori campo sono forzati, troppo lucidi per essere veri. Purtroppo in un film in cui le vicende fanno le padrone assolute, tutte queste eccessive falsità rovinano l'insieme nel profondo, trasmettendo alla visione un senso di inutilità latente. L'estrema lentezza di alcune scene (ingiustificata, perchè accompagnata da minuti in cui invece si scatena il putiferio) non aiuta di certo la digestione, che si fa sempre più impacciata nei minuti finali dove l'assurdità rasenta lo scherno.
Peccato, le critiche sono state tutte positive, i giudizi del pubblico no (conosco molte persone che lo hanno visto e giudicato male). Speriamo che la grande abilità registica di Sorrentino (assolutamente indubitabile: alcune inquadrature sono perfette, bellissime, i titoli d'inizio sono splendidi) dia voce a qualcosa di più vero, di più reale.
Di meno italiano.

1 commento:

lunanuova ha detto...

A mio parere, invece, Servillo è l'anello di congiunzione tra i ritmi schizofrenici del film e lo spettatore. Voglio dire, lui è davvero credibile, di consegenza anche la storia ed i ritmi risultano semplici da metabolizzare. Se c'era qualcosa di inverosimile era il maglione di suo fratello! terribile! ;)))