29 luglio 2005

"L'ombra del vento", di Carlos Ruiz Zafòn

E' sempre più raro entrare in libreria e trovare un buon libro senza avere riferimenti. Non c'è più la magia di un tempo, quando soltanto il profumo di carta nuova o i colori delle copertine riuscivano a proporci entusiasmanti letture, quasi sempre con buoni risultati. Invece mi è successo di nuovo, una settimana fa: un libro scolorito, dal sapore vecchio, ha attirato prima il mio sguardo e poi la mia curiosità, spingendomi a comprarlo.
"L'ombra del vento" è un romanzo d'altri tempi: non tanto per l'ambientazione o per lo stile, bensì per le fondamenta stesse su cui basa la sua incredibile bellezza. In tempi infatti in cui la scrittura sembra tutta tesa a filosofeggiare, criticare, e sempre più a "dire" piuttosto che a "dare", questa storia piena di Spagna ci regala una cosa che mancava da tanto: una trama splendida e incredibilmente ben fatta.
Ogni personaggio ha una vita che si intreccia con le altre inesorabilmente, rivelando qualcosa che soltanto lui conosce ma che non basta mai a scoprire il tutto. Riscopriamo le ansie dell'amore, quello vero da romanzo d'ottocento, e poi ci immischiamo in tradimenti, libri maledetti, vicoli cupi e pianisti nei bordelli. Niente è ciò che sembra, e le ore scorrono in un attimo leggendo le pagine densissime e mai noiose, fino all'epilogo, sconvolgente. Non c'è niente di nuovo per carità: dal libro nel libro alle sconcertanti scoperte familiari, tutto è già sentito: ma la mistura è riuscita perfettamente, tutto torna, e la lettura ci regala quello che dovrebbe essere il suo scopo primo, ossia la consapevolezza di aver passato bene il tempo.
Consigliatissimo, soprattutto in questo periodo estivo: non è una lettura che si dimenticherà facilmente. In mezzo a tante storie, almeno una toccherà anche voi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

mitico julian carax e libro splendido nel complesso. forse la prima volta in cui ti anticipo in una lettura...
bye
dan